SCONTRO FRA ALLEATI

Salvini-Di Maio, aria di crisi. Ma per ora non hanno alternative

di Barbara Fiammeri

Salvini: Siri persona corretta, Raggi indagata non si dimise

2' di lettura

Matteo Salvini continua a ripetere che «non vuol far saltare tutto» perché «ci sono ancora troppe cose da fare». Allo stesso tempo però non rinuncia a mantenere acceso lo scontro con l'alleato di governo. Vale anche per Luigi Di Maio, che non ha alcuna intenzione di ammorbidire la linea sul caso Siri, il sottosegretario alle Infrastrutture della Lega indagato per corruzione.

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Le elezioni europee incombono e i due vicepremier marcano le distanze per recuperare il maggior numero di consensi possibile. Sarà così fino al 26 maggio. Fino ad allora i due se le daranno di santa ragione ma resteranno entrambi in piedi sul tappeto perché nessuno ha intenzione di sferrare il colpo del ko per il governo. Anche perché la prospettiva in questo caso sarebbe incerta e densa di insidie. Soprattutto per Salvini.

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Il leader della Lega è sì largamente in testa nei sondaggi ma in Parlamento continua ad avere lo stesso numero di seggi di un anno fa. Ribaltoni non sono praticabili e in ogni caso comporterebbero un rischio altissimo in prospettiva, dovendo scendere a patti con Berlusconi e una cinquantina di “responsabili” di cui rimarrebbe ostaggio. Quindi senza un nuovo passaggio elettorale che ne certifichi il primato e gli consegni le chiavi di Palazzo Chigi non ha facili alternative da percorrere.

Di un ritorno al voto a breve per ora infatti non c'è traccia. La parentesi pre-estate di fatto si è già conclusa: per votare entro giugno il Capo dello stato dovrebbe sciogliere le Camere non oltre i prossimi dieci giorni. Ma anche quella post, pur praticabile, non è facilmente utilizzabile visto che - a meno di non voler fare campagna elettorale in pieno agosto - si dovrebbe votare in autunno durante la sessione di bilancio, spalancando le porte all'esercizio provvisorio e soprattutto all’aumento dell’Iva che si abbatterebbe come un macigno sulle aspirazioni alla premiership dell'attuale titolare del Viminale.

Ecco perché ad oggi nonostante i fendenti che volano tra i gialloverdi sul decreto Crescita, sul caso Siri e sulla sindaca Raggi, Salvini e Di Maio continueranno a voler tenere in piedi il governo Conte. Che poi ci riescano è però tutto da dimostrare. Anche perché ci sono variabili esogene incontrollabili: dalle inchieste giudiziarie in corso o non ancora svelate ai possibili nuovi equilibri in Europa. Ma questa è un’altra storia nella quale i nostri due vicepremier da protagonisti potrebbero essere ridotti a comparse.

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