IL PRESSING DELLA LEGA 

Salvini: tornare al servizio di leva. L’addio alla naja iniziò con Mattarella

di Andrea Carli

Da sinistra a destra, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini (foto Ansa)

2' di lettura

Non si attenua il pressing del ministro dell’Interno Matteo Salvini per la reintroduzione della leva obbligatoria. Nonostante il ministro della Difesa, la pentastellata Elisabetta Trenta abbia in più di un’occasione stoppato sul nascere la proposta, in quanto «romantica» e «non al passo con i tempi», il leader della Lega nelle ultime ore è “tornato alla carica” e ha riprosto questa soluzione durante un comizio a Pinzolo, in provincia di Trento, limitandola questa volta al Corpo degli Alpini. Dietro l’addio alla leva militare, che il vicepremier intende ora reintrodurre, c’è una riforma approvata diciannove anni fa, e tracciata dall’allora ministro della Difesa. Il suo nome è Sergio Mattarella, oggi presidente della Repubblica.

19 anni fa l’addio alla leva militare obbligatoria
Nell’ottobre del 2000, infatti, arriva il via libera definitivo del Senato alla legge che prevede la naja «solo in caso di guerra o di particolari casi di crisi». Solo Rifondazione comunista vota contro. Verdi e Pdci si astengono. La riforma Mattarella prevede l’addio al reclutamento di militari di leva, sostituito da personale volontario in servizio permanente, entro sette anni (si completerà in anticipo, nel 2006, sulla spinta di quanto disposto di una legge successiva, la legge “Martino” dal nome del successore di Mattarella alla guida della Difesa). Nei sei anni ci sarà una riduzione progressiva del numero degli ufficiali e dei sottufficiali.

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L’intervento dell’allora ministro Mattarella alla Camera
Intervenendo in Aula alla Camera a giugno 2000, in occasione del via libera alla legge in prima lettura, Mattarella sottolinea l’importanza di questa svolta politica e di costume. Una modifica profonda avvenuta con un consenso, spiega in quei giorni l’attuale Capo dello Stato, «che ha superato schieramenti di maggioranza ed opposizione. È da dieci anni - osserva Mattarella - che si è sentita l’esigenza di definire un nuovo modello di difesa, una volta finita la divisione del mondo in blocchi, in una situazione assai più articolata. Non abbiamo più un nemico con cui confrontarci ed avvertiamo l’esigenza come Paese, come Unione europea e come Alleanza atlantica, di difendere la pace dove viene messa in pericolo e di ripristinarla dove è venuta meno. È questo l’obiettivo - conclude l’allora ministro della Difesa sotto il Governo Amato II - che la nuova stagione storica assegna al nostro Paese e all’Europa, perchè le missioni di pace sono il vero scopo del nostro impegno».

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