osservatorio politico

Svolta M5s: pro euro il 53% degli elettori. Solo nella Lega vincono i no-euro

di Roberto D'Alimonte

Svolta M5s: pro moneta unica il 53% degli elettori. Solo nella Lega vincono i no-euro

3' di lettura

Prima o poi l’Italia dovrà fare i conti con l’Europa. La questione non sarà risolta con un referendum come in Gran Bretagna. Lo scenario più probabile è quello di un governo che ci porterà in rotta di collisione con l’Unione e con i mercati finanziari. La prima avvisaglia c’è già stata lo scorso autunno sulla legge di bilancio per questo anno. Alla fine si è arrivati a un faticoso compromesso che assomiglia a un armistizio in vista dello scontro finale. Le prossime elezioni europee e il lungo processo che porterà alla formazione di una nuova Commissione creano una situazione di attesa. Ma è solo questione di tempo.

Dallo scorso autunno le posizioni non sono cambiate. Da una parte c’è l’attuale governo gialloverde che vuole spingere la crescita anemica dell’economia italiana facendo più debiti, dall’altra ci sono le regole dell’Unione che lo impediscono. In mezzo ci sono i mercati finanziari che prestano all’Italia denari al 2,6 per cento contro l’1,2 del Portogallo, che pure ha un debito pubblico di poco inferiore a quello italiano, o l’1,1 della Spagna.

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Gli slogan no-euro hanno perso appeal
L’esito più probabile dell’ennesimo scontro è l’ennesimo compromesso. Tanto più se nel bel mezzo della procedura di approvazione della legge di bilancio per il 2020 dovesse scoppiare una crisi di governo con o senza elezioni anticipate. L’esito più temuto invece è l’uscita dell’Italia dalla moneta unica. Ma questo evento, che avrebbe ripercussioni drammatiche per il Paese e per l’Europa, anche se non è escluso del tutto viene considerato ormai molto improbabile. Fortunatamente non sono più i tempi di slogan del tipo “l’euro crimine contro l’umanità”. Le strategie populiste sono cambiate e una delle ragioni è che gli italiani nel loro complesso non ne vogliono sapere di abbandonare l’euro, come i greci e come i francesi. Non per convinzione ma per paura. È quello che emerge dai dati di un recente sondaggio condotto da WinPoll.

GLI ITALIANI E L’EUROPA

GLI ITALIANI E L’EUROPA

Scontenti della moneta unica...
Agli intervistati sono state fatte due domande. La prima riguarda il giudizio sui benefici legati alla appartenenza all’Unione. La maggioranza, per la precisione il 59 per cento, ritiene che il bilancio per l’Italia sia poco o per nulla positivo. Il dato è una conferma di un fatto noto. Sono finiti i tempi in cui agli italiani piaceva l’Europa. Colpisce invece la distribuzione di questa opinione nell’elettorato dei diversi partiti. La differenza tra partiti di governo e partiti di opposizione è netta. Nel caso degli elettori della Lega e del M5s si arriva rispettivamente all’88 e al 74 per cento di giudizi negativi. Completamente diversa è invece l’opinione degli elettori del Pd e di Forza Italia. Per l’85 per cento dei primi e per il 65 per cento dei secondi il bilancio complessivo è tutto sommato positivo.

... ma ci vogliono restare
Al giudizio negativo sui benefici dell’appartenenza alla Unione non corrisponde però il desiderio di abbandonare la moneta unica. Alla domanda “se l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro e tornare alla Lira” il 66 per cento degli intervistati risponde di voler restare nella Unione monetaria. La percentuale sale addirittura al 98 per cento nel caso degli elettori del Pd. Ma il dato che colpisce di più è quello relativo alla Lega e al M5s. Su questa questione gli elettorati dei due partiti si divaricano. La maggioranza dei primi (il 62 per cento) è contro l’Euro. La maggioranza dei secondi (53 per cento) no. Non era così fino a poco tempo fa.

È vero che gli elettori pentastellati sono generalmente stati meno ostili di quelli leghisti nei confronti dell’Euro, ma la differenza non era così netta. Qualcosa è cambiato dentro il M5S. Visto che non sono cambiate sostanzialmente le posizioni della leadership, l’ipotesi più plausibile è che siano cambiati gli elettori. Se ne sono andati quelli più a destra e più euroscettici che lo avevano votato un anno fa, e che oggi votano Salvini, e sono rimasti quelli più di sinistra. È una ipotesi confermata dai flussi elettorali stimati nelle recenti elezioni regionali.

In sintesi questi dati, insieme a tanti altri che vanno nella stessa direzione, dicono inequivocabilmente che gli italiani, pur criticando l’Unione per quello che ha fatto e per quello che non ha fatto, non intendono correre il rischio di lasciarla. Come dicevamo non è la convinzione che li motiva ma è la paura. È stato così anche in Grecia nel momento peggiore della crisi. Ed è così in Francia dove anche la Le Pen ha capito che l’avere scambiato la sfiducia nell’Europa per la voglia di lasciarla è stato un errore politico. Forse lo ha capito anche Salvini. Lo vedremo il prossimo autunno.

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