vaticano

Papa bacchetta i vescovi: inapplicata la riforma della nullità matrimoniale

di Carlo Marroni

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3' di lettura

«Mi rammarica constatare che la riforma, dopo più di quattro anni, rimane ben lontana dall’essere applicata nella grande parte delle Diocesi italiane». Il Papa parla a braccio all’apertura dell’Assemblea generale dei vescovi italiani (Cei) e lamenta che una delle sue riforma, quella del processo per la nullità matrimoniale varata nel 2015 (alla vigilia del Sinodo sulla famiglia) di fatto è boicottata da molte diocesi. È uno dei passaggi del breve discorso del Papa ai vescovi, prima di proseguire a porte chiuse in un dialogo franco e aperto, forse anche sui temi della “politica interna”. Ma quello dei processi – noti in Italia come quelli della “Sacra Rota” (anche se è di fatto il terzo grado di giudizio, cui raramente ormai si arriva) – è un tema sensibile che riguarda moltissimi cattolici.

In soffitta le norme del 2015, snellite le nullità
La riforma – contenuta in due Motu Proprio, Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et Misericors Iesus - ha riordinato i processi matrimoniali, regolati da norme ancora del 1938 emanate da Pio XI. Si è arrivati ad una semplificazione del processo ordinario, con l’abolizione della doppia decisione conforme obbligatoria. D’ora in poi, se non c'è appello nei tempi previsti, la prima sentenza che dichiara la nullità del matrimonio diventa esecutiva. Poi è stata introdotta la forma “breviore”, che permette la possibilità di rivolgersi al Vescovo, quale capo della Diocesi, chiedendogli di pronunciarsi personalmente su alcuni casi, nei casi più manifesti di nullità. «E questo poiché la dimensione pastorale del Vescovo, comprende ed esige anche la sua funzione personale di giudice. Il che non solo manifesta la prossimità del pastore diocesano ai suoi fedeli, ma anche la presenza del Vescovo come segno di Cristo sacramento di salvezza».

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Fissato il principio della gratuità per gli assistiti
Insomma, una riforma centrale per la vita delle diocesi e nel rapporto con i fedeli: «Questa riforma processuale è basata sulla prossimità e sulla gratuità. Prossimità alle famiglie ferite significa che il giudizio, per quanto possibile, si celebri nella Chiesa diocesana, senza indugio e senza inutili prolungamenti. Il termine gratuità rimanda al mandato evangelico secondo il quale gratuitamente si è ricevuto e gratuitamente si deve dare per cui richiede che la pronunzia ecclesiastica di nullità non equivalga ad un elevato costo che le persone disagiate non riescono a sostenere. Questo è molto importante».

«Non permettiamo che prevalgano gli interessi di alcuni avvocati»
Il Papa non lascia spazi a dibattiti dilatori: «Tutti gli operatori del Tribunale, ciascuno per la sua parte e la sua competenza, devono agire perché questo si realizzi, e di conseguenza non anteporre null'altro che possa impedire o rallentare l'applicazione della riforma, di qualsiasi natura o interesse possa trattarsi. Il buon esito della riforma passa necessariamente attraverso una conversione delle strutture e delle persone; e quindi non permettiamo che gli interessi economici di alcuni avvocati oppure la paura di perdere potere di alcuni Vicari Giudiziari frenino o ritardino la riforma».

Bergoglio “apre” a ipotesi di un Sinodo sull'Italia
Infine il Papa apre all'ipotesi che si possa tenere un Sinodo sull'Italia, proposta-idea lanciata poche mesi fa da padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica. «Sulla sinodalità, anche nel contesto di probabile Sinodo per la Chiesa italiana – ho sentito un “rumore” ultimamente su questo, è arrivato fino a Santa Marta! –, vi sono due direzioni: sinodalità dal basso in alto, ossia il dover curare l'esistenza e il buon funzionamento della Diocesi: i consigli, le parrocchie, il coinvolgimento dei laici… incominciare dalle diocesi: non si può fare un grande sinodo senza andare alla base. Questo è il movimento dal basso in alto – e la valutazione del ruolo dei laici; e poi la sinodalità dall'alto in basso, in conformità al discorso che ho rivolto alla Chiesa italiana nel V Convegno Nazionale a Firenze, il 10 novembre 2015, che rimane ancora vigente e deve accompagnarci in questo cammino. Se qualcuno pensa di fare un sinodo sulla Chiesa italiana, si deve incominciare dal basso verso l'alto, e dall'alto verso il basso con il documento di Firenze. E questo prenderà, ma si camminerà sul sicuro, non sulle idee».

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