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Streaming, in Italia otto utenti su dieci sulle piattaforme per due ore al giorno

Indagine di The Trade Desk e YouGov. Il 76% dice sì alla pubblicità per pagare meno il servizio

di Andrea Biondi

3' di lettura

Da una parte l’interesse dei telespettatori – trasversale alle diverse generazioni – per la varietà di programmi che si possono trovare sulle piattaforme di video streaming. Dall’altra c’è il plus della fruizione slegata dalla ritualità (e rigidità) del palinsesto tv.

L’incontro di questi elementi sta rendendo sempre più comune la fruizione dei contenuti audiovisivi attraverso lo streaming, che oggi tiene incollati agli schermi fino a due ore al giorno quasi 8 italiani su 10.

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È la televisione anytime ed anywhere, on demand, su qualsiasi dispositivo, la cui avanzata è stata fotografata dallo studio di The Trade Desk, leading advertising technology platform globale e YouGov, società internazionale di ricerche di mercato e data-analyst, sulle abitudini di fruizione dei contenuti streaming degli italiani e sulle opportunità per il marketing e la pubblicità.

E così dall’indagine emerge come ben il 78% degli italiani intervistati passi fino a 2 ore al giorno nella visione di contenuti su piattaforme in streaming, suddivisi tra connected Tv (51%, in crescita rispetto al 49% nel 2022) e YouTube (27%).

I broadcaster – dalla Rai con RaiPlay, a Mediaset con Infinity a Sky con Now – già da qualche tempo sono entrati nell’ordine di idee di mettersi nelle condizioni di cavalcare l’onda, anche per evitare di esserne travolti. Perché se è vero che le piattaforme di videostreaming ancora faticano a erodere quote importanti si audience alla Tv (il dato sull’ascolto “non riconosciuto” di Auditel è un’importante cartina di tornasole in tal senso), è altrettanto vero che il dato generazionale, con i più giovani votati alla visione multidevice e non determinata dai tempi del palinsesto, lascia poco spazio alle alternative: i contenuti video in streaming sono necessari.

Tanto più che, come rileva lo stesso studio di The Trade Desk e YouGov, l’interesse degli italiani per lo streaming attraversa trasversalmente le diverse generazioni. Se, infatti, i più giovani della Gen Z (18-24 anni), negli ultimi 12 mesi hanno scelto nel 74% dei casi la Tv in streaming per guardare programmi, sport, telegiornali, film e serie, nel 64% YouTube e sorprendentemente con la stessa percentuale (64%) anche la Tv tradizionale, sono i Millennials (25-43 anni) a prendersi lo scettro come maggiori fruitori della Tv in streaming scelta l’80% delle volte, seguita (nell’indagine a risposte multiple) dalla TV tradizionale (69%) e poi YouTube (64%). La Gen X (44-59 anni) opta invece per la Tv tradizionale nell’81% dei casi, per la Tv streaming nel 72% e YouTube scelta il 64% delle volte. Tv tradizionale che rimane un solido caposaldo per i Baby Boomer (60-78 anni) che la scelgono nel 90% dei casi per guardare i loro programmi preferiti, anche se la TV in streaming si difende molto bene e viene scelta ben nel 59% dei casi, con YouTube al 52 per cento.

Lo studio conferma così la continua e crescente popolarità della Tv in streaming in tutte le fasce d’età, in un mercato che si stima, secondo i dati Statista, raggiungerà in Italia proprio nel 2024 un fatturato di 1,45 miliardi di dollari con un tasso di crescita del 9,24% che porterà nel 2027 a raggiungere un volume di 1,89 miliardi dollari e 19,4 milioni di utenti.

Qui però, limitandosi a parlare delle piattaforme di video on demand a pagamento, da Netflix, a Disney+, ad Amazon Prime Video solo per citare le regine del mercato, il sondaggio dà un responso inequivocabile: il 76% dei telespettatori disposti ad accettare un servizio in streaming con contenuti pubblicitari a fronte di un servizio più economico o addirittura gratuito.

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