Videogiochi

Il ritorno di Call of Duty. Oltre mezzo miliardo di dollari al lancio. Nel mirino Fortnite

di Francesco Serino

3' di lettura

Dopo aver dominato le classifiche di tutto l'occidente per oltre un decennio con una struttura di gioco che sembrava oramai immutabile, Call of Duty è finalmente costretto a reinventare se stesso. Il risultato di questo sforzo tecnico e creativo è il primo gioco della serie che nasce per inseguire un trend, anziché imporne lui di nuovi come era solito fare; ma soprattutto è il primo Call of Duty in un mondo post Fortnite, dove le regole sono profondamente mutate e chi non si adatta sembra destinato a una lenta quanto inesorabile fine.

Per fermare l'emorragia di popolarità iniziata già dal 2011 e contrastare lo strapotere del suo nuovo e più temibile sfidante, Call of Duty dà in cambio trama, attori famosi e modalità offline, per offrire agli utenti un pacchetto dei divertimenti totalmente incentrato sul multiplayer, e di cui la nuova modalità Blackout (rivisitazione della classica Battle Royale trasformata in un fenomeno mondiale da Fortnite) è indiscussa regina. Una mutazione necessaria ma non meno rischiosa, potenzialmente in grado di “rubare” utenti ai giochi avversari con straordinaria efficacia, come anche di perdere molti di quelli che seguivano il brand proprio per quegli elementi che oggi non ci sono più. Spesso però non basta copiare gli altri per replicarne il successo, specialmente se come Activision scommetti su un modello economico, quello del classico videogioco a prezzo pieno seguito da contenuti a pagamento spalmati lungo l'anno, già messo più volte in discussione dal mercato.

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Il coraggio di sfidare il re dei free-to-play, i giochi che puoi scaricare gratis e che economicamente sopravvivono attraverso un sistema di microtransazioni, con un Call of Duty diverso ma venduto nel solito modo, è innegabile, come è vero chesolo Call of Duty poteva permettersi una simile strafottente strategia. Il dubbio che il risultato finale possa essere comunque inferiore alle aspettative è lecito, specialmente perché il pubblico di Fortnite è abituato a un gioco in continua evoluzione, e non a uno che va sostituito ogni anno come è la prassi nei giochi ad alto budget.

Sarà molto interessante capire in che modo deciderà di muoversi nei prossimi mesi Activision, se per esempio con l'immancabile uscita del capitolo successivo, la modalità Battle Royale di questo Black Ops IIII si trasformerà o meno in un free-to-play. L'impressione è che il colosso americano, prima di fare piani a lungo termine, stia attendendo di capire in che modo il gioco sarà recepito dal pubblico, anche se di dati incoraggianti già ne sono arrivati: rispetto ai giochi precedenti, Black Ops IIII ha perso copie fisiche, ma ha visto aumentare quelle digitali del 25%. Un risultato, quest'ultimo, in grado di battere anche qualche record: il nuovo Call of Duty è attualmente il gioco che nel primo giorno di disponibilità ha venduto più copie digitali di sempre su PlayStation 4 e Xbox One. Tutto questo si traduce in circa mezzo miliardo di Dollari d'incasso nel primo week-end, per un exploit che si estende anche alla piattaforme di streaming più popolari. Un risultato senza dubbio positivo che dovrà scontrarsi con la volubilità di un'utenza che tende sempre a premiare la nuova uscita, per tornare poi al vecchio amore quando l'effetto novità è svanito..

Anche il Call of Duty del 2017 ha registrato un ottimo debutto e un altrettanto ottima perfomance generale, ma mettendo i numeri in prospettiva il gap con Fortnite appare comunque incolmabile: Call of Duty WWII, uno dei più apprezzati degli ultimi anni, ha generato introiti per oltre un miliardo di dollari, mentre Fortnite in un lasso di tempo di poco superiore ha raggiunto quota nove miliardi, e continua imperterrito a macinare utili. La dirigenza Activision non è di quelle che si accontentano, ma per aspirare ai numeri di Fortnite potrebbe non bastare il nome e una modalità ben fatta.

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