Antimafia e antirazzista. Il corteo di Palermo per il 73esimo anniversario della liberazione, caratterizza con temi forti la mobilitazione antifascista. Raduno, stamane, come ogni anno, al Giardino Inglese, nel cuore della citta’, per la commemorazione accanto al cippo di Pompeo Colajanni, il comandante ‘Barbato’, figura di primo piano della Resistenza: guido’ l’esercito partigiano alla vittoria finale e alla liberazione di Torino, dirigente e militante appassionato. Il sindaco Leoluca Orlando ha rivendicato per Palermo il ruolo di “capitale dell’antifascismo e dell’antirazzismo. Qui nessuno e’ straniero e continuiamo la battaglia contro ogni forma di esclusione e violenza razzista, fascista e mafiosa”. Il presidente provinciale dell’Anpi Ottavio Terranova ha introdotto il tema della pace: “Ci sono tanti scenari di guerra – ha detto – nei giorni scorsi, davanti alla cattedrale, uomini di ogni fede e cultura si sono radunati per condividere e riaffermare un impegno mentre assistiamo, in Siria e contro i palestinesi ad esempio, a scelte scellerate. L’Italia per Costituzione ripudia la guerra, ma intanto consente agli americani l’uso delle nostre basi”. E se la prende con il leader della Lega Matteo Salvini: “Grave che abbia detto che non consideri un impegno prioritario la lotta ai fascismi e che si disinteressi del 25 aprile. Cosi’, oggi piu’ che mai, non si ferma il nostro impegno a difesa dei valori della Costituzione”.
Durante il corteo, che ha attraversato il viale della Liberta’ fino al Teatro Massimo, in piazza Verdi, Salvini e’ stato ‘evocato’ anche dai centri sociali che hanno sfilato dietro la scritta rossa su telo giallo “Liberamunni: cori inequivocabili del tipo “Salvini pezzo di m….” e “Lega via dalla Sicilia”, regione che alle ultime Politiche ha confezionato al movimento un risultato lusinghiero, superiore al 5 per cento. Ad aprire il corteo lo striscione Anpi “Partigiani della Costituzione. Per essere liberi da fascismo, mafia e corruzione”, sorretto a turno da esponenti partigiani, dal sindaco Orlando, da studenti e anche da Vincenzo Agostino, il papa’ del poliziotto Nino, ucciso assieme alla moglie incinta Ida Castelluccio il 5 agosto 1989, che con la sua lunga barba bianca, il suo fisico imponente, ma sempre piu’ stanco e che oggi si appoggiava alla moglie Augusta Schiera, non ha mai smesso di chiedere giustizia e verita’. Dietro, le bandiere della Cgil, di Potere al Popolo, di varie formazioni di sinistra, dei No Muos, di Studenti Palermo, anarchici e centri sociali. Tante bandiere e provenienze, ma tutti insieme per gridare Resistenza e cantare Bella Ciao.