Politica interna
Post voto. I partiti hanno quindi un mese, un mese e mezzo al massimo, per smussare angoli e cercare intese, prima di presentarsi a Mattarella; altrimenti il capo dello Stato, forzando la sua indole, sarà costretto a “prendere l’iniziativa”. Matteo Salvini intende provare a formare un governo “politico” senza però passare da un accordo organico con gli altri principali partiti al di fuori del centrodestra. Qualora dovesse ricevere mandato da Mattarella, il leader leghista proverà a trovare i voti in Parlamento partendo da un programma di “pochi significativi punti”. Ma c’è freddezza nelle risposte di M5S e soprattutto Pd. E anche alla luce di questo Gianni Letta tiene in piedi i contatti con un pezzo della pattuglia Renzi e con la minoranza di Andrea Orlando, con l’obiettivo di tenere quanto più lontano possibile il Pd dalla tentazione M5S. Alla lunga, la prospettiva è quella di un accordo centrodestra-Pd per un governo guidato da un esponente terzo. Anche Mattarella sarebbe favorevole ad un nome meno divisivo su cui fondare una intesa di governo. Ipotesi Cottarelli.
Pd. Mentre il compito di gestire la battaglia sui capigruppo è stato affidato a Maria Elena Boschi, i democratici restano comunque il fulcro di questo primo tempo della crisi politica aperta dal voto del 4 marzo. Lo stallo del sistema molto dipende dalle vicende interne al Pd. Le dimissioni di Renzi diventeranno effettive da lunedì. E da lì partirà poi la lunga campagna per la segreteria. Il pirmo a sbilanciarsi è stato Nicola Zingaretti, che ha annunciato di voler correre al congresso. Ma i renziani spingono per la soluzione Delrio. Intanto il ministro Calenda ha partecipato ieri da neo tesserato Pd ad un incontro nella sezione del partito di Roma centro, confermando la volontà di non candidarsi a fare il segretario “perché chi arriva da tre giorni in un posto e dice che vuole fare il segretario è un buffone… Non sono qui per scalare il Pd”. “No all’alleanza con il M5S che propongono al Paese una fuga dalla realtà” e niente accordi con la Lega di Salvini che è “estremamente pericolosa”, ha aggiunto Calenda che ha spiegato la sua idea di partito: “Con l’autoflagellazione c’è un futuro solo per M55 e Lega, l’obiettivo è riportare il Pd al 30% altrimenti l’Italia entrerà in un periodo buio”.
Politica estera
USA – Corea del Nord. In attesa dello storico vertice con il dittatore coreano Kim Jong-un, ieri il Presidente Trump ha scritto su Twitter: “Con i negoziatori di Seul, Kim Jong-un ha parlato di denuclearizzazione, non di un semplice congelamento. Inoltre la Corea del Nord non farà test sui missili in questa fase. Sono stati fatti grandi progressi, ma le sanzioni resteranno in vigore fino a che un accordo non sarà raggiunto”. Donald Trump sembra attratto dalla possibilità di passare alla storia come il Presidente dell’accordo, che sarebbe storico, con la Corea del Nord. La storia del disgelo tra Washington e Pyongyang, uno dei più improvvisi mai registrati dalla diplomazia mondiale, ha tanti protagonisti. Le diplomazie hanno lavorato nell’ombra a cavallo delle Olimpiadi invernali, dopo un autunno di tensione massima, culminato nei test nucleari di settembre e nella successiva escalation verbale tra Trump e Pyongyang. Anche nel momento di massima tensione però, il presidente sudcoreano Moon ha continuato a costruire il ponte col Nord, da un lato corteggiando Stati Uniti, dando l’ultimo via libera all’installazione di un sistema antimissile in Corea del Sud. Dall’altro rifiuta l’ipotesi di un attacco preventivo sul Nord. Ma l’ansia di protagonismo, la vanità personale, può avere attirato il presidente degli Stati Uniti in una trappola, quella della legittimazione di un dittatore.
Dazi. Nella Guerra dei dazi l’Europa prende tempo e cerca il dialogo con gli USA. Oggi a Bruxelles è previsto un accordo a tre a cui parteciperà anche il Giappone. In caso di fallimento delle trattative, l’Ue é pronta a portare il caso davanti alla Wto ed eventualmente ad approvare le misure difensive già predisposte. “Abbiamo preso atto della decisione dell’amministrazione Trump di adottare dazi su acciaio e alluminio – ha affermato ieri in una conferenza stampa a Bruxelles il vice presidente della Commissione Jyrki Katainen -. Il nostro primo obiettivo è il dialogo con gli Stati Uniti, siamo alleati vicini. Prepariamo contromisure, ma speriamo di non doverle usare. Stiamo cercando opzioni per essere esclusi dalle nuove misure tariffarie”.
Economia e Finanza.
Def e proposte elettorali. Sarà il Def, il documento cui spetta il compito di programmare le politiche economiche dei prossimi tre anni, il primo terreno di scontro della nuova legislatura. Il documento deve essere consegnato in Parlamento entro il 10 aprile e inviato in Europa. Se il ministro dell’Economia uscente Pier Carlo Padoan, in linea con Bruxelles, si è impegnato a consegnare un documento “tecnico”, grillini e leghisti cominciano ad accampare pretese in cerca di impellenti risposte agli elettori, dopo le promesse della campagna elettorale. In particolare flat tax del centrodestra e reddito di cittadinanza del M5S. Il primo ostacolo a realizzare una “flat tax” sarebbe nell’elettorato popolare della Lega. Volendo offrire benefici sensibili ai cittadini a reddito medio-basso, la nuova aliquota unica dell’Irpef andrebbe fissata a un livello assai modesto, e accompagnata da ampie esenzioni. E costerebbe moltissimo, circa 60 miliardi. Per dare 80-100 euro al mese a una famiglia media occorre sgravare di 800-1000 al mese il 10% più ricco, in contraddizione con principio di progressività delle tasse stabilito dalla Costituzione. Mentre il reddito di cittadinanza sarebbe piuttosto un’integrazione fino a un reddito minimo condizionata alla ricerca di lavoro. Diversi Paesi con indennità di disoccupazione generose nei primi anni Duemila ne hanno irrigidito i criteri, subordinandole a un’attiva ricerca di impiego. Sono documentati espedienti vari per eludere, perfino falsi licenziamenti concordati per tornare a percepire l’indennità: in Italia potrebbe nascerne un business.
Contratti. Vincenzo Boccia presidente di Confindustria sintetizza il percorso che ieri ha portato alla firma dell’accordo sulla contrattazione e sulle relazioni industriali, dalla reppresentanza, al welfare, alla sicurezza, unitariamente, con le tre confederazioni, Cgil, Cisl e Uil: “E’ stato un anno a mezzo di confronto serrato, che è servito non solo ad entrare nel merito, ma anche a conoscersi, apprezzarsi anche nei momenti difficili, con lealtà e fiducia. Senza fiducia non saremmo arrivati a questo documento”. L’accordo sui nuovi contratti firmato da Confindustria arriva dopo lunghe discussioni e dopo altre intese rimaste incompiute. E un accordo più completo e preciso dei precedenti e dimostra la volontà delle maggiori confederazioni di procedere unite. Al contratto nazionale si fa carico di evidenziare la causa e i livelli dei vari trattamenti ulteriori rispetto ai minimi, fra cui si menzionano le forme di welfare, come è avvenuto nel contratto metalmeccanici. Si afferma, inoltre, la necessità di disciplinare anche gli eventuali effetti economici insommatoria fra il primo e il secondo livello di contrattazione dei vari trattamenti.