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Manovra, il governo verso la fiducia. Salvini: "Ma nessun taglio oltre lo 0,2%"

Provvedimento atteso nell'aula della Camera il 3 e 4 dicembre

Carlo Antini
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Resta ancora più di un punto interrogativo, a partire dai saldi di bilancio, ma il governo si affretta a blindare la manovra dicendo chiaramente di essere pronto a porre la fiducia sul provvedimento, atteso nell'aula della Camera il 3 e 4 dicembre. Nell'incertezza legata alla trattativa con Bruxelles i lavori parlamentari procedono a rilento, ma una cosa è certa: bisogna chiudere la partita entro fine anno, anzi meglio prima di Natale. Perciò, in attesa che si trovi una soluzione politica, prima che economica, e arrivino gli emendamenti di governo e maggioranza, il ministro per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro è intervenuto nella conferenza dei capigruppo della Camera per annunciare la possibilità di un voto di fiducia in aula, blindando di fatto il testo dell'esecutivo e chiudendo le porte alle opposizioni. Tempo per una discussione approfondita non ce n'è: oltre 700 gli emendamenti segnalati in commissione Bilancio alla Camera, dove si procede con lentezza estrema. E il lavoro nel weekend rischia comunque di non bastare. Del resto, difficile andare avanti a tentoni, senza sapere cosa cambierà della manovra. Nel frattempo il governo porta avanti a oltranza la trattativa con Bruxelles: il premier Conte, il ministro dell'Economia Tria, il presidente della commissione Ue Juncker e il commissario agli affari economici Pierre Moscovici sono a Buenos Aires, per i lavori del G20. Tutti hanno interesse a trovare una soluzione al caso italiano, e a trovarla il prima possibile: sul tavolo c'è l'apertura dei gialloverdi a cambiare qualcosa della manovra «ma senza tradire gli italiani», ha ribadito il presidente del onsiglio. «Il tema non sono i decimali ma l'impianto complessivo - rimarca Di Maio - Io credo nel dialogo con l'Ue, ma senza tradire gli italiani. Noi abbiamo investito in misure fondamentali, su questo discuteremo di tutti i dettagli». Insomma, dialogo sì ma senza stravolgimenti, ovvero senza andare a toccare le riforme che sono parte fondamentale del programma di governo. «Non è mica nei dieci comandamenti della Bibbia che resti il 2,4 per cento», ha aperto il vicepremier Matteo Salvini, avvisando però che non ci sarà un taglio maggiore a quello 0,2% di cui tanto si parla in questi giorni. E pazienza se mercoledì Dombrovskis aveva chiesto una «correzione sostanziale», per cui una riduzione del deficit dello 0,2% del Pil «non è sufficiente». Tria ne parlerà nel bilaterale con Moscovici, a cui spiegherà che, come annunciato da Conte, l'intenzione è spostare sul capitolo dedicato agli investimenti le eventuali risorse che verranno trovate mettendo nero su bianco i costi delle riforme. «Stiamo rifacendo i conti su tutto», hanno detto più volte i leader di governo. Quota 100, per esempio, costa meno dei 6,7 miliardi inizialmente stimati, ha spiegato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega), e potrebbe arrivare in manovra sotto forma di emendamento presentato forse già nel weekend. Quale sarà il perimetro degli interventi bisogna ancora capirlo. In ogni caso il M5S punta i piedi sulle sue "bandiere": «La pensione minima sopra la soglia di povertà è una misura di civiltà e non si torna indietro!, scrive su Facebook Luigi Di Maio.

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