21 ottobre 2017 13:10

King Krule, Dum surfer
Il nuovo disco di King Krule è un’occasione persa. È un album ispirato, che contiene diverse canzoni di alto livello, ma è troppo lungo (19 brani sono un’esagerazione) e discontinuo. Presi singolarmente, però, questi pezzi confermano che al giovane Archy Marshall il talento non manca. Nato nel sud di Londra, King Krule fa delle atmosfere noir e dei suoni calanti una cifra stilistica. Ogni suo disco è costruito come un flusso di coscienza, in cui le canzoni si legano l’una all’altra.

Ascoltare la musica di King Krule è come fare una lunga passeggiata notturna per le strade di Londra e perdersi in un mondo surreale, fatto di parole sboccate, luci al neon e storie di quartiere. Sembra quasi di stare dentro a una versione britannica di Fuori orario di Martin Scorsese. Il brano di apertura Biscuit town, che omaggia addirittura Gianfranco Zola (“He left the crime scene without the Motorola, still had dreams of being young Franco Zola”) è un inizio perfetto, con quel piano elettrico e quel basso pulsante.

Dum surfer, dove si sente bene anche la chitarra di Marshall, sembra la colonna sonora di un b-movie horror e descrive in modo affascinante le avventure di un gruppo di contemporanei “Rain dogs” (gli emarginati raccontati da Tom Waits). Altre canzoni invece, tipo Slush puppy e Vidual, non si capisce perché siano state pubblicate e si saltano più che volentieri. Anzi, finiscono per appesantire l’insieme, rendendo un po’ faticoso l’ascolto.

The ooz è un disco per metà grandioso e per metà involuto. Bastava qualche taglio per renderlo un album di alto livello. Che peccato, davvero.

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Fever Ray, To the moon and back
Karin Dreijer Andersson, in arte Fever Ray, è la cantante del duo elettronico svedese The Knife, gruppo geniale per il modo in cui decostruisce il pop e l’elettronica. Nel 2009 Fever Ray ha pubblicato uno splendido disco solista, che conteneva canzoni come Triangle walks e Keep the streets empty for me.

In questi anni il suo progetto solista è andato in letargo, ma a quanto pare le cose stanno per cambiare. Dreijer infatti ha appena pubblicato il video del singolo To the moon and back, con il quale tra l’altro restiamo in atmosfere horror.

Il pezzo è più pop rispetto a quelli del 2009, con qualche allusione sessuale (”I want to run my fingers up your pussy”). I suoni dei sintetizzatori fanno quasi pensare a un pezzo K-pop (Grimes ci ha abituato ad atmosfere simili nel suo ultimo disco). Fever Ray convince, anche in questa versione (si fa per dire) scanzonata.

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BadBadNotGood, I don’t know
I BadBadNotGood sono canadesi e bianchi, ma hanno da sempre una spiccata sensibilità black. Il loro mix di jazz, elettronica e hip hop non a caso ha già fatto comodo a Kendrick Lamar, Tyler, The Creator, Danny Brown e altri.

Non è una sorpresa quindi che il nuovo pezzo I don’t know, registrato con il cantante dei Future Islands Samuel T. Herring, faccia pensare al Curtis Mayfield più riflessivo. Herring, che aveva già collaborato con la band canadese nel precedente disco IV, è un bravo performer, si sa, ma qui fa davvero un ottimo lavoro, cantando in modo tanto sobrio quanto intenso.

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Sleater-Kinney, Here we come
Le Sleater-Kinney sono una rock band femminile fondata a Olympia, nello stato di Washington, nel 1994. Dopo lo scioglimento nel 2006, nel 2015 le Sleater-Kinney sono tornate con l’ottimo album No cities to love.

Durante le session di questo disco, il trio ha registrato anche Here we come, un pezzo che sarà inserito nella compilation benefica 7-inches for Planned parenthood, un progetto a favore della sanità pubblica. All’iniziativa hanno partecipato anche Foo Fighters, Sharon Van Etten, St. Vincent, John Legend, Björk e Feist.

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Emo Kid, Enkwarini
Nel 2016 con Internazionale abbiamo raccontato una bella storia: quella di Francesco Cucchi, in arte Nan Kolé. Nel 2015 Nan Kolé ha scoperto su internet il gqom, una musica elettronica cupa, percussiva, che mescola la tradizione africana con i ritmi della techno e del kwaito e viene dalla periferia di Durban, in Sudafrica.

Non l’ha solo scoperta, l’ha portata in Europa grazie a una compilation e a una serie di ep e singoli che hanno permesso ai giovani musicisti africani di farsi apprezzare nel mondo. Emo Kid, che è uno dei musicisti più “anziani” tra quelli scoperti da Cucchi (ha 23 anni, figuratevi gli altri), ha appena pubblicato il suo ep d’esordio Gqomtera, che è il nome con il quale lui e gli amici chiamano la sua musica, che ha un suono più minimalista rispetto al resto del gqom.

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Elio e le Storie Tese, La risposta dell’architetto
Pare che Elio e le Storie Tese stiano per sciogliersi. Di tributi in giro ne sono già usciti parecchi (per esempio questo del mio collega Alberto Notarbartolo, che in materia è molto più esperto di me) e nel mio piccolo vorrei solo ringraziare gli Elii per le risate e le tante canzoni indimenticabili che hanno regalato in questi anni.

Più che citare Servi della gleba, John Holmes, Parco Sempione o altri classiconi del gruppo, voglio segnalare un brano “minore”, pubblicato su Studentessi nel 2008. S’intitola La risposta dell’architetto ed è cantato da Mangoni.”Fanculo alla strada, Viva la casa!”.

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