14 febbraio 2018 16:27

Lo sperava, chiaramente, ma adesso l’ha detto. Parlando il 13 febbraio ai giornalisti all’Eliseo, Emmanuel Macron ha sottolineato che l’Unione europea “trarrebbe grande beneficio da una ricomposizione politica”, tanto sono grandi le incoerenze delle due principali forze paneuropee, il Partito popolare europeo a destra e il Partito socialista europeo a sinistra.

Queste incoerenze sono evidenti in Francia, dato che interi settori di destra e sinistra hanno favorito l’elezione dello stesso Macron. Lo stesso vale per la Germania, dove la corrente liberale dell’Unione cristianodemocratica (Cdu) ritiene che Angela Merkel abbia fatto troppe concessioni ai socialdemocratici (Spd) nel negoziato sul programma di governo, mentre la sinistra dell’Spd rifiuta di far parte di una nuova coalizione con la cancelliera e potrebbe bloccare il progetto attraverso un referendum interno.

Le radici in un passato finito
La stessa situazione si presenta in tutti i paesi dell’Unione, dove è ormai una realtà ineludibile la convergenza della sinistra della destra e della destra della sinistra in un centrismo europeo, sociale e pigliatutto. In Europa gli scacchieri politici sembrano menzogneri perché i loro confini non corrispondono ancora alle realtà di una nuova epoca aperta dal crollo sovietico, dalla globalizzazione dell’economia e dalla rinascita dell’estrema destra nazionalista.

A trent’anni dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, nell’epoca di Trump e della fine dei tabù sessuali, l’anticomunismo, l’atlantismo e il conservatorismo sociale non sono più tratti distintivi. Nuove correnti emergono, o già si organizzano, intorno al libero scambio e al protezionismo, al rapporto con l’islam e alla Russia, al sovranismo e all’ambizione di formare un’Europa politica all’interno dell’Unione. Poiché è cambiato il mondo, il paesaggio politico tende a fare lo stesso, e finché i partiti continueranno ad affondare le loro radici in un passato ormai finito, le elezioni e la vita democratica suoneranno false.

Di questo è convinto Macron, ma la situazione vissuta dalla Francia nella primavera 2017, quando in campo prevalevano l’estrema destra o la destra moderata, non è quella europea. Anzi, gli apparati resistono a un cambiamento che li spazzerebbe via, e sono rarissime le figure abbastanza forti da incarnare la novità e farla trionfare alle urne.

Anche se nulla si ottiene all’improvviso si potrebbe posare una prima pietra nel parlamento europeo già con le elezioni del prossimo anno, riunendo a Strasburgo, in un unico gruppo, i rappresentanti di En marche!, dei centristi, dei Verdi e dei moderati di destra e sinistra. Non ci siamo ancora, ma non è impossibile ed è questo che vorrebbe tentare Emmanuel Macron.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it