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Allarme criminalità in Molise, De Raho: “Le mafie colpiscono dove c’è meno capacità di reazione”

Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, a Campobasso per partecipare al seminario di Educazione alla legalità ‘ A lezione di coraggio’, organizzato dall’Ufficio scolastico regionale. Nel capoluogo anche il segretario nazionale della Cei Nunzio Galantino, che ha chiesto un sussulto di onestà a chi chiede il voto in campagna elettorale, evitando di alimentare illusioni nei cittadini, e facendo promesse impossibili da mantenere


CAMPOBASSO. “Le isole felici non esistono, perché le mafie vanno a reinvestire il denaro di cui dispongono nei territori dove non ci si attende che arrivino, di conseguenza dove c’è meno capacità di reazione”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, intervenendo al seminario formativo di Educazione alla legalità ‘A lezione di coraggio’, organizzato dall’Ufficio scolastico regionale del Molise e ospitato nell’aula magna del Liceo classico ‘Mario Pagano’ di Campobasso.

Lo ha fatto commentando anche i dati dell’ultimo rapporto della Direzione investigativa antimafia, che ha puntato il dito sul tentativo di infiltrazione delle organizzazioni criminali in Molise. “E’ indispensabile – ha chiarito il procuratore – che le indagini siano di volta in volta ampie e che si approfondisca qualunque elemento che possa determinare sospetto. Questo è vero – ha precisato Cafiero De Raho – soprattutto in un momento in cui l’economia soffre enorme difficoltà. E laddove società, ditte che hanno un marchio affermato da decenni chiudono, aprono invece delle altre, investendo milioni di euro per apparire con attività o con negozi che dietro devono avere un soggetto economico molto affidabile, per essere in grado di investire tanto. Allora vediamo chi sono questi soggetti, per evitare che siano loro l’economia del domani”.

Per dare coraggio al cittadino, aprendolo anche alla collaborazione, ha quindi concluso il procuratore, bisogna offrirgli la percezione che lo Stato gli è vicino e che gli garantisce tutela. “Questo avviene – ha rimarcato – soprattutto nei territori dove lo mafie sono presenti, avendo invaso interi comuni e condizionando le attività economiche e politiche”.

Quindi l’appello agli studenti e ai giovani, presenti numerosissimi all’incontro, a riconoscere i doveri e a pretendere il rispetto dei propri diritti. “Lezioni di legalità come queste – ha concluso De Raho – servono per evitare di credere che la nostra sia una società in cui ci esistono potenti e persone che devono subire. Abbiamo da oltre 70 anni una Costituzione che ci dice siamo tutti uguali davanti alla legge, ma anche per l’economia e la politica. Per questo dico ai giovani che la Costituzione non è solo una carta scritta, ma deve essere considerato un manuale di vita”.

All’incontro, moderato da Vincenzo Morgante, direttore generale Tgr-Rai, sono intervenuti il procuratore generale della Corte d’Appello di Campobasso Guido Rispoli e il procuratore della Repubblica del capoluogo Nicola D’Angelo. A introdurre i lavori il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Anna Paola Sabatini, che ha lanciato un messaggio ai ragazzi, a superare l’indifferenza e soprattutto la rassegnazione a comportamenti illegali: dai piccoli soprusi, al bullismo, dal consumo di alcool e droghe, dal gioco d’azzardo e dal cattivo uso del proprio corpo, “realtà diffuse – ha detto Sabatini – anche tra i nostri giovani”.

A Campobasso anche il segretario generale della Conferenza episcopale italiana Nunzio Galantino, che ha ricordato i recenti casi di cronaca che hanno coinvolto giovanissimi. “Non basta solo la voce della Chiesa, della scuola e delle istituzioni – ha dichiarato il segretario della Cei – dobbiamo lavorare insieme ai ragazzi o rischiamo di fare tutto in maniera volatile e inutile”.

Galantino che nei giorni scorsi ha chiesto “un sussulto di onestà da parte di chi fa promesse elettorali o chiede il voto”. “Ho dato voce – ha chiarito – a quello che tutti noi chiediamo: onestà, realismo, umiltà e moralità che non riguarda solo il sesto e il nono comandamento, perché è immorale dire cose e fare promesse che si sa non possono mantenere, lucrando sulla giusta paura della gente”.

Carmen Sepede

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