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Lega a pezzi, Calenda non arretra: non mi piego a scelte imposte dall’alto, in politica contano i numeri

La consigliera eletta nel Carroccio ed espulsa da Salvini insieme alla collega Romagnuolo toglie le insegne di partito da Facebook e prepara il campo di battaglia per sfiduciare l’assessore Mazzuto già nel Consiglio regionale di martedì


ISERNIA. ‘Chi non mi vuole, non mi merita’, recita un antico adagio. E Mena Calenda, consigliera della Lega alla Regione Molise, il motto in questione sembra conoscerlo bene. Dopo aver chiesto la testa del coordinatore ragionale Luigi Mazzuto – insieme alla collega a Palazzo D’Aimmo Aida Romagnuolo – con un attacco politico frontale senza precedenti, la battagliera esponente del Carroccio è stata severamente richiamata all’ordine dal leader nazionale Matteo Salvini.

menaIl vicepremier, infatti, affidando il suo pensiero alle agenzie di stampa nazionali, ha detto che Calenda e Romagnuolo “non parlano e non parleranno più a nome della Lega”. Se non un’epurazione, poco ci manca. Salvini, dunque, tra le due consigliere elette a suon di voti e l’assessore esterno catapultato in Giunta tra le polemiche, ha scelto il suo protetto, che ha avuto il merito di essere stato il primo a scegliere il Carroccio in regione. Ma note ufficiali dove si legga la parola “espulsione” non ne esistono. E Calenda, sul punto, non resta certo muta ad attendere gli sviluppi, ma si affida a Facebook (vedi foto, ndr), dal quale elimina le insegne della Lega che campeggiavano sulle foto di presentazione del proprio profilo. E, più ancora, ribadisce senza giri di parole la propria forza sul territorio, annunciando che attenderà Mazzuto ‘al varco’, martedì prossimo in Consiglio regionale.

“La cosa più bella per me – scrive la consigliera isernina – oltre alla vicinanza di tutti i colleghi che fanno parte delle istituzioni, è stata ricevere la solidarietà di tutti i lavoratori della Regione. Amo ricordare che il Molise lo rappresento a suon di preferenze, il 22 aprile 2018 hanno dovuto scrivere il mio nome e cognome sulla scheda. I lavoratori in questione una volta sentito che il partito che mi ha ‘espulso’ ha usato le parole “abbiamo bisogno di gente che lavora in silenzio”, hanno deciso di dimostrarmi la vicinanza ricordando che forse, chi lavora, siamo proprio io e la mia collega (Aida Romagnuolo, ndr)”.

“Ad oggi – prosegue Calenda – non risulta nessuna nota ufficiale firmata dal segretario, ma vi è una dichiarazione fatta da una persona a lui vicina, che evidentemente non sa bene come si stanno evolvendo le cose in Molise”. Poi la conclusione che è un ulteriore guanto di sfida: “Sono nata leonessa – rimarca la consigliera regionale – e di certo non mi piegheranno scelte imposte da chi non vive il mio territorio e le impone usando il suo “potere”. Per il resto che dire, mi hanno insegnato che nella politica ci vogliono i numeri. Grazie a tutti!”. E la firma, in calce: “Filomena Calenda, eletta dal popolo con 1.235 preferenze”.

A questo punto la domanda sorge spontanea: davvero Salvini può permettersi di perdere Calenda e Romagnuolo, sul territorio, che il consenso hanno dimostrato di averlo ampiamente? Se l’espulsione sarà confermata, a perderci non sarebbe proprio il Capitano? Intanto, sui social infuria la polemica e gli attestati di solidarietà per Calenda non si contano: addirittura, c’è chi si dice pronto a protestare, martedì 26 febbraio, dinanzi ai cancelli del Consiglio regionale contro Mazzuto, visto quasi come un ‘usurpatore politico’ nonostante la militanza indiscussa nel partito.

La faida interna è tutt’altro che conclusa, dunque: ne vedremo delle belle.

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