6 Set 2018

Cina-Africa: Vie della Seta e mercati del futuro

Africa Watch - Focus

Si è tenuto a Pechino, il 3-4 settembre 2018, il 7° Forum on China Africa Cooperation (FOCAC). Il Forum, creato nel 2000 per istituzionalizzare le relazioni sino-africane, ha riunito i rappresentanti di 53 paesi africani (l’unico assente era eSwatini – l’ex Swaziland – ultimo paese africano a intrattenere relazioni con Taiwan e quindi non con la Repubblica Popolare Cinese) e di varie organizzazioni internazionali assieme a esponenti del governo cinese.

Il presidente cinese Xi Jinping, nel suo discorso di apertura, ha promesso $60 miliardi ai paesi africani, maggior cooperazione con organizzazioni regionali come l’Unione Africana e con organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite. Ha chiesto inoltre appoggio alle aziende private cinesi per fare da complemento alle iniziative del governo, incoraggiandole ad investire $10 miliardi (che insieme ai $50 di fondi pubblici portano al suddetto totale di $60 miliardi) nei prossimi tre anni oltre che a contribuire all’assistenza umanitaria e allo sviluppo che la Cina fornisce all’Africa tramite progetti di responsabilità sociale d’impresa, pratica già avviata da tempo in vari paesi africani soprattutto dalle grandi aziende statali cinesi.

L’entità dei finanziamenti governativi sarà quindi leggermente inferiore rispetto a quella promessa da Pechino al FOCAC di Johannesburg nel 2015 ($60 miliardi), ma verrà appunto completata dall’intervento delle imprese. Cambiano anche le percentuali tra gli aiuti, le linee di credito e altri fondi commerciali, con gli aiuti chiaramente in aumento. Da $5 miliardi per tre anni (FOCAC 2015) a $5 miliardi all’anno (FOCAC 2018) per un totale di $15 miliardi nei prossimi tre anni, la somma più alta di sempre elargita dalla Cina. Tale esborso non raggiunge tuttavia ancora i livelli di aiuti elargiti dagli Stati Uniti ($12 miliardi per la sola Africa sub-sahariana nel 2017, e poco altro per il Nord Africa).

Xi ha inoltre presentato otto iniziative che guideranno le relazioni sino-africane nei prossimi tre anni e oltre. Queste riguardano la promozione industriale, la connettività infrastrutturale, facilitazioni commerciali, l’ambiente, la formazione, la sanità, la società civile e la sicurezza.

Per ognuna di queste iniziative il presidente cinese ha citato alcuni aspetti fondamentali. Tra i più importanti vi sono:
1. la creazione o l’upgrade di varie zone di cooperazione economica e commerciale per facilitare gli scambi sino-africani, e maggior interazione con le imprese private;
2. un piano di cooperazione con l’Unione Africana per allineare gli obiettivi dell’Agenda 2063 e della One Belt One Road (OBOR), due iniziative – la prima africana, la seconda cinese – volte a creare reti infrastrutturali e commerciali al fine di promuovere il commercio e l’integrazione non solo a livello regionale ma anche internazionale. Tanto c’è in palio che l’Unione Africana ha recentemente aperto una sede a Pechino, segno della sua volontà di giocare un ruolo incisivo nei processi decisionali che riguardano OBOR e l’Africa;
3. facilitazioni commerciali per l’importazione dall’Africa di prodotti diversi dalle risorse naturali. Dei $60 miliardi promessi, $5 miliardi sono destinati ad un fondo speciale per promuovere questa iniziativa, particolarmente importante per ridurre il deficit commerciale africano nei confronti della Cina;
4. la creazione di 50 progetti per la protezione dell’ambiente soprattutto su questioni relative al cambiamento climatico e alla prevenzione e protezione delle specie animali a rischio;
5. istruzione e formazione tecnica e professionale, con particolare attenzione ai giovani, tramite una serie di Luban Workshops (formazione professionale) che saranno presumibilmente ospitati nei paesi africani di alto interesse per la Cina (perché collocati sulle rotte della via della seta o per la presenza di fabbriche e/o zone di libero scambio);
6. il rafforzamento di 50 progetti esistenti in ambito sanitario, in particolare per il trattamento delle malattie trasmissibili, come l’HIV-AIDS;
7. le interazioni tra cittadini, organizzazioni di società civile e i media cinesi e africani. La Cina ‘investe’ da almeno un decennio su queste relazioni people-to-people, convinta che la conoscenza e la fiducia reciproca servano a creare coesione e a ridurre gli scontri tra cinesi e africani.
8. 50 programmi di cooperazione per la sicurezza, soprattutto legati a OBOR, tramite la partecipazione in missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, per combattere la pirateria e il terrorismo, oltre che per proteggere i propri interessi commerciali.

Tra le maggiori novità di questo Forum vi sono anche, da un lato, la partecipazione dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite, con l’inaugurazione presieduta dall’attuale presidente dell’Unione Africana e leader del Rwanda, Paul Kagame, assieme al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, dall’altro, il tono deciso con cui il presidente Xi si è rivolto alla comunità internazionale.
Il fatto che l’Unione Africana e le Nazioni Unite siano state invitate ad inaugurare, insieme a Xi Jinping e al co-host e presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, FOCAC 2018 indica chiaramente il crescente interesse della Cina nell’aprirsi alle relazioni multilaterali per la gestione dei propri interessi e iniziative in Africa, specialmente in settori come la sicurezza, la sanità, lo sviluppo. La Cina mostra in questo modo una maggior consapevolezza di essere parte integrante e attore cruciale dei processi di governance globali. Tanto nel suo incisivo discorso di inaugurazione quanto durante la conferenza stampa a conclusione del Forum, Xi Jinping si è mosso da leader del Sud del mondo, enfatizzando l’importanza di un suo maggior coinvolgimento nelle relazioni internazionali, ma anche da autorevole leader su scala globale nel richiamare la comunità internazionale alle proprie responsabilità nei confronti dell’Africa. Ha dichiarato che l’Africa dev’esser presa seriamente, la sovranità dei paesi africani rispettata e le promesse mantenute. Ha anche parlato a più riprese del fatto che le relazioni sino-africane – un successo ormai consolidato – debbano fungere da esempio per creare un mondo più equilibrato e migliore. Dichiarazioni non irrilevanti per un leader, e un paese, il cui approccio in politica estera è basato sulla coesistenza pacifica e che di rado critica apertamente l’operato altrui.

Anche da parte africana e internazionale si sono ascoltate voci importanti.  Ramaphosa ha rigettato le critiche che etichettano il comportamento cinese in Africa come colonialista. Il presidente sudafricano – che ha definito l’Africa “il prossimo mercato di frontiera”, ricco di opportunità per partner internazionali – ha anche sottolineato che piattaforme come FOCAC servono a ricordare quanto importante sia il sistema multilaterale su cui è basato il commercio, un sistema “imperfetto, ma che dà stabilità, prevedibilità e un maggior livello di correttezza”. Il presidente rwandese Kagame ha elogiato il ruolo di una Cina “profondamente trasformativa”.

Guterres invece ha riconosciuto che con le dimensioni e l’importanza dell’economia cinese, la cooperazione tra la Cina e l’Africa gioca un ruolo fortemente strategico, non solo per il raggiungimento degli obiettivi africani dell’Agenda 2063, ma anche di quelli globali dell’Agenda 2030 (i cosiddetti Obiettivi di sviluppo sostenibile). Le relazioni tra Cina e Africa sono “assolutamente vitali” per il successo dello sviluppo africano, da cui dipende a sua volta il successo delle Nazioni Unite nel soddisfare le aspettative dei cittadini di tutto il mondo. Il Segretario Generale non ha omesso di enfatizzare il ruolo che gli attori africani devono svolgere nel far sì che la cooperazione internazionale, tanto necessaria, non persegua solo i propri obiettivi ma sia ben integrata con i piani di sviluppo nazionali e agende regionali.

Ma come si arriva a tradurre queste dichiarazioni diplomatiche in azioni concrete? Già da anni FOCAC è integrato da una serie di eventi paralleli, specifici e settoriali, in cui i protagonisti non sono solo gli attori statali, ma anche attori commerciali e organizzazioni di società civile. Ovvero quegli attori che effettivamente implementano e danno un volto concreto alle relazioni sino-africane. Questi eventi riguardano la sicurezza, la sanità, il commercio, l’ambiente, i media e molto altro. Simultaneamente al FOCAC di quest’anno, ad esempio, si è tenuta la 6a Conferenza di imprenditori cinesi e africani, durante la quale delegazioni africane e imprese cinesi hanno firmato una serie di Memoranda of Understanding sulla cooperazione in diversi ambiti. Filo conduttore di quest’anno, per FOCAC e per le interazioni commerciali, è stata la promozione e previsione di accordi che contribuiscano alla costruzione e allo sviluppo della One Belt One Road.

Resta da valutare, nei mesi e anni a venire, non tanto quante iniziative promesse verranno effettivamente realizzate – sulla base dell’esperienza passata, saranno molte – ma quanto verranno percepite come utili, pratiche, facilmente integrabili nei piani di sviluppo africani e, infine, se avranno o meno un impatto positivo sui cittadini, sulle aziende e sulle stesse relazioni tra Cina e Africa.

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