14 Dic 2018

La misura delle espulsioni per estremismo

Negli ultimi anni le espulsioni per motivi legati all’estremismo hanno assunto un ruolo fondamentale nella strategia italiana del contrasto alla minaccia jihadista.1 Il 2015 in particolare, ha segnato una svolta nell’utilizzo di questo strumento. La normativa italiana prevede diversi tipi di espulsione che possono essere utilizzati per motivi legati al contrasto dell’estremismo: le espulsioni amministrative […]

Negli ultimi anni le espulsioni per motivi legati all’estremismo hanno assunto un ruolo fondamentale nella strategia italiana del contrasto alla minaccia jihadista.1 Il 2015 in particolare, ha segnato una svolta nell’utilizzo di questo strumento.

La normativa italiana prevede diversi tipi di espulsione che possono essere utilizzati per motivi legati al contrasto dell’estremismo: le espulsioni amministrative per motivi di sicurezza nazionale o di ordine pubblico, disposte dal Ministro dell’Interno; le espulsioni disposte dal Ministro dell’Interno o, su sua delega, il Prefetto, per motivi di prevenzione del terrorismo; le espulsioni amministrative disposte dal Prefetto, per sospetta pericolosità sociale dello straniero; le espulsioni a titolo di misura di sicurezza e a titolo di sanzione sostitutiva disposte da un giudice.2

Ogni espulsione viene poi riferita al Sistema Informativo Schengen dell’Unione Europea (S.I.S.), visto che in seguito all’espulsione, viene imposto il divieto di rientrare in Italia, e quindi in tutta l’Unione Europea, per un periodo minimo di cinque anni (spesso esteso a dieci anni).

Questo tipo di provvedimento può essere utilizzato soltanto contro cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale. Uno dei motivi che spiega l’efficacia di questa misura è il fatto che molti estremisti jihadisti in Italia, a differenza di altri Paesi dell’Europa occidentale, sono immigrati di prima generazione, senza passaporto italiano.

Secondo i rappresentanti dell’antiterrorismo italiano, uno dei punti di forza di questo strumento sarebbe proprio la rapidità con la quale può essere effettuata un’espulsione amministrativa, in confronto ad un processo. Per questo motivo, le espulsioni vengono spesso utilizzate in maniera preventiva, con l’obiettivo di tutelare la sicurezza nazionale prima che venga compiuto un reato (in caso estremo, un’azione terroristica). 

 

Recentemente le espulsioni sono state utilizzate più frequentemente in seguito alla scarcerazione di individui che avevano manifestato segni di radicalizzazione durante il loro periodo di detenzione. Nel 2018 sono stati 41 gli individui espulsi dopo essere stati rilasciati dal carcere, ovvero il 36,6% dei 112 individui espulsi nel corso dell’anno.3

Negli ultimi anni tra le autorità dei Paesi europei, Italia compresa, è cresciuta la preoccupazione relativa al pericolo di radicalizzazione in prigione; eventuali problemi come il sovraffollamento carcerario e/o la carenza di personale possono incrementare ulteriormente i rischi. Anis Amri (l’attentatore del mercatino di Natale a Berlino nel 2016), per esempio, ha in parte confermato queste preoccupazioni, considerato che il tunisino si sarebbe radicalizzato durante la sua detenzione in carceri siciliane.

Per cercare di mitigare questo rischio, l’Ufficio Immigrazioni della Polizia di Stato riceve rapporti settimanali dalla Polizia Penitenziaria contenenti i dati e informazioni di individui radicalizzati con scarcerazioni imminenti. I profili vengono poi analizzati per determinare il livello di pericolosità sociale e per decidere se disporre un provvedimento di espulsione.

In altri casi, invece, i giudici possono emettere delle sentenze che prevedono l’espulsione dal territorio nazionale al termine della pena. È accaduto recentemente, per esempio, con Abdel Salem Napulsi, un cittadino palestinese condannato a novembre 2018 a quattro anni di reclusione per auto addestramento con finalità di terrorismo – e colpito da provvedimento di espulsione in seguito alla scarcerazione.4

I Numeri

Come detto, il numero delle espulsioni è cresciuto significativamente negli ultimi 4 anni. Sia nel 2015 che nel 2016 si sono verificate 66 espulsioni. Nel 2017 il numero è salito a 105 ed è cresciuto ulteriormente nel 2018: il 26 novembre di quest’anno ha raggiunto quota 112.

In questo arco di tempo (1° gennaio 2015 – 26 novembre 2018), la regione con il maggior numero di espulsioni5 è stata la Lombardia con 62 casi, seguita dall’Emilia Romagna con 37, Sicilia con 32 e Veneto con 27. Notevole anche il dato dell’Umbria, la quale con 13 espulsioni è la regione con il maggior numero di espulsioni pro capite. Interessante, invece, il numero (relativamente) modesto di espulsioni dal Lazio, 23.

In alcuni casi si sono registrate espulsioni di individui che erano già stati rimpatriati in precedenza, ma che avevano poi cercato di ritornare in Italia, nonostante il divieto di rientro.

Espulsioni per regione dal 2015 al 26 novembre 2018.

 

La maggior parte degli individui espulsi proveniva dal Nord Africa, con il Marocco (110) e la Tunisia (99) in prima e seconda posizione rispettivamente, e l’Egitto terzo a con 26 individui.

Notevole anche la presenza di cittadini provenienti dai Balcani, con 13 cittadini provenienti da Albania, 14 dal Kosovo e 12 dalla Macedonia.

Un numero minore degli espulsi proveniva invece da paesi del Sud-est asiatico, in primis pachistani (16).

Interessante infine la presenza di cittadini europei, con 6 cittadini francesi e uno rumeno, allontanati dai confini nazionali nonostante il fatto che venissero da paesi membri dell’area Schengen.

 

Espulsi per paese di origine

 

 

1 Vedi Francesco Marone, The Use of Deportation in Counter-Terrorism: Insights from the Italian Case, Perspective, International Centre for Counter-Terrorism – The Hague (ICCT), 13 March 2017, https://icct.nl/publication/the-use-of-deportation-in-counter-terrorism-insights-from-the-italian-case/.

2 Cfr. https://poliziamoderna.poliziadistato.it/statics/36/inserto_10-16.pdf.

3 Elaborazione dei dati a cura dell’Osservatorio sulla radicalizzazione e il terrorismo internazionale sulla base di informazioni del Ministero dell’Interno disponibili al pubblico (1° gennaio – 26 novembre 2018).

4 https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/18_novembre_16/condannato-quattro-anni-jihadista-che-aiuto-l-attentatore-berlino-3c2d8478-e916-11e8-ba9d-3a5afa6e8fa8.shtml

 5 I dati sulle espulsioni nelle regioni e sui paesi di origine non sono sempre disponibili.

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