24 Mag 2018

La nuova Africa del libero scambio

Africa Watch - Focus

Il 21 marzo 2018, a Kigali (capitale del Rwanda), 44 stati membri dell’Unione africana (UA) hanno firmato l’accordo che istituisce l’area di libero scambio continentale africana, AfCFTA, nell’acronimo inglese, congiuntamente a tre protocolli che regolano lo scambio dei beni e dei servizi e la risoluzione delle dispute. Il lancio dell’AfCFTA rappresenta una pietra miliare all’interno del processo d’integrazione africana, nonché il progetto più importante nell’ambito dell’Agenda 2063 dell’UA, Agenda 2063: The Africa We Want, che stabilisce le aree prioritarie per lo sviluppo del continente nei prossimi cinquant’anni.

In un momento di crisi del processo d’integrazione regionale in alcune regioni del mondo, incluso quello dell’Unione europea (Ue), e con l’avanzare di tendenze protezioniste dall’altra parte dell’Atlantico, i paesi africani stanno compiendo importanti passi in avanti con il lancio del più grande accordo di libero scambio al mondo in quanto a numero di parti contraenti.  L’AfCFTA fa seguito a un altro enorme successo nel processo di integrazione africana, la zona di libero scambio tripartita (TFTA). La TFTA, lanciata nel giugno 2015, connette 26 paesi da Cape Town al Cairo appartenenti a tre Regional Economic Communities (RECs), ovvero la Common Market for Eastern and Southern Africa (COMESA), l’East African Community (EAC) e la Southern African Development Community (SADC). La decisione di lanciare la TFTA ha facilitato il raggiungimento dell’AfCFTA e migliorato la connettività e la mobilità dei cittadini africani, dimostrando un rinnovato consenso politico dei leader africani verso l’importanza di un’integrazione profonda per il raggiungimento di obiettivi di crescita, sviluppo e riduzione della povertà.

Questo accordo epocale è importante per diverse ragioni. In primo luogo, con i paesi africani sempre più orientati al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), l’implementazione puntuale del AfCFTA potrebbe potenzialmente inserire il continente in una nuova traiettoria di sviluppo. Nel caso in cui tutti gli stati membri UA implementassero l’accordo, l’AfCFTA comprenderebbe un mercato di 1,2 miliardi di persone e di 2,5 trilioni di dollari. Questo mercato considerevole offre opportunità enormi per la crescita del commercio intra-africano, che nel 2016 ammontava a circa il 20% del commercio totale dell’Africa. Alcune stime indicano che l’AfCFTA potrebbe accrescere il commercio intra-africano di 35 miliardi all’anno entro il 2020, specialmente se affiancato dall’effettiva messa in opera dell’Action Plan for Boosting Intra-African Trade dell’Unione Africana e da altre agevolazioni commerciali e piani infrastrutturali a livello regionale.

In secondo luogo, l’AfCFTA mira ad eliminare le barriere tariffare in modo progressivo, nonché a contrastare le barriere non tariffarie sul commercio intra-africano, con l’obiettivo di facilitare il commercio continentale delle imprese africane. L’accordo sarà implementato nel corso di 10-15 anni e includerà circa il 90% di tutti i beni. La riduzione dei costi commerciali per gli esportatori è di estrema importanza dal momento in cui ad oggi le imprese africane che commerciano con altri paesi della regione devono sottostare a tariffe in media più alte (circa il 6,1%) rispetto a quelle del commercio extra-regionale.

Da ultimo, l’AfCFTA potrebbe fornire uno slancio decisivo al processo di trasformazione strutturale del continente – ovvero alla sua industrializzazione. Il commercio intra-africano è già oggi più orientato alla manifattura rispetto al commercio verso il resto del mondo, basato principalmente sull’esportazione di materie prime. Il settore manifatturiero rappresenta il 67% delle esportazioni intra-africane rispetto al 32% delle esportazioni verso l’Europa, al 18% verso gli Stati Uniti e al 14% verso la Cina. È inoltre un settore su cui i servizi incidono molto più che altrove. Secondo le stime del McKinsey Global Institute, le famiglie africane spenderanno 2,1 trilioni di dollari entro il 2025, uno scenario che offre promettenti opportunità commerciali alle svariate industrie orientate al consumatore, dal settore abitativo a quello sanitario e all’intrattenimento.

La spinta verso un aumento della competitività commerciale in Africa richiede un’attenzione particolare ad aspetti interni di natura extra-doganale, come investimenti, competizione, standard e regolamentazioni, e movimento degli imprenditori. Durante la seconda fase di negoziazioni dell’AfCFTA saranno elaborati protocolli su investimenti, competizione e proprietà intellettuale. Un miglioramento della competitività commerciale, specialmente per le piccole-medie imprese, sarà importante per cogliere a pieno le nuove opportunità di mercato offerte dal nuovo accordo di libero scambio.

Tuttavia, per assicurare il successo dell’AfCFTA dovranno essere affrontate anche numerose sfide. Ad esempio, vi sono alcune preoccupazioni su come bilanciare i costi e i benefici dell’AfCFTA.

È probabile che paesi come il Sudafrica e il Kenya, dotati di basi manifatturiere ampie e migliori infrastrutture stradali, ferroviarie e portuali, riusciranno a trarre maggiori benefici da questo accordo rispetto a economie più piccole. Nonostante il ruolo da protagonista ricoperto nelle negoziazioni dell’AfCFTA, la Nigeria non ha invece partecipato al summit di Kigali, né ha firmato l’accordo a causa della necessità di ulteriori consultazioni interne. Al momento, sette paesi africani rappresentano il 60% delle esportazioni totali intra-regionali, mentre il rimanente 40% interessa tutti gli altri paesi. Gli stati membri dell’UA dovranno quindi identificare misure o meccanismi per favorire una distribuzione più equilibrata dei benefici dell’integrazione regionale.

I partner internazionali attivi nel settore dello sviluppo, tra i quali l’Unione Europea e i suoi stati membri, possono sostenere lo sviluppo del processo di integrazione africana attraverso investimenti, commercio e assistenza, soprattutto con maggiori aiuti al commercio. L’UE è già uno dei principali donatori che sostengono il processo di integrazione africana attraverso istituzioni come la Banca europei per gli investimenti, il Fondo europeo di sviluppo (2014-2020), il Fondo fiduciario Ue-Africa per le infrastrutture e i programmi di sviluppo dell’Accordo di partenariato economico.

Per l’Europa è di vitale interesse, sia dal punto di vista economico che della sicurezza, garantire un’Africa stabile e sempre più prospera. La popolazione africana raggiungerà i 2,5 miliardi di persone nel 2050, un trend che rappresenta da un lato opportunità di commercio e investimento in qualità di ultimo mercato di frontiera al mondo, ma dall’altro anche sfide alla sicurezza e stabilità.

Dal momento che l’AfCFTA darà impulso al commercio intra-africano, creando occupazione, reddito e migliorando il welfare, supportare l’implementazione di questo accordo commerciale pan-continentale dovrebbe essere tra le più importanti priorità dell’UE e dei suoi stati membri. L’Unione europea aveva inizialmente fornito supporto operativo per le negoziazioni dell’AfCFTA. Il focus dovrebbe ora spostarsi sul supporto tecnico per la fase di implementazione, incluso il sostegno alle riforme interne che facilitino la competitività e preparino i paesi africani alla seconda fase di negoziazioni.

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