10 Dic 2018

Migrazioni, Global Compact e Ue: effetti globali di un contraccolpo regionale

Nelle settimane che hanno preceduto la conferenza di Marrakech in cui i leader mondiali adotteranno il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration (GCM), il dibattito nei media e nei parlamenti del mondo si è infuocato, alimentato dall’ondata di dissenso che ha colpito il Compact in questi mesi. Oltre agli Stati Uniti e all’Ungheria […]

Nelle settimane che hanno preceduto la conferenza di Marrakech in cui i leader mondiali adotteranno il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration (GCM), il dibattito nei media e nei parlamenti del mondo si è infuocato, alimentato dall’ondata di dissenso che ha colpito il Compact in questi mesi. Oltre agli Stati Uniti e all’Ungheria che avevano già annunciato a luglio che non avrebbero appoggiato il Compact (gli Stati Unti ancor prima che un testo definitivo fosse approvato), altri dodici paesi si sono tirati indietro. Sette di questi  paesi sono membri Ue (inclusa l’Italia), a cui si aggiungono Australia, Israele, Svizzera, Cile e Repubblica Domenicana.

Mentre l’attenzione sulla questione si è riaccesa solo di recente, l’approvazione prevista per il 10 e 11 dicembre a Marrakech è stata preceduta da due anni di negoziazioni. Infatti, i lavori per il Compact sono iniziati a settembre 2016 durante un summit Onu a New York, richiesto proprio dai paesi Ue, anche loro alle prese con la crisi migratoria globale. Le negoziazioni sono poi state divise in tre parti: una fase preparatoria di consultazioni per la raccolta di input e raccomandazioni, seguita da una fase per la valutazione dell’informazioni raccolte, e una fase finale di negoziazioni per la stesura del testo. Questo processo, portato avanti dietro le quinte per molti mesi, ha permesso a 192 paesi membri Onu (su 193, gli Stati Uniti unica eccezione) di approvare una versione finale del Compact a luglio di quest’anno. Inutile dire che tutti i paesi erano coinvolti nelle negoziazioni, e proprio quelli che si sono poi ritirati erano i partecipanti più attivi nelle fasi di lavorazione per la predisposizione del testo che hanno approvato meno di 5 mesi fa.

Anche se siamo ormai prossimi alla data di approvazione, il dibattito è ancora molto confuso. Ed è per ciò importante far chiarezza. Prima di tutto, il GCM non è un trattato, ovvero non è giuridcamente vincolante. A Marrakech, i paesi approveranno il Compact, non lo firmeranno né ratificheranno. Mentre il testo veniva scritto, i paesi membri hanno prestato molta attenzione a questo punto ripetendolo sia nel paragrafo 7 che nel 15. Il Compact è invece un accordo di cooperazione che riconosce il carattare transnazionale delle migrazioni e quindi la necessità di occuparsene multilateralmente. È formato da 23 obiettivi per migrazioni sicure, ordinate e regolari, che variano per portata e grado di dettaglio. Il Compact rappresenta il primo framework dell’Onu dedicato ai diritti dei migranti, che non risultavano trattati finora, e arriva solo due mesi dopo il riconoscimento dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) come Agenzia Collegata alle Nazioni Unite.

I paesi che si stanno ora tirando indietro sollevano due critiche principali; il Compact non rispetterebbe la sovranità nazionale e non distinguerebbe tra rifugiati e migranti. Tuttavia, poiché il GCM non è giuridicamente vincolante, la sua approvazione non impone a nessun governo di agire di conseguenza o di accettare migranti economici. Inoltre, il paragrafo 15 menziona esplicitamente il principio di sovranità nazionale, dicendo che “il Global Compact riafferma il diritto sovrano degli stati di determinare le loro politiche migratorie nazionali e prerogative per governare le migrazioni”. Tale affermazione non sorprende, dato che sono proprio gli stati membri ad aver steso e approvato il testo. Lo stesso vale anche per la seconda critica. Il paragrafo 4 del Compact sottolinea che “i migranti e i rifugiati sono due gruppi distinti disciplinati da quadri giuridici separati. Soltanto i rifugiati hanno diritto alla specifica protezione internazionale definita dal diritto internazionale dei rifugiati”.

Il 30 novembre i Paesi Bassi hanno confermato che approveranno il GCM a Marrakech, dove insieme al Belgio presenteranno una Explanation of Position (EoP) che chiarisce la loro interpretazione del Compact, probabilmente insieme ad altri paesi Ue. L’EoP specificherà che il GCM funziona dentro la giurisprudenza dei singoli paesi. Ma che il Compact non toccasse la sovranità dei paesi membri era già stato specificato nel testo. Può essere questo considerato come un tentativo di contrastare l’ondata di dissenso che sta attraversando l’Europa nelle ultime settimane? Non proprio. Mentre l’EoP afferma l’impegno preso dal paese, allo stesso tempo la sua sola esistenza riconosce il bisogno di giustificare la scelta dei Paesi Bassi di non tirarsi indietro.

Stiamo assistendo a un completo cambiamento di posizioni: a luglio, quando 192 paesi approvarono il testo finale, gli Stati Uniti rappresentavano l’eccezione ed era considerato improbabile che altri paesi avrebbero seguito il suo esempio. Ora, come già detto, sette paesi Ue non andranno a Marrakech, due dei quali (Svizzera e Italia) hanno dichiarato che il Compact deve prima essere presentato al parlamento nazionale, e quelli che andranno sentono il bisogno di giustificare o chiarire la loro scelta. Tutto ciò nonostante la versione finale del GCM non sia stata modificata nel frattempo.

Le ripercussioni di questo cambiamento sull’adozione del Global Compact sono ancora da vedere. Solo undici paesi su 193 stati membri Onu non adotteranno il Compact. Ma l’ondata di dissenso si sta espandendo, e i paesi coinvolti sono geopoliticamente rilevanti. Anche se la natura non giuridicamente vincolante del Compact lo rende poco più di un simbolo di cooperazione, inevitabilmente questa ondata sta colpendo un impegno che avrebbe dovuto essere globale.

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