27 Apr 2018

Tra Asia ed Europa: l’Iran gioca la carta infrastrutture

Iran Watch - Focus

Spinto dall’incertezza circa il futuro dell’accordo sul nucleare e le relazioni con l’Europa, l’Iran guarda a Est. Già lo scorso febbraio, la Guida suprema Ali Khamenei in un discorso pubblico aveva dichiarato che l’Iran avrebbe privilegiato l’Est all’Ovest, e in particolare le relazioni con Cina e Russia. Obiettivo dell’ayatollah era senza dubbio segnalare all’Europa che l’Iran non è disposto ad aspettare per sempre che Bruxelles risolva la propria “relazione complicata” con Washington riguardo il futuro dell’accordo nucleare e delle sanzioni. Khamenei voleva insomma spronare gli europei a trovare il coraggio di perseguire una linea autonoma in politica estera e di impegnarsi a esercitare pressione sugli Usa affinché questi rimangano parte dell’accordo.

Al di là del loro intento retorico, è possibile rintracciare nelle dichiarazioni di Khamenei una tendenza in realtà già in essere. Già negli anni delle sanzioni e dell’isolamento internazionale, l’Iran aveva mantenuto buone relazioni con Russia e Cina, partner fondamentali per rifornimenti di armamenti e scambi energetici. Oggi che l’area centro-asiatica è al centro di poderosi progetti di sviluppo infrastrutturale, trainati dall’avanzata cinese verso Ovest per mezzo di OBOR (la nuova Via della Seta), la proiezione di Teheran verso Est si concretizza nell’aspirazione a posizionarsi come paese centrale per questi nuovi progetti, sfruttando la propria posizione di crocevia tra Medio Oriente, Asia centrale e Asia orientale.

Nel farlo, l’Iran sembra voler aggirare le rivalità geopolitiche regionali che oppongono il fronte Cina-Pakistan all’India. Due incontri importanti sembrano testimoniare questa tendenza: la visita in India lo scorso febbraio del presidente iraniano Hassan Rouhani e quella in Pakistan lo scorso marzo del ministro degli Esteri Javad Zarif.

Durante la visita di Hassan Rouhani a Nuova Delhi, Iran e India hanno firmato un contratto di leasing che assegna all’India il controllo operativo del porto Shahid Beheshti – la fase uno del porto iraniano di Chabahar – per dieci anni. Ad oggi, lo sviluppo del porto di Chabahar è frutto di un accordo bilaterale tra Iran e India firmato nel maggio 2016, che dà all’India il diritto di sviluppare due ormeggi la cui gestione viene affidata per dieci anni a India Port Global, in partnership con l’iraniana Aria Banader. Sempre nel maggio 2016, India, Iran e Afghanistan hanno firmato un accordo trilaterale che consente alle merci indiane di raggiungere l’Afghanistan attraverso l’Iran. È stato proprio questo accordo a consentire, nell’ottobre 2017, il primo trasporto di grano dall’India all’Afghanistan via Chabahar.

Nell’ambito del progetto iraniano di fare di Chabahar lo snodo principale della nuova via d’accesso all’Asia centrale rientrano anche i progetti di costruzione di linee ferroviarie da Chabahar a Milak (nella provincia iraniana del Sistan-Baluchistan, al confine con l’Afghanistan), la ferrovia Chabahar-Faraj-Bam, e la ferrovia Chabahar-Zahedan-Mashad, che verrà prolungata fino a Herat e Mazar-e Sharif in Afghanistan.

L’interesse indiano nello sviluppo del porto di Chabahar è dovuto alla volontà da parte di Nuova Delhi di creare un corridoio d’accesso all’Afghanistan e all’Asia centrale aggirando il Pakistan, paese con il quale esiste una rivalità dovuta principalmente alla contesa sulla regione del Kashmir. Chabahar rappresenta dunque la risposta indiana al porto pakistano di Gwadar, terminale finale del Corridoio economico sino-pakistano (CPEC) sviluppato con capitali cinesi.

Ha sorpreso dunque il fatto che, durante la sua visita in Pakistan, il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif abbia invitato Islamabad – e Pechino – a partecipare al progetto di sviluppo di Chabahar. Aprendo a Cina e Pakistan la partecipazione nello sviluppo del porto di Chabahar, l’Iran ha rimesso in discussione la natura di Chabahar come “specchio geopolitico” di Gwadar, segnalando in maniera molto pragmatica che il proprio interesse principale è rappresentato dallo sviluppo celere e dalla piena messa in attività del porto, più che dai rigidi schematismi delle rivalità geopolitiche.

Altri segnali in questo senso sono venuti dalla visita in Pakistan del ministro iraniano delle Infrastrutture Abbas Akhoundi questo mese. In quest’occasione, Teheran e Islamabad hanno raggiunto intese sul potenziamento delle reti infrastrutturali tra i due paesi, che prevedono la creazione di un nuovo servizio di trasporto marittimo che colleghi i porti pakistani di Gwadar e Karachi con i porti iraniani di Chabahar e Bandar Abbas, l’avvio di voli diretti tra le città iraniane di Chabahar, Zabol, Zahedan, Iranshahr e diverse città pakistane, e la rimessa in funzione della linea ferroviaria Zahedan-Quetta per il trasporto passeggeri. L’Iran ha inoltre espresso interesse a diventare partner nello sviluppo del CPEC, uno dei rami principali di OBOR, e a creare insieme al Pakistan un corridoio di transito terrestre che connetta i due paesi alla Turchia.

Lo scorso marzo, infine, l’Iran ha firmato con Turchia, Azerbaijan e Georgia un accordo per la creazione di un corridoio di transito che attraversando questi quattro paesi connetterà Golfo Persico – e potenzialmente Oceano Indiano – ed Europa. La ferrovia Rasht-Astara, che collegherà Iran e Azerbaijan, verrà collegata alla ferrovia Baku-Tbilisi-Kars, costruita da Azerbaijan, Georgia e Turchia, e divenuta operativa nell’ottobre 2017. In cantiere c’è anche la costruzione di un corridoio di transito terrestre che attraverso questi quattro paesi collegherà i porti iraniani di Chabahar e Bandar Abbas all’Europa.

Attraverso queste intese con i propri vicini regionali e sfruttando la propria posizione di crocevia dei traffici economici ed energetici tra i due continenti, l’Iran mira a diventare sempre più il paese ponte tra Asia ed Europa.

Pubblicazioni

Vedi tutti

Eventi correlati

Calendario eventi
Not logged in
x