video suggerito
video suggerito
17 Novembre 2021
10:54

La carne di coccodrillo può essere importata in Italia. Ma ce n’era davvero bisogno?

Sì all’importazione nel nostro Paese della carne di coccodrillo come alimento. In una nota pubblicata il 5 novembre, il Ministero della Salute spiega la norma che riguarda tutta l’Unione Europea e quindi anche l’Italia, precisando le condizioni per una corretta commercializzazione.

501 condivisioni
Immagine

Sì all’importazione nel nostro Paese della carne di coccodrillo come alimento. Con una nota pubblicata il 5 novembre e trasmessa anche al Ministero della Transizione Ecologica, il Ministero della Salute ufficializza la norma che riguarda tutta l’Unione Europea e quindi anche l’Italia, secondo cui la carne di coccodrillo potrà entrare nel nostro Paese e spiega le condizioni che ne permetteranno la commercializzazione.

Prima di tutto la carne importata deve appartenere alla specie Crocodylus niloticus, ovvero quella del rettile acquatico che vive nel fiume Nilo. Poi deve essere rigorosamente di allevamento. Inoltre, per garantire ai consumatori un livello elevato di sicurezza, potranno essere autorizzate a entrare nell’Unione solo le carni di rettili destinate al consumo umano che presentino uno specifico certificato sanitario e solo se provengono da Svizzera, Botswana, Vietnam, Sud Africa o Zimbabwe.

In Australia, Sud Africa e nel sud degli Stati Uniti la carne del rettile ha già un grande riscontro, ma in Italia era ancora poco conosciuta. Almeno fino al 2105 quando, a ri-spalancare l'interesse del Belpaese nei confronti di questo prodotto, ci ha pensato l’Expo 2015. Nel padiglione dello Zimbabwe, la presentazione del Crocoburger, l’hamburger di coccodrillo, ha ottenuto un significativo riscontro. Tanto che in meno di dieci giorni ne è stata divorata una tonnellata.

Gli allevamenti lager per il mercato del lusso

A quasi 150 euro al chilo la carne di coccodrillo, visti i numeri in crescita di richieste, sembra essere un mercato che riscuote molto interesse. Ma, come già mostrato in un’inchiesta sotto copertura dall’associazione animalista PetaAsia, gli allevamenti sono un inferno per questi animali che vengono sottoposti a torture molto simili a quelle che si vedono in Europa legate alla mattanza di maiali e mucche.

In particolare, per “alimentare” il mercato del lusso con il pregiato pellame, la pratica più comune per uccidere i rettili prevede lo stordimento e poi una pugnalata sulla testa dell’animale con una lama che dovrebbero ucciderli all’istante.

La maggior parte delle volte, però, gli animali non muoiono per la pugnalata che in genere recide il midollo spinale procurando loro solo la paralisi. Un metodo assurdo, la cui valutazione scientifica ha confermato che causa un dolore estremo, ma non la morte, che può arrivare anche dopo un’ora e mezza di lenta e dolorosa agonia.

Il coccodrillo del Nilo

Immagine

Il coccodrillo del Nilo (Crocodylus niloticus) è un rettile acquatico della famiglia dei Crocodylidae diffuso in Africa lungo il fiume Nilo. Può anche vivere, però, in acque salate, infatti è stato avvistato nel canale che divide il Madagascar dall'Africa. Il suo habitat sono fiumi, laghi, ruscelli, paludi e nelle foci dei fiumi. Si nutre di serpenti, tartarughe, pesci, uccelli, gnu, mammiferi di piccole e grandi dimensioni.

È il più grande e forte predatore africano d’acqua dolce, ma nonostante le dimensioni notevoli, può arrivare fino ai 6 metri, è praticamente impossibile distinguerlo quando è sommerso nell’acqua. Posizione da cui, grazie agli occhi situati nella parte più alta della testa, riesce a individuare e sorvegliare le prede e scattare fuori dall’acqua con un salto che può superare di parecchio la sua stessa lunghezza.

È dotato di una velocità incredibile e la potenza del suo morso è la seconda  più alta in natura dopo quella del coccodrillo marino. Non può masticare e le mascelle si chiudono a scatto ad una velocità di diverse centinaia di chilometri orari. Ma i suoi denti sono robusti e, poiché crescono in continuazione, vengono sostituiti da altri sempre nuovi.

Gustave, il mostro del Tanganica

Leggermente meno nota della leggenda del mostro del fiume Loch Ness, c’è quella di Gustave il mostro del lago Tanganica, un lago dell’Africa orientale situato al confine tra Tanzania, Congo, Burundi e Zambia. Si tratterebbe di un enorme rettile di oltre 7 metri secondo Patrice Faye, un erpetologo francese che insegue il mostro dal '98.

Gli sforzi per cercare di catturare le creatura, sono stati moltissimi, tutti senza successo. L'ultimo avvistamento risale al giugno 2015, quando un residente ha dichiarato di averlo visto sulla riva di un fiume mentre trascinava in acqua la carcassa di un bufalo adulto.

Avatar utente
Simona Sirianni
Giornalista
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views