“Mai visto a Scampia”: il parroco anticamorra contro Roberto Saviano

Roberto Saviano

Ancora polemiche contro Roberto Saviano, questo in seguito alla recente condanna, interviene il parroco anticamorra che lo umilia: “Mai visto a Scampia”.

Non si fermano le critiche e le polemiche a carico di Roberto Saviano, dopo la condanna subita per alcuni tratti del suo libro ‘Gomorra’. Andando nello specifico, Vincenzo Boccolato, imprenditore incensurato, è stato indicato da Saviano come facente parte di un clan di camorra e con un ruolo davvero importante nel traffico di stupefacenti, cocaina.

Saviano e il suo editore (Mondadori), sono stati condannati dai Giudici della prima sezione civile di Milano a versare 15mila euro a titolo di risarcimento all’imprenditore diffamato.

Dal mondo cattolico le critiche a Saviano

L’Unione Cristiani Cattolici Razionali critica lo scrittore scrivendo sul loro sito web:

Noi cattolici prendiamo lezioni da chiunque, ci mancherebbe. Certo, non ci sembra corretto che a mettersi in cattedra, ergendosi a maestro di morale e ‘difensore dei diritti’, sia proprio Roberto Saviano, un pluri-condannato per diffamazione e plagio (immoralità ‘laica’?)”

Da questo sono susseguite una serie continue di controverse prese di posizione per le quali lo scrittore ha in seguito avuto vicessitudini legali.

Le parole di Saviano e il Prete Anticamorra

L’UCCR lo definisce come ‘il moralizzatore’ era stato criticato lo scorso mese dall’ex parroco di Scampia don Aniello Manganiello. Il sacerdote lo aveva attaccato affermando:

“Anch’io sono stato minacciato di morte dai Lo Russo, ma ho sempre rifiutato la scorta per stare in mezzo alla mia gente. Saviano deve sapere che il suo gioco è ormai scoperto: non ha trascorso nemmeno una intera giornata a Scampia, altrimenti ci saremmo incontrati o almeno i miei parrocchiani me lo avrebbero riferito”.

Il parroco continua e specifica che Roberto Saviano è

“interessante sul piano narrativo, ma sul piano pratico, oltre a gonfiare a dismisura a dismisura il suo portafoglio, non salverà una sola vita. Quando i camorristi mi chiedono di organizzare il futuro dei figli per evitare che facciano la loro fine, io non mando quei ragazzi ai cortei anticamorra con una bandiera e un megafono in mano e non propongo loro i sermoni di Saviano. No. Io devo trovare le soluzioni, i soldi per farli mangiare, per impedire che le ragazze vadano ad abortire, per comprare i pannolini e pagare le bollette. Ma è difficile far soldi per gli ultimi, il quartiere è povero, non c’è borghesia e il denaro sono costretto a cercarlo fuori”.

Infine Don Aniello conclude

“lo scrittore simbolo dell’anticamorra a Scampia lo hanno visto soltanto in tv. Si può scrivere di camorra senza conoscere concretamente il fenomeno: bastano le carte passate da avvocati e magistrati da cui ricavare storie per editori modaioli e reti tv in cerca di nuovi mercati. Solo così si spiega il fenomeno perché, a dirla tutta, Saviano mi sembra un modesto scrittore. Se lo invitiamo a Scampia non risponde nemmeno. Alla Municipalità hanno tentato più volte. A lui non interessa la realtà, è uomo di fiction”.