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Quando la conversione di un ebreo finì in tragedia. Religione e pregiudizio in una storia del 1843

San Benedetto del Tronto – Se il 25 aprile ha lasciato in città strascichi a livello politico, per la decisione di non inserire a livello istituzionale il canto simbolo della Resistenza, Bella ciao, quella che raccontiamo oggi è una storia accaduta un 25 aprile, ma del 1843 quando una conversione di un giovane ebreo al cattolicesimo si trasformò in tragedia.

A differenza di altre città marchigiane come Ascoli Piceno, Fermo, Ancona, Pesaro e altre, i rapporti tra San Benedetto del Tronto e gli ebrei sembra siano stati molto rari. La prima notizia della presenza di ebrei in Riviera risale al 1843, quando un ragazzo di 28 anni originario di Ancona si convertì al cristianesimo. La conversione avvenne proprio a San Benedetto il 25 aprile, dove secondo i documenti conservati nell’Archivio Fermano 2.2 7/12 si consumò come dicevamo una vera e propria tragedia. Alla notizia della presenza di questo giovane, di nome Aminabad Camerini, la popolazione che aveva solo sentito parlare degli ebrei, cominciò a manifestare stupore e sbigottimento. Molti secondo le note riportate, temevano che la presenza dell’israelita sarebbe stata foriera di guai e disgrazie per San Benedetto.

Ma il bello o per meglio dire il brutto doveva ancora venire. Mentre si compiva la cerimonia della conversione nella chiesa della Marina, stipata sino all’inverosimile per il raro evento, e il Vescovo Martino Caliendi versava l’acqua sulla testa del giovane, caddero polvere e calcinacci dalla volta della chiesa dove si erano arrampicati dei giovani; nello stesso tempo due vecchi banchi cedettero per eccessivo peso delle persone sedute. Qualcuno gridò che la volta della chiesa stava per crollare. Non era vero ma il panico e in un certo senso anche il pregiudizio spinsero i presenti a fuggire e raggiungere la porta il prima possibile. Nel tumulto molti rimasero feriti perché urtati o pigiati dalla calca. Una ragazza morì schiacciata dai presenti che scappavano. Lo storico Giovanni Guidotti, che ha rivelato questo episodio nel suo libro Da San Benedetto in Albula a San Benedetto del Tronto ha cercato il nome di questa giovane negli archivi della chiesa ma non lo ha mai trovato, concludendo che si trattasse di una forestiera presente in città per l’occasione.

Come si vede, un classico caso di pregiudizio antigiudaico cristiano molto diffuso, non solo nella nostra zona ma in tutta Italia e in gran parte dell’Europa, che nel secolo successivo sarebbe diventato o sarebbe stato affiancato dall’antisemitismo, con le nefaste e tragiche conseguenze che conosciamo.

Roberto Guidotti

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