Assegno unico, 40.000 beneficiari Le domande dal 10 ottobre

Dal primo gennaio 2018 entrerà in vigore l'assegno unico provinciale, un sussidio che contiene in sè molteplici misure di cui - secondo le stime - potranno beneficiare circa 40.000 nuclei familiari e circa 180.000 persone fisiche beneficiarie. Le domande potranno essere presentate dal 10 ottobre prossimo.

Ieri il provvedimento è stato approvato dalla giunta provinciale e rispetto al progetto iniziale è stata accolta la richiesta della commissione consiliare prevedendo ulteriori aiuti alle famiglie con figli minori per l'accesso ai servizi della prima infanzia, una riduzione degli oneri per le famiglie con lavoro precario, qualora venga meno una fonte di reddito, e un rafforzamento del contributo provinciale a partire dal secondo figlio.

Il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, ha precisato che per l'assegno unico «si parte da uno stanziamento di oltre 75 milioni di euro ma con una riserva di risorse che potrebbero essere impiegate per soddisfare anche una domanda superiore alle stime, garantendo adeguata copertura a tutti coloro che ne avranno diritto».

Rispetto alla somma degli stanziamenti preesistenti per una serie di misure, ora confluite nell'assegno unico, la Provincia ha stanziato circa 18 milioni in più: 4 milioni in più per il contrasto alla povertà (erano 14 milioni per il reddito di garanzia), 11 milioni in più per le famiglie con figli e 3 milioni in più per gli invalidi civili.

«L'assegno unico - ha detto ieri Olivi - è una misura nuova perché tiene dentro allo stesso contenitore tre grandi obiettivi: il contrasto alla povertà, il sostegno alle famiglie e alla natalità, ed il sostegno all'invalidità. Da un lato quindi il contrasto all'indigenza in tutte le sue forme, aiutando anche chi si aiuta da sé e sta passando ad una situazione di estremo bisogno ad una di bisogno minore, ed è questo il senso dell'innalzamento dell'Icef a 0,16; dall'altro il sostegno alla famiglia, anche a prescindere dalla sua situazione economica, perché crediamo che sia importante promuovere il welfare familiare e la natalità in un Paese ancora deficitario sotto questo profilo».

L'universalità e l'equità sono i principali pilastri della riforma, vengono garantiti da una scelta fondamentale, l'individuazione di un indicatore unico, omogeneo e trasparente, quello dell'Icef, ma prevedendo soglie diverse a seconda dell'obiettivo: 0,16 per il sostegno al reddito, 0,30 per il sostegno garantito alle famiglie con figli, 0,40 per le misure riguardanti gli asili nido. Prima per alcune categorie contava l'Icef, per altre il reddito, per altre ancora il numero dei componenti della famiglia.

«Avere adottato un unico indicatore di ingresso - sottolinea ancora il vicepresidente Olivi - significa avere individuato nell'equità sociale la nostra stella polare, la nostra guida principale. Le novità che abbiamo introdotto in questa fase finale ne sono un'ulteriore conferma. A partire da quelle per le famiglie con figli piccoli per l'accesso ai servizi della prima infanzia.

Oggi l'accesso al nido per il primo figlio non può costare più 250 euro per coloro che percepiscono redditi alti e 40 euro per i redditi bassi. La novità ora è che dal secondo bambino, indipendente dall'Icef, la soglia massima di spesa scende a 150 euro .
La giunta ha tenuto conto del precariato: in una famiglia con figli, all'eventuale venir meno del reddito familiare, in tutto o in parte, prevediamo che qualsiasi sia il costo sostenuto per l'asilo nido esso venga ridotto del 50%.

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