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8 febbraio, Giornata mondiale di preghiera contro la tratta

Il vescovo Tisi a Verona con altri quattro vescovi per dire «no» al mercato del sesso a pagamento – L’iniziativa è promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII

Ci sarà anche monsignor Lauro Tisi tra i cinque vescovi che guideranno domani, venerdì 8 febbraio, a Verona, una manifestazione pubblica nella Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani.
L’arcivescovo di Trento sarà accanto al patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, e ai vescovi Giuseppe Zenti (Verona), Beniamino Pizziol (Vicenza), Pierantonio Pavanello (Adria-Rovigo) in una serata organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e che prenderà le mosse alle ore 20.30 dal Tempio Votivo di piazzale XXV Aprile.
L’obiettivo è pregare e lanciare un appello alle coscienze dei milioni di clienti italiani che ogni notte abusano di ragazzine inermi costrette alla prostituzione.
 
«Per la prima volta, pochi giorni fa – afferma Paolo Ramonda, presidente della Comunità Giovanni XXIII, – il Vaticano ha preso una posizione netta sui clienti delle prostitute. In essa si dichiara che gli Stati dovrebbero criminalizzare chi approfitta della prostituzione o di altre forme di sfruttamento sessuale.
«Una presa di posizione che segue quanto aveva già dichiarato un anno fa lo stesso papa Francesco, quando aveva definito i clienti criminali che torturano le donne».
 
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha liberato in Italia dalla strada e accolto oltre settemila ragazze vittime del racket della prostituzione.
Ogni settimana è presente con una trentina di unità di strada e oltre cento volontari per incontrare le persone che si prostituiscono.
La Giornata di preghiera contro la tratta venne istituita nel 2015 da varie realtà del mondo cattolico, con capofila Talitha Kum, la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta.
Si è scelto l’8 febbraio in quanto memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, religiosa sudanese della Congregazione delle Figlie della Carità, canonizzata nel 2000 da Giovanni Paolo II.
Bakhita, nata nel 1869, conobbe nella sua vita le atroci sofferenze della schiavitù. Riacquistata la libertà, si convertì al cattolicesimo e quindi abbracciò la vita religiosa.

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