«Ugo Baduel era per me il comunismo dal volto umano, non monolitico, non ossessionato dalla lotta di classe; anzi, un comunismo gaudente». Sandro Gerbi, storico e giornalista, è il biografo alacre di un’«altra» Italia: fiera, solitaria e civile. L’Italia che - libro dopo libro - si palesa e rivive nelle ricerche dedicate a Montanelli, Mattioli, Cuccia, Piovene, Colorni, Enriques, oltre che al padre Antonello Gerbi, economista in esilio peruviano dalle leggi razziali fasciste, raffinato letterato e americanista. Gerbi nel 2014 fu tra gli amici e studiosi che animarono un incontro per ricordare Baduel, di cui il prossimo 22 aprile ricorrerà il trentennale della morte. Cinque anni fa alla Società Dante Alighieri di Piazza Firenze a Roma, con Gerbi si dettero convegno Massimo D’Alema, Enzo Golino, Piero Sansonetti, Aldo Tortorella, Chiara Valentini, Simonetta Fiori, e Walter Veltroni autore del profilo di Baduel. C'erano la vedova Laura Lilli, femminista e firma culturale prima del “Mondo” di Pannunzio e poi di “La Repubblica” sin dalla fondazione del quotidiano di Scalfari (Lilli è scomparsa nel dicembre 2014), e la figlia Alessandra Baduel, anche lei giornalista.

Ugo Baduel (Perugia, 1934 - Roma, 1989) è stato un brillante inviato speciale de «L’Unità». Vi ha lavorato quasi trent’anni, dal 1960 (anno in cui si iscrisse al Partito Comunista Italiano) all'89 in cui morì. Ed è corretto non escludere l'ultimo tragico anno, perché è quello in cui scrisse uno dei suoi editoriali più importanti, «Il codice genetico del Pci», sebbene non ce la fece a vedere la sospirata caduta del Muro di Berlino nel novembre del 1989. Racconta ancora Gerbi: «Conobbi Baduel nel 1974 a Panarea dove trascorreva le vacanze estive con la compagna Laura Lilli, poi sposata. Aveva dieci anni più di me e un bel gommone. Sonnecchiava sulla spiaggia perché amava tirare tardi. Gli piacevano i bei vestiti, il buon cibo, i luoghi ameni, sebbene fosse sempre squattrinato, considerando che oltretutto lasciava al Pci un terzo dello stipendio di giornalista dell’Unità».

Baduel era editorialista, inviato speciale e «resocontista ufficiale» dei discorsi di Berlinguer, dei quali stendeva i «verbali» in pagine intere del quotidiano comunista. Divenne anche uno degli uomini più vicini al segretario, un confidente, secondo solo al «catto-comunista» Antonio Tatò. E Berlinguer si avvalse dello sguardo nitido e dell’approccio libertario del compagno di viaggio. «Ugo era nato a Perugia, giovane dossettiano, poi cattolico e comunista - ricorda Gerbi -, si era avvicinato al Partito giusto nel 1956 dei fatti d’Ungheria quando non pochi se ne allontanavano. Fu sempre dalla parte dei diseredati, tuttavia con una concezione laica della politica, senza particolare simpatia per l’Urss. Era un liberal che disorientava per la sua indipendenza politica sia i compagni più ortodossi sia gli amici della sinistra non marxista, come me, che ai tempi ero socialista vicino alla corrente di Riccardo Lombardi».

Gerbi serba anche memorie più personali di Baduel, che svela con pudore, quasi con ritrosia. «Incontrai dapprima Laura, figlia del grande giornalista Virgilio Lilli. Io allora lavoravo nello studio di Renato Cantoni e lei era al “Globo” diretto da Pirani. Poi presi a incontrare Ugo a Roma dove stava lui o a Milano dove vivevo io, una o due volte al mese. Fu sua la prima inchiesta sulle logge massoniche deviate, nel novembre dell’80, qualche mese prima che venisse diffuso l’elenco degli iscritti alla P2». Baduel viaggiava parecchio per il giornale, specialmente nel Sud: la Napoli di Antonio Gava, i bambini «in affitto» nella Puglia murgiana, il caporalato in Sicilia... Laura Lilli testimoniò: «Questo fa un inviato dell’”Unità”: va venticinquemila volte nella vita a Matera per discutere con la gente che non vuole più vivere nei Sassi»

Vorace di esperienze vitali e, tra l’altro, accanito fumatore, Baduel morì a soli 55 anni, il 22 aprile 1989. Nel 1992 appare postumo per i tipi di Sellerio il romanzo-memoir L’elmetto inglese: l’arrivo degli alleati visto da un ragazzino che era stato «fascista» e improvvisamente scopre la libertà. «Ai funerali di Ugo – conclude Gerbi - fra tanti comunisti, mi stupii di vedere Paolo Baffi, ex governatore della Banca d’Italia, un liberale einaudiano. In realtà, Baffi era divenuto amico di Baduel grazie a Tullio Riccio, vicedirettore generale dell’Istituto, padre della critica d’arte Bianca Riccio che era stata la prima moglie di Ugo (scomparsa nel 2018) e la madre di sua figlia Alessandra».

Già, il comunista che non mangiava i bambini aveva sedotto persino un uomo del capitale. Berlinguer e Baduel, un «fattore B» ante litteram mancato troppo presto a una sinistra che da tempo non sa farsi amare.

 

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