BARI - San Nicola? Un ragazzo con i capelli biondo-cenere e lo sguardo un po' perso nel vuoto. L'imperatore-martire Nicola II di Russia? Raffigurato come Ash Ketchum, l'allevatore-allenatore dei «Pokémon», i mostriciattoli tascabili creati dalla fantasia dell'informatico Satoshi Tajiri. E poi Madonne, altri Santi e scene delle Scritture...
È bufera religioso-mediatico-cultural-politica in Russia sulla creazione e pubblicazione di una serie di icone sacre della Cristianità reinterpretate secondo lo stile degli «anime» del Sol Levante, i cartoni animati derivati dai «manga», i fumetti giapponesi.


Non siamo ancora arrivati alla furia iconoclasta sviluppatasi nel mondo bizantino durante i primi secoli di vita della Chiesa (il clou nei periodi degli anni 726-766 e 813-842), ma appare molto precario in queste settimane il futuro del gruppo di giovani creativi «8000 Ortodoksalanime», attivi nella città di Ufa (Baschiria, 1.400 chilometri ad est di Mosca), messi all'indice dal clero ortodosso locale come indiziati di «blasfemia», reato contro il quale il governo della Federazione russa da sei anni ha inasprito le pene dopo «performances» volgari in chiesa messe in scena dal gruppo delle contestatrici «Pussy Riot».
Le icone «anime» della discordia sono state pubblicate dal gruppo su un «social» russo molto simile a Facebook, «Vkontakte», e sono state aspramente criticate sulle tv locali da un prete ortodosso che ha definito «ignoranti» gli autori e li ha accusati di violare la legge ortodossa, definendo «peccaminosa» la loro opera. I fedeli hanno definito le immagini «blasfeme» e hanno detto che erano «profondamente offensive». Alcuni utenti si sono addirittura rivolti ai gestori di «VKontakte» per avvertire che la pubblicazione di quegli «anime» potrebbe causare conseguenze legali dal punto di vista amministrativo o addirittura penale, con l'arresto, per aver «insultato la sensibilità dei credenti».
Il «pensiero dominante» della Chiesa ortodossa russa, come si sa molto legata al potere politico, è nettamente contrario a questa innovazione grafica ma anche contenutistica, supportata anche dal sospetto di segni di «satanismo» nei cartoon giapponesi e dall'ipotesi che gli «anime» possano favorire istinti suicidi fra gli adolescenti.
Nel mondo cattolico italiano le cose sembrano andare infatti in senso molto diverso, e non da oggi.
Già nell’aprile di nove anni fa infatti addirittura il Museo Diocesano di Venezia ospitò una mostra di «Santi Manga», ben 80 immagini realizzate dallo Studio Ebi di Brescia «per avvicinarsi ai giovani in modo nuovo e più moderno», dissero gli organizzatori, ben consci dell’enorme diffusione di questo stile in Europa.

Forte anche della sua storia missionaria (compresi i 40 martiri con a capo San Paolo Miki, perseguitati fra il Cinquecento e il Seicento), la Compagnia di Gesù (i Gesuiti, l’Ordine dal quale proviene l’attuale pontefice, papa Francesco) organizzò quattro anni dopo nella chiesa di Sant’Ignazio a Roma la mostra «Che santo è?», con l’esposizione di immagini dei Santi romani dipinte in stile «manga». «Il progetto non intende banalizzare l’immagine dei santi e la loro trasposizione iconografica - spiegarono i Gesuiti -;piuttosto, avvalendosi di esperti, ha approfondito i dati della tradizione e gli attribuiti dell’iconografia solo traducendoli in un linguaggio nuovo e facilmente comprensibile» dedicato soprattutto ai giovani e ai bambini.
I dati 2011 dicono che su 127 milioni di giapponesi, si contano fra i 2 milioni e mezzo e i 3 di cristiani. Una netta minoranza, ma ciò non toglie che il linguaggio usato da altre civiltà possa essere utilizzato per trasmettere i valori del bacino euro-mediterraneo.
Anche nella cultura occidentale esiste ancora la tendenza ad «alzare» muri fra «noi» e «loro»,, gli asiatici. Basti pensare al film «Silence» di Martin Scorsese (2016) che racconta le persecuzioni contro i cristiani e l’abiura finale della fede da parte dei missionari gesuiti.
Ma sapete chi fondò la Chiesa ortodossa giapponese? Il monaco di Smolensk Ivan Kasatkin (1836-1912) ora venerato come «Nicola del Giappone»... La sfida del dialogo fra mondi «diversi» continua.

L'INTERVISTA AL PROF. GUIDO CORAZZIARI: «Un buon modo pop di rivedere la fede» 

E se la classica icona della Madonna con Bambino diventasse un anime? Potrebbe sembrare un fenomeno completamente nuovo e quasi «blasfemo», ma in realtà non è così. La scelta di un collettivo di giovani fumettisti russi di tramutare sul web l'iconografia religiosa con volti noti di personaggi dei fumetti e cartoon giapponesi ha già dei precedenti.
La Chiesa ortodossa russa ora urla allo scandalo, ma già dieci anni fa, al congresso annuale dei giovani organizzato dal partito del potere della Federazione Russa - «Seliger 2009», era stato presentato un analogo libretto che fonde, tra gioco e fede, i manga alla religione. Ed ecco che, come per magia, Ash, il famoso allenatore dei Pokémon, diventa lo zar Nicola II imperatore martire e i quattro Hokage del mondo animato di Naruto, si trasformano in santi.
Un caso, questo che rende l’arte del fumetto una finestra su mondi religiosi lontani. Dai fumetti Marvel con protagonista Thor, dio della mitologia norrena, a Saint Seiya, il Pegasus dei Cavalieri dello Zodiaco, che nel manga di Masami Kurumada fa rivivere il pantheon pagano, fino a Neon Genesis Evangelion che rimanda alla genesi biblica, sono tanti gli esempi di commistione tra culto e matita.


Per il prof. Guido Corazziari, docente dell'Accademia delle Belle Arti di Bari, questa nuova forma di contaminazione artistica peraltro non è così innovativa.
«In arte è tutto un frega-frega, anche Picasso e Cattelan, per citare un moderno e un contemporaneo, sono stati accusati di “furto”, ma questo non significa rubare. Farlo con le religioni poi è ancora più legittimo. Chi detiene il copyright del Corano o della Bibbia? Nessuno. Le religioni vanno viste come delle favole raccontate agli uomini/bambini per farli addormentare. Sono belle, utili, ma crescendo si dovrebbe imparare a metterle in discussione. Anzi, proprio per questo, favole e religione sono indispensabili a sviluppare il pensiero critico. A mio avviso non c'è nulla di blasfemo o volgare nella contaminazione delle due cose, se il fine è sviluppare le idee e l'analisi critica».
Ci sono altri casi al mondo in cui l'arte fumettistica ha preso le mosse dalla religione?
«L'arte, soprattutto nel cristianesimo è usata come spiegazione tangibile della religione: basti pensare a Giotto, Michelangelo, Botticelli e Canova. Ciò non toglie che ci sono stati altri artisti che hanno osato mescolare sacro e profano rifacendosi soprattutto a nudi femminili con Madonne varie, da David La Chappelle a Gayla Partrige, da Pierre e Gilles a Natalie Shau. Eppure la moda di usare i cartoon con le icone sacre è nuova. Anche io nei miei dipinti tendo a unire personaggi noti dei cartoni a figure come Buddha o Shiva: è un modo pop di rivedere la fede, qualunque essa sia».
E quanto questa nuova forma d'arte può davvero avvicinare i giovani alla sfera religiosa?
«A mio avviso è un ottimo strumento, i più giovani possono appassionarsi all'arte del disegno e allo stesso tempo scoprire la storia e i fondamenti della religione. La chiave però deve essere sempre critica: alla fine l'obiettivo dell'arte è quello di creare punti di domanda, deve provocare e scandalizzare per attirare l'attenzione».

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