Il Comune di Valenzano resta commissariato e per ora il sindaco Antonio Lomoro resta fuori dal Comune. Il Consiglio di Stato stoppa la sentenza del Tar che aveva fatto esultare in qualche modo l'ex primo cittadino del Comune commissariato (da settembre 2017) per infiltrazioni da parte della criminalità organizzata e lo fa con un decreto, scritto dal presidente della terza sezione di Palazzo Spada, Franco Frattini, che ha deciso di accogliere l'istanza cautelare presentata dal Ministero dell'Interno attraverso l'avvocatura dello Stato.

Valenzano è il paese del Barese che nel settembre 2016 balzò alle cronache nazionali per la festa patronale nella quale i presunti boss locali sfoggiarono una dedica sulla mongolfiera che tradizionalmente viene lanciata alla fine della festa. Quell'episodio segnò l'inizio di una indagine disposta dalla Prefettura che portò a svelare una serie di irregolarità commesse nell'amministrazione di Valenzano.

Pur trattandosi di un provvedimento monocratico che generalmente viene liquidato in poche righe, il giudice si lascia andare in argomentazioni di merito abbastanza approfondite - il provvedimento è di oltre 4 pagine - mettendo in un angolo la lettura data dai giudici del Tar Lazio che avevano accolto nel merito il ricorso presentato da Antonio Lomoro. E proprio sul ruolo dell’ex sindaco il giudice Frattini si sofferma sottolinando che «quale dipendente da lungo tempo - ancorché autosospeso dopo l’elezione vittoriosa - di una società appartenente a uno stretto parente di un locale pericoloso boss mafioso, con quote societarie in parte di proprietà del socio accomandante che ha ceduto la carica al figlio» ed è stato poi eletto consigliere comunale nella maggioranza dello stesso Lomoro.

Per ora, dunque, bocce ferme sino all'udienza in camera di consiglio prevista il prossimo 18 aprile.

Il giudice Frattini considera prevalente l'interesse pubblico generale a proseguire l’opera di risanamento e di rimozione di ogni possibile interferenza mafiosa nell’amministrazione comunale, mediante la gestione commissariale "giacché la contaminazione mafiosa sulle attività di un ente pubblico rappresenta esattamente l’opposto dei principi democratici di rappresentanza elettiva".
Il tenore del decreto del presidente della terza sezione di Palazzo Spada sembra lasciare pochi spazi - almeno in questa fase - a un accoglimento dell'appello di Lomoro. Frattini scrive a chiare lettere che il commissariamento è uno strumento di tutela del presidio di democrazia proprio in presenza di inidizi che portino al “più probabile che non” pericolo di contaminazione della mafia". E aggiunge, peraltro, che Lomoro non potrebbe in alcun modo reinsediarsi come sindaco essenso conclusa la consiliatura da tempo e che la sua pretesa potrebbe essere solo quella di partecipare nuovamente ad elezioni nella tornata del 26 maggio (se ritenuto non incompatibile) anzichè a conclusione del commissariamento.

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