BARI - Antonio Decaro è sindaco di Bari e presidente nazionale dell’Anci. Ieri la «rottura» istituzionale con il governo e lo stop, di conseguenza, alle intese tra enti locali, Regioni ed Esecutivo.

Decaro, cos’è successo?
Nel corso di un incontro l’11 settembre scorso, avevamo stretto la mano al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sul bando periferie, suggellando il suo impegno a ripristinare i fondi alle periferie. Ovvero per un’azione concreta contro il degrado e a tutela delle fragilità. Quell’impegno ieri non ha avuto alcun riscontro. Se qualcuno ha voluto prendere in giro gli ottomila sindaci italiani, ha fatto male i conti.

A proposito di conti, di che cifra stiamo parlando?
Non c’è più traccia di un miliardo e seicento milioni di euro destinati alle periferie italiane.

Il sottosegretario all’Economia, Massimo Garavaglia, l’accusa di interessi di parte. Il ministro per gli Affari Costituzionali, Erika Stefani, afferma che è stato lei ad abbandonare il tavolo della Conferenza unificata. Che risponde?
A Garavaglia e alla Stefani ricordo che l’Anci rappresenta tutti i sindaci, a prescindere dalla provenienza geografica o dall’estrazione politica, come dimostra la composizione della delegazione al momento della rottura delle relazioni (c’era anche Filippo Nogarin, sindaco grillino di Livorno e Roberto Pella, primo cittadino di Valdengo, in quota Forza Italia, ndr).

Non è che lei s’è messo di traverso?
La nostra disponibilità, con l’unico scopo di risolvere il problema, è stata massima fin dal primo momento. E questa circostanza è sotto gli occhi di tutti. I partiti di appartenenza di ognuno di noi non c’entrano niente. Durante l’incontro con il presidente del Consiglio, era stato fissato un percorso in due fasi che prevedeva l’intesa in Unificata per sanare la presunta incostituzionalità di una norma che finanziava per 800 milioni di euro il bando periferie, quindi l’istruttoria di un iter per inserire nel primo decreto utile le risorse e fissare le procedure per riallocare i fondi. Ieri in Unificata era stata messa all’ordine del giorno l’intesa, un primo passo. Ma il governo, sollevando un problema di natura tecnica l’ha tolta.

Un problema concreto o risolvibile?
Risolvibile, secondo noi, se solo ce ne fosse stata la volontà politica.

Ora chi ne farà le spese?
Il rischio è di lasciare sole le periferie e bloccare anche tutti gli investimenti privati che sarebbero seguiti alle riqualificazioni. Pagheranno i giovani e gli anziani che vivono nelle periferie cui è stata tolta la speranza di vivere in luoghi migliori, con servizi degni e spazi per socializzare. I sindaci hanno già preso impegni con i cittadini e anche con progettisti e imprese. Perché quei lavori sono andati avanti e oggi non sappiamo più come pagarli.

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