«Alla fine del 2017 (governo di centrosinistra) gli immigrati presenti nelle strutture in quel di Bari erano in tutto 2.791, diventati 2.383 all’inizio del 2018 (governo di centrosinistra). Ora sono 817 (Lega al governo), eppure gli amministratori del Pd si preoccupano perché temono di ritrovarsi troppi immigrati. Posso rassicurarli: il Partito democratico non tocca palla, e quindi le invasioni, i ghetti e le strutture disumane zeppe di stranieri sono un lontano ricordo». È quanto afferma il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, leader della Lega Nord.

Secondo i dati forniti dal Viminale, il 1° dicembre 2017 i centri temporanei attivi (Cas) in provincia di Bari erano 14, con un totale di 1.122 immigrati che si sommavano ai 1.669 nel Cara di Bari Palese, lo stesso Cara che nell’estate 2017 registrò il record di 1.945 ospiti. Il 1° gennaio 2018 i centri temporanei attivi a Bari erano 20 con una presenza di 1.341 persone, che si sommavano alle 1.042 del Cara cittadino. Ora, nell’unico Centro di accoglienza straordinario ci sono 42 immigrati mentre nel Cara 775 ospiti.

Il ministro degli Interni evidenzia il calo del numero dei migranti nelle strutture di accoglienza baresi dopo le affermazioni del sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro (Pd), che nei giorni scorsi ha criticato la «eliminazione del percorso di accoglienza diffusa» prevista dal Decreto Sicurezza.

Decaro, infatti, teme che con la chiusura dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) si torni ad un eccesso di presenze nel Centro accoglienza e richiedenti asilo (Cara) di Bari-Palese che, secondo il primo cittadino, si è svuotato proprio in seguito all’accoglienza diffusa nei Comuni della provincia.

In un incontro nei giorni scorsi al Viminale, Decaro ha anche sottolineato che cancellare la protezione umanitaria per i richiedenti asilo non farà altro che «aumentare in maniera esponenziale il numero delle persone che sono considerate irregolari». E ha criticato il ridimensionamento del sistema Sprar sul quale «i sindaci non sono stati ascoltati».

«Il decreto - ha sottolineato Decaro - snatura l’accoglienza diffusa per la quale ci siamo battuti, e tradisce la disponibilità data dai sindaci per ridurre le tensioni sociali».

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