Galeotto fu il cambio di residenza. Che sempre più spesso fa rima con l’improvvisa separazione. Dei coniugi, ma non solo: a volte, infatti, è il figlio che va a vivere improvvisamente da solo. Sono alcuni degli escamotage più gettonati che, a quanto pare, gli italiani starebbero mettendo in pratica per accaparrarsi il reddito di cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà che il Governo «gialloverde» ha varato la settimana scorsa, vera e propria bandiera del Movimento 5 Stelle. Adesso che il reddito di cittadinanza è legge, sembra che gli italiani stiano già studiando il metodo che possa portarli ad applicare, da buoni italiani appunto, il detto «fatta la legge, trovato l’inganno». In questo caso, pur a fronte di un vero e proprio irrigidimento dei controlli, stando a quanto riferito dagli operatori di alcuni Caf (Centri di assistenza fiscale) lucani, sarebbero già in atto vere e proprie «moine» per aggirare il problema del reddito Isee (Indicatore di situazione economica equivalente). La manovra «madre» è quella del cambio di residenza. Il motivo è presto spiegato: se faccio parte di un nucleo familiare dove c’è già qualcuno che lavora, o, comunque, di un nucleo il cui reddito Isee è superiore ai 9mila 360 euro, non potrò avere diritto al beneficio. A questo punto mi conviene cambiare residenza, sì da risultare da solo. In tale contesto, hanno altresì sottolineato dai Caf lucani, non è solo l’escamotage del figlio ad essere praticato. Sempre più spesso, infatti, anche i coniugi tendono a separarsi. Ma anche in questo caso la separazione è fittizia. O, meglio, preordinata al cambio di residenza. Morale della favola?

In certi casi è necessario dimostrare di essere da soli. Per non superare il tetto previsto dalla legge, pena l’impossibilità di ottenere il beneficio del reddito di cittadinanza. Non ci sono solo i fenomeni descritti, però. Spesso, infatti, il cittadino tenderebbe a non presentare tutta la documentazione necessaria al Caf per omettere redditi che, altrimenti, farebbero gonfiare l’Isee. In tal caso, hanno precisato gli operatori Caf, la «manfrina» è sempre più difficile perché i controlli sono serrati. Altra manovra è quella di «taroccare» l’Isee. Anche in tal caso, però, sembra che la guardia alta renda difficile centrare l’obiettivo. Insomma, se qualcuno aveva mosso critiche a questa misura di sostegno alla povertà sottolineando che sarebbe stata solo l’occasione per alimentare truffe e manfrine, sembra che non avesse tutti i torti. Proprio per evitare questo, però, le forze dell’ordine (in particolare la Guardia di Finanza) starebbe per mettere in atto una massiccia attività di contrasto o, meglio, di prevenzione. Al fine di evitare che i soliti furbetti passino per poveri pur non essendo tali. Una cosa è certa: i Caf lucani segnalano un vero e proprio assalto alla diligenza, cioè un boom di domande. Sportelli presi d’assalto, o quasi, dunque. Da questo punto di vista, quindi, la misura sembrerebbe aver colto nel segno. Sulla fattibilità economico-finanziaria dell’operazione e sulla sua copertura, invece, il dibattito è sempre aperto. Ma questo, evidentemente, sarà più chiaro tra qualche tempo. Così come solo nei prossimi mesi sapremo se e quanti furbetti della povertà saranno stati smascherati.

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