Sono 35.500 le famiglie che, in provincia di Lecce, potrebbero beneficiare del Reddito di cittadinanza (Rdc). In base ai dati elaborati da Svimez, dei 214.600 nuclei familiari che avrebbero diritto al Rdc, il 16 per cento risiede nella provincia leccese. Di questi, 5mila hanno un Isee nullo, 9.500 inferiore ai 3mila euro, 11.330 compreso tra i 3mila e i 6mila euro, 9.700 tra i 6 e i 9mila euro.
A farla da padrona è la provincia di Bari con 68.100 nuclei familiari potenziali beneficiari di Rdc, seguita da Foggia con 36.300 famiglie papabili. Terza piazza per Lecce che precede Taranto, ferma a 30.800, e Barletta-Andria-Trani, con 25.200. Chiude la classifica Brindisi, con 18.600 famiglie con Isee al di sotto dei 9mila euro. Nel complesso, la Puglia è la terza regione del mezzogiorno d’Italia, dopo Campania e Sicilia, per numero di famiglie interessate dal Rdc.
In base alle stime di Svimez, nei primi 9 mesi del 2019, le risorse impiegate per erogare il sussidio in Puglia ammonteranno a circa 1,6 miliardi di euro. I nuclei aventi diritto potranno ricevere un assegno mensile sino a 780 euro.
Incrociando tali dati con quelli in possesso del Caaf della Cgil Lecce sulle altre misure a sostegno del reddito già attive a livello regionale, come il Reddito di dignità (Red), e a livello nazionale, come il Reddito di inclusione (Rei), è possibile avere un quadro più completo della situazione nel Salento.


Per quanto riguarda il Rei, dall’11 febbraio 2017 il Caaf ha registrato 68 pratiche provenienti dall’Ambito di Lecce, 49 da Gallipoli, 45 da Nardò, 31 da Campi Salentina, 20 da Martano, 12 da Casarano, altre 12 da Gagliano del Capo, 8 da Maglie, 6 da Poggiardo e 4 da Galatina, per un totale di 255.
Le domande di accesso al Red presentate al 10 aprile scorso, invece, erano 8.012, di cui 2.188 dall’Ambito di Lecce, 1.141 da Nardò, 933 da Campi, 826 da Gallipoli, 694 da Casarano, 521 da Gagliano, 371 da Martano, 314 a Maglie, 273 da Poggiardo.
«Al momento – commenta Roberto Natali del Caaf operativo della Cgil Lecce – non abbiamo molti dati per poter ipotizzare che ricadute avrà sul territorio il Rdc. Possiamo dire, invece, che per quel che concerne Rei e Red, stiamo continuando ad inserire le pratiche. Purtroppo a volte si registrano dei ritardi, non dovuti a inefficienze della Regione, quanto piuttosto alla carenza di personale dedicato».


È probabile che, una volta entrato a regime il Rdc, quest’ultimo assorbirà le altre misure di sostegno al reddito.
«In realtà – aggiunge Natali – il Rdc è molto simile al Rei, dovrebbero cambiare la modalità di accesso alla misura e l’ammontare del sussidio che dovrebbe crescere, anche se non credo che i 7-8 miliardi di cui si parla siano sufficienti a garantire la copertura per tutti gli aventi diritto».
Per quel che concerne Red e Rei, avendo uno storico, è possibile formulare delle considerazioni più circostanziate.
«In base ai dati in nostro possesso, al di là del picco iniziale, le richieste – commenta Natali – sembrano stabili nel tempo. Abbiamo ancora richieste da parte dei cittadini che si trovano in stato di povertà o non ha reddito o non hanno un lavoro. Per chi si trova in queste condizioni, Red e Rei costituiscono una boccata d’ossigeno».

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