LECCE - Ventuno anni di carcere sono stati richiesti nei confronti di Vincenzo Rizzo, 54enne di San Cesario di Lecce, dal pubblico ministero Valeria Farina Valaori, nella requisitoria per il processo a carico degli implicati nell’operazione “Labirinto”, che ha tagliato la testa a due presunti gruppi federati allo storico clan della Scu Tornese di Monteroni di Lecce. E di cui proprio Rizzo, con diramazioni fra San Cesario, San Donato, Lequile e agganci fino a Gallipoli, sarebbe proprio uno dei principali referenti. Ora, in attesa che arrivi la sentenza con rito abbreviato, è scattato anche il sequestro di beni nei suoi confronti.

A eseguire la misura sono stati i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Lecce. Il decreto di sequestro preventivo di beni, per un valore stimato in 800mila euro, è stato emesso dalla Prima sezione penale del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia locale.

Rizzo era stato arrestato insieme a un’altra trentina di soggetti, il 2 luglio dello scorso anno. Fra le varie accuse formulate ai due sodalizi: traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, estorsione e danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso.

Nel caso di Rizzo, gli accertamenti hanno documentano la disponibilità di un patrimonio che non sarebbe giustificato dall’entità dei redditi dichiarati. Secondo gli inquirenti, dunque, sarebbe frutto degli introiti derivanti delle attività illecite individuate nel corso delle indagini. Sulla scorta di questi risultati, il Tribunale di Lecce ha quindi disposto il maxi sequestro.

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