POTENZA - E ora che farà De Bonis? Il senatore lucano è stato espulso dal M5S perché condannato in appello dalla Corte dei Conti a un risarcimento per la Regione di 2.800 euro più le spese legali. L’accusa: aver dichiarato di essere un «giovane imprenditore attivo da meno di 5 anni» per poter ricevere fondi pubblici, mentre in realtà la sua azienda era nata 8 anni prima. Sul fronte penale, De Bonis era stato accusato per falso ideologico e rinviato a giudizio per truffa. Entrambi i casi risolti con la prescrizione. Accanto a questa vicenda giudiziaria, De Biasi è accusato dal partito di aver tradito il programma con il quale si è presentato alle elezioni.

Dopo l’espulsione De Bonis si dimetterà da senatore, come ha ipotizzato a caldo subito dopo il provvedimento, o approderà in un altro gruppo parlamentare? Potrebbe seguire la strada di altri cinque ex grillini confluiti in «Sogno Italia», gruppo fondato dal senatore lucano Salvatore Caiata (presidente del Potenza calcio), anch’egli espulso dal M5S ancora prima di essere eletto perché indagato nell’ambito di una vicenda giudiziaria che si è risolta successivamente con l’assoluzione piena. Con l’ingresso di De Bonis in «Sogno Italia» si verrebbe a delineare uno scenario che i commentatori politici hanno già descritto dallo scorso novembre: la «creatura» di Caiata potrebbe rivelarsi un contenitore dei dissidenti del M5S per appoggiare un eventuale Governo di centrodestra. Per la verità, lo stesso Caiata - durante la trasmissione di Radiouno «Un giorno da pecora» il 28 novembre scorso - è rimasto sul vago in merito a un eventuale «ticket» col centrodestra. Lei - hanno domandato i conduttori Lauro e Cucciari - appoggerebbe un esecutivo di questo tipo? «Non siamo pregiudizialmente contrari a niente, valutiamo. Io con altri espulsi dai cinquestelle cerchiamo di continuare a fare politica tenendo fede agli impegni con gli elettori nei nostri territori».

In attesa di sviluppi su un possibile aggancio di De Bonis a «Sogno Italia», resta da capire cosa ne pensa la base dei grillini di tutta questa vicenda. Impresa difficile. Nessuno intende esporsi, soprattutto se in contrasto con quanto deciso dai vertici. Per dirla alla Mentana, l'espulsione di De Bonis, con altri tre parlamentari M5S, confermerebbe una caratteristica del Movimento, quella di essere fortissimo a gestire il consenso, ma incapace di accettare il dissenso. Considerazione che viene contestata dai pentastellati «allineati» che focalizzano l’attenzione sulle accuse mosse nei confronti dell’azione di governo da parte di De Bonis, critico, in particolare, sullo smaltimento fanghi nei terreni agricoli e sulla prosecuzione dei lavori per il gasdotto Tap. Il Movimento spiega che non si tratta di gestione del dissenso, ma di coerenza. De Bonis, così come gli altri «epurati», aveva votato un programma che costituiva il riferimento alla propria candidatura. Era chiamato ad agire in sintonia con il gruppo e con lo stesso programma. Non averlo fatto significa aver tradito non solo il partito ma anche i suoi elettori. Insomma, ciò che è accaduto - a detta dei militanti del M5S - andrebbe letto come un pregio, non come un difetto.

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