Da circa un anno aveva scelto Potenza per tenere un profilo basso e non farsi notare. E c’era riuscito. Alessandro Migliacci, 38 anni, napoletano ritenuto appartenete al clan camorristico «Formicola» e uno dei componenti del commando killer che negli anni 2002 e 2004 mise a segno gli omicidi dei fratelli Massimo e Salvatore Petriccione, è stato arrestato ieri a Potenza dalla Squadra Mobile del capoluogo diretta dal commissario capo Donato Marano.

L’arresto è venuto su disposizione del Gip del capoluogo partenopeo nell’ambito dell’operazione che ha portato a 12 arresti nei confronti di altrettanti presunti camorristi, tra i quali 7 esponenti del clan D’Amico-Mazzarella per l’omicidio di Luigi Mignano perpetrato lo scorso 9 aprile davanti ad una scuola e 5 appartenenti al clan camorristico Formicola, appunto, per gli omicidi dei fratelli Massimo e Salvatore Petriccione avvenuti il 29 giugno 2002 e l’8 marzo 2004.

Migliaccio aveva preso casa in fitto nel centro storico di Potenza e vi viveva con la sua compagna. Ufficialmente non svolgeva alcuna attività lavorativa né aveva parenti che giustificassero la sua presenza in città.
In gioventù era stato però recluso nel carcere minorile di Potenza e qui, forse, aveva fatto delle conoscenze di persone del posto o semplicemente aveva preso confidenza con la città nel corso di qualche uscita scegliendo, per questo, di passare a Potenza il suo periodo di «basso profilo».

Migliaccio è un nome di spicco nel mondo della criminalità per più aspetti. Coinvolto nel maxiprocesso alla camorra di Barra e Ponticelli, ha riportato diverse condanne poi ha intrapreso un percorso da collaboratore di giustizia facendo, tra l’altro, rivelazioni sia sull’omicidio del Gaetano Formicola nel 1993 e sulla ben più decisione di tre clan (gli Amato-Pagano, i De Micco e i Rinaldi-Formicola) di consorziarsi per dividersi gran parte del traffico di droga della zona, in particolare cocaina che partiva dalla Colombia e arrivava in Campania tramite Olanda e Spagna.

La collaborazione di giustizia si sarebbe però interrotta e così Migliaccio avrebbe comunque (e comprensibilmente) scelto di stare lontano dalle sue zone d’origine e avrebbe ripiegato su Potenza.

In questa dinamica nulla di strano men che meno di illegale. Ma chiaro appare l’interesse delle forze dell’ordine a capire questi movimenti sul territorio, ad approfondire perché la scelta di trovare alloggio nel centro di Potenza e se per questa scelta abbia potuto fare affidamento sull’aiuto di qualcuno (e nel caso di chi) e a quale titolo.

Per questo c’è da ritenere che l’attività della polizia potentina, che ieri notte ha agito su disposizione dell’autorità giudiziaria di Napoli, abbia ora un prosieguo sia pure a titolo meramente informativo: abbiamo scoperto di essere un «buen retiro» di esponenti di spicco della criminalità campana. Un altro elemento su cui riflettere per garantire sicurezza al territorio e a quanti ci vivono sopra.

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