ESCLUSIVA - L’appello di Lucas Leiva: “Basta pensare allo scorso anno! Ecco cosa serve per arrivare in Champions…”

Pubblicato il 01/01/19 alle ore 19.01
02.01.2019 07:30 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Intervista realizzata dal direttore Alessandro Zappulla-Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - L’appello di Lucas Leiva: “Basta pensare allo scorso anno! Ecco cosa serve per arrivare in Champions…”

Occhi di ghiaccio, capelli biondi e un aplomb che sa d’inglese. Un insieme di tratti che inganna sin da subito sulla provenienza di Lucas Leiva, che di europeo si sa, nasconde solo le origini: italiane peraltro. Lucas è nato in Brasile a Durados, un comune dello Stato del Mato Grosso do Sul. La vita da quelle parti scorre lenta, fra grandi distese di terra e tanta agricoltura. Con il Paraguay a due passi (appena 100 Km) e diverse etnie a contatto (lì vive una buona fetta di immigrati giapponesi, che popolano il Brasile) il giovane Lucas, iniziava a dare calci ad un pallone, inseguendo sogni e passioni. Fra estati trascorse in ‘Fazenda’ ed inverni chini sui libri, Leiva ha plasmato il proprio destino. Il calcio innanzitutto, coltivato nel mito di Falcao e nell’ambizione di diventare un campione vero. A lui piace dirigere, orchestrare, sistemare. L’ordine innanzitutto, in campo come nella vita: “È vero, mia moglie dice che sono molto rigido. A volte secondo lei sono metodico e sin troppo meticoloso: troppo inglese insomma. Questa cosa la infastidisce”. Sarà pure pesante, come lamenta la bella Ari, ma Lucas di quella dote ne edifica un pregio. Lui è sempre stato uno tutto d’un pezzo e in cuor suo non è mai venuto meno a princìpi e ideali con cui è cresciuto. Cattolico credente e gran lavoratore, è nato con il dna del campione. “I miei compagni? Dicono che sono uno tosto, che picchio duro anche in allenamento, ma soprattutto vedono in me un gran professionista”. E hanno ragione, perché Lucas Leiva fa del calcio e del suo mestiere una questione di vita. Quindici anni di calcio ad alti livelli, fra Gremio, Liverpool e Lazio. Tante battaglie consumate sui campi. Lucas il lottatore, Lucas il ‘rubapalloni’, Lucas il regista, ma soprattutto Lucas il predestinato, con le effigi biancocelesti incise nel suo primo giorno di vita. Quel 9 gennaio tanto caro al popolo laziale, che da due anni ormai ha un gusto doppio per lui: “Me lo hanno fatto notare fin da subito. Il mio compleanno coincide con quello di questo glorioso club e ne sono onorato. Un giorno speciale, per me adesso è festa due volte”. Lo abbiamo incontrato a Formello: borsa in spalla, pronto ad allenarsi, come quando era un ragazzino. Come quando, a proposito di compleanno, preferì spegnere le candeline anziché mangiare la torta. Niente dessert, di lì a poco avrebbe giocato una sfida importante. Lucas Leiva, un campione d’altri tempi, che ha scelto la Lazio per consacrare il suo cammino e scrivere ancora una pagina importante di calcio, con l'aquila sul petto.

Come ti trovi a Roma?

“Mi trovo benissimo. Sin dal primo giorno mi hanno fatto sentire a casa. La Lazio è un ambiente sano per lavorare. La città è bellissima e il clima pure. Certo, in qualsiasi esperienza lavorativa puoi riscontrare momenti di alti e di bassi, credo sia normale. Quest’anno sono stato infortunato per diverso tempo, un pessimo periodo per me. Però anche in queste circostanze bisogna tener duro e non mollare. I compagni, il club e l’ambiente tutto, mi hanno aiutato a tornare in campo.”

A proposito dell’infortunio, ora come ti senti?

“Diciamo che ora non mi sento al 100%, ma questo è normale… Dopo molto tempo ai box è difficile ritrovare subito il ritmo partita. Fisicamente però non ho più problemi, questo è importante. Comunque la sosta arriva nel periodo giusto. Lavorerò con calma per recuperare a pieno e tornare nel 2019 ancora più forte.”

Cosa fa Lucas Leiva nel tempo libero?

Il mio hobby è l'equitazione, mi piace molto cavalcare. Ho imparato da piccolo quando in estate andavo in una fazenda. Mi piace il lazo americano, come quello che usano i cowboy".

Sei anche una buona forchetta?

“Abbastanza. I miei piatti preferiti sono il manzo alla Stroganoff (ricetta del filetto con smetana e funghi champignon) e il Churrasco, ma a Roma mangio spesso la cacio e pepe”.

Dicono di te: il mister, i compagni, tua moglie...

“Non l'ho mai chiesto al mister (sorride, ndr). Abbiamo un rapporto molto buono. C'è molto dialogo: ci confrontiamo e mi aiuta a migliorare. I compagni? Dicono che picchio forte. Certe volte in allenamento ci vado giù duro (scoppia a ridere, ndr.). Credo che loro mi vedano come un grande professionista. E poi c'è mia moglie: mi dice che sono troppo inglese. Secondo lei a volte sono metodico e sin troppo meticoloso. Questa cosa la infastidisce parecchio...”

Ci parli delle differenze fra Premier League e Serie A?

“Sono diversi sia a livello tattico che fisico. In questo momento della mia carriera considero la Serie A una buona scelta per me. È un campionato bellissimo e sono felice della mia decisione. Mi sono trovato bene come tipo di gioco e poi sto in una squadra che può fare tanto bene. L’anno scorso c’erano due o tre club che avevano una differenza importante rispetto agli altri. In questa stagione, invece, in pochi punti sono raggruppate tante formazioni. La sfida quindi è più avvincente. Speriamo di non frenare più, come è successo qualche partita fa e di continuare a crescere per tenere il passo per raggiungere i nostri obiettivi.”

Spesso si mettono a confronto gli ultimi due campionati. La Lazio è attualmente al quarto posto, anche se il gioco è meno brillante rispetto a una stagione fa. Siete tornati a vincere e a fare punti. Vi pesa questo paragone costante?

“Da fuori, chi ha visto il nostro calcio dell’anno scorso, oggi nutre un’aspettativa molto grande. Invece noi dentro dobbiamo riuscire a restare tranquilli. Non vanno fatti drammi quando si perde, come non bisogna lasciarsi andare nell’esaltazione quando si vincono due partite. Regolarità è la chiave del successo in Serie A. Ci sono momenti in cui i risultati non arrivano, a noi è accaduto, ma nonostante tutto siamo quarti. Non va dimenticato ciò che di buono abbiamo realizzato l’anno scorso, ma nello stesso tempo dobbiamo restare concentrati su ciò che stiamo facendo ora. Questo è un altro campionato, con altri giocatori e altre squadre. Dobbiamo migliorare partita dopo partita.”

Parlando di obiettivi, la Champions è quello che vuole raggiungere la società. La sfida, oltre a voi, sembra coinvolgere Inter, Milan e Roma per due posti, con le outsider Atalanta e Sampdoria. Facendo un paragone fra i top club, la Lazio come ti sembra? Anche a livello di organico, di forza di squadra, di gioco…

“Vedo la Lazio alla pari delle altre. Siamo un gruppo saldo, forte, siamo al quarto posto in campionato. È finito il girone d’andata e se resteremo tranquilli continueremo a confermarci. È vero, abbiamo la Champions come obiettivo, ma il ragionamento va fatto di partita in partita. Se oggi ci soffermassimo a pensare, guardando al futuro, rischieremmo di perdere terreno, che sarebbe difficile recuperare. La Lazio è una squadra forte, ne sono convinto. Se pensiamo al 2018, va detto, che abbiamo giocato grandi partite, sia in questo che nello scorso campionato. Siamo decisi. Stiamo lottando per la Champions, ma ora pensiamo step by step. A fine stagione tireremo le somme.”

Tu in questo gruppo come ti sei inserito? Ti senti un leader tecnico in questa squadra?

“Sento che l’ambiente mi stima e questo mi permette di poter dare molto alla squadra. I miei compagni hanno una gran considerazione di me e io sono sempre disponibile a dare una mano al gruppo. Il calcio però non si basa su uno o due giocatori. Un team è composto da tutti i calciatori, anche chi gioca meno dà il suo apporto ed è funzionale al percorso in campionato. Certo, personalmente mi sento un elemento importante della Lazio e spero di rimanere tale.”

A proposito di obiettivi e buoni propositi, sai che i tifosi della Lazio vogliono tornare a vincere un derby. C’è nella tua memoria una gara che ti ricorda le stesse emozioni della stracittadina romana?

“Anche io, visto che non l’ho mai vinto (ride, ndr). Riavvolgendo il nastro ritrovo nei miei ricordi una partita che giocai a diciotto anni con il Gremio. A livello emotivo nessuna gara mi ha trasmesso lo stesso livello di tensione. Ricordo che ci stavamo giocando il ritorno in Serie A. Ci bastava il pareggio per essere promossi, ma noi vincemmo e con quattro giocatori in meno per più di 20 minuti. Nessuna gara nella mia carriera mi ha suscitato quell’adrenalina. Il derby però qui a Roma vale tantissimo. Sento in continuazione parlare di Lazio – Roma. So quanto sia importante e noi tutti vogliamo vincerlo. Poi ripeto, io non l’ho ancora vinto e voglio togliermi anche questa soddisfazione. Speriamo di regalare una bella emozione ai nostri tifosi. Nel prossimo derby…”

Lucas, restando ai paragoni: durante la conferenza stampa qui a Formello il presidente Lotito ha fatto molto discutere il paragonare tra la Lazio e una “Ferrari ingolfata”. Insomma, questa macchina li ha accesi i motori?

“Sì, li ha accesi. Ma ora speriamo che acceleri. Bisogna aumentare i giri e andare avanti senza fermarsi.”

C’è un augurio per il 2019 che ti senti di condividere con i tifosi della Lazio?

“Certo. Io spero che la Lazio giochi un bel calcio e che raggiunga la Champions League, che è il nostro obiettivo. Ma il mio augurio si estende anche all’Europa League e alla Coppa Italia, dove spero che la Lazio possa arrivare il più lontano possibile. Auguro a tutti un buon 2019 e alla società un anno nuovo davvero splendido!”

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