Diritto e Fisco | Editoriale

Bonus povertà 2018: che cos’è?

23 Aprile 2018 | Autore:
Bonus povertà 2018: che cos’è?

Frutto della Legge di Bilancio 2018, è un contributo a favore di disoccupati over 55, minorenni e donne in gravidanza, disabili ‘poveri’ e in difficoltà per affrontare le spese di prima necessità.

Il bonus povertà 2018 o anche detto Reddito di Inclusione (Rei) [1] è stato elargito a partire da gennaio 2018 e sostituisce il Sostegno all’inclusione attiva (Sia) e anche l’Asdi, l’Assegno di disoccupazione. Per ottenerlo il requisito indispensabile è quello del reddito, ossia: un Isee di massimo 6mila euro, un patrimonio immobiliare inferiore ai 20mila euro e un patrimonio mobiliare massimo tra i 6mila e i 10mila euro a seconda del numero dei componenti del nucleo; ma obbligatori sono anche, cosa non di poco conto, la ricerca di lavoro e l’impegno per dare un’educazione ed un’istruzione ai minori.

A quanto ammonta il bonus povertà 2018

L’importo va da un minimo di 190 euro fino ad un massimo di 485 euro mensili (e dunque di 5.824,90/anno) e prevede l’introduzione della cosiddetta ‘Carta Rei’, una carta di credito elettronica su cui l’Inps caricherà l’ammontare del contributo. Potrà essere utilizzata solo dal titolare e con essa si potrà prelevare fino a un massimo di 240 euro. Tuttavia, tale contributo non sarà per sempre, ma verrà elargito fino a che non si completa il cosiddetto progetto di inclusione, un percorso di formazione finalizzato alla ricerca del lavoro, in cui il soggetto è seguito, assistito e accompagnato, controllato e monitorato finché non ha raggiunto l’indipendenza lavorativa ed economica; nel caso in cui il richiedente il bonus trovasse un lavoro, ma con uno stipendio non sufficiente all’autosussistenza, l’Inps elargirà solamente la differenza per raggiungere la cifra del reddito d’inclusione. Ciò riguarda in particolare i minori e vede un forte intervento nel campo dei servizi sociali e sanitari e delle scuole. Di tutto questo si occuperà il Comune di residenza (generalmente allo sportello per le Politiche sociali), a cui si farà domanda di richiesta del bonus povertà 2018. Richiederlo è semplice: oltre a compilare l’apposito modulo di domanda, basterà presentare il reddito Isee e Isre [2]. A rilasciarlo sarà l’Inps (in collaborazione con il Comune, però, con cui sarà sempre in contatto) e, già dopo tre settimane si potrebbe ricevere la carta Rei. Infatti l’Inps, una volta ricevute tutte le domande, stila una graduatoria dei richiedenti, a ciascuno dei quali assegna un punteggio, che comunica al Comune di riferimento, informando sulle famiglie risultate ‘vincitrici’ ed idonee a ricevere il bonus.

Oltre la Carta Rei c’è anche la carta famiglia

Vi è, poi, oltre alla Carta Rei già citata, anche un’altra forma di sovvenzione similare: è la carta famiglia. La prima, come detto, è una social card data alle famiglie in cui vi sia un disabile, un disoccupato con più di 55 anni, un minorenne o una donna incinta almeno al quarto mese. A seconda del numero dei componenti, il contributo varia (187, 50 euro per una persona, 294, 50 per due, 382, 50 per tre, 461, 25 per quattro, 485, 41 per cinque individui – ma quest’ultimo importo nel 2018 è cresciuto fino a 534 euro -; si può arrivare ad addirittura 539,20 euro nel caso di nuclei le familiari con sei o più membri).

La seconda, invece – ovvero la carta famiglia -, permette una serie di agevolazioni per le famiglie al cui interno vi siano almeno tre minorenni e non sia superato un reddito Isee pari a 30mila euro; tali agevolazioni equivalgono a sconti su acquisti di beni e servizi (per una percentuale che varia dal 5 al 20%) e riduzioni sulle tariffe. Inoltre sarà possibile prelevare in liquidità contante la metà dell’importo stanziato sulla carta prepagata Rei, mentre il restante 50% sarà destinato al pagamento di bollette e varie.

Carta Rei: a chi va e come usarla

Il beneficio in prima battuta del bonus povertà 2018, e quindi della carta Rei, riguarderà le famiglie con minori, disabili, donne al quinto mese di gravidanza e over 55 disoccupati. Dal primo dicembre scorso l’inizio per le domande; può essere richiesto da un singolo o da una famiglia: non solo cittadini italiani, ma anche stranieri con regolare permesso di soggiorno o rifugiati politici da almeno 2 anni. Non ne ha diritto, però, chi già percepisce la Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego o indennità mensile di disoccupazione) e chi, nell’ultimo biennio, ha fatto investimenti importanti come comprare un’auto, una moto o un’imbarcazione ad esempio; inoltre, se già si percepiscono altri incentivi assistenziali, essi andranno sottratti al bonus povertà, tranne l’assegno di accompagnamento. Per le neo mamme, ad esempio, oltre al bonus bebè da 80 euro, c’è questo incentivo di un reddito di inclusione, addirittura fino a ben 800 euro, per poter sostenere alcune spese per il neonato, ma il contributo può essere erogato anche sotto la forma del rimborso del costo sostenuto per l’asilo nido.

I requisiti sopra detti saranno validi solo fino al 30 giugno prossimo, mentre – a partire dal primo luglio 2018 – saranno considerati esclusivamente quelli economici della situazione reddituale. La misura resterà in vigore almeno fino al 31 dicembre prossimo. Essa rientra all’interno di un Piano nazionale del Governo (contro la povertà appunto) che vede stanziati per il 2018 ben 1,8 miliardi di euro, contro un miliardo e 600mila euro dello scorso anno. È possibile richiedere e ottenere il Rei per una durata di circa 18 mesi. Un anno e mezzo che, però, non sarà prorogato. Dopo 6 mesi dall’ultima mensilità si dovrà richiederne il rinnovo per altri 12 mesi.

L’obiettivo è permettere a tutti di poter soddisfare i bisogni primari e le necessità più essenziali e indispensabili [3], altrimenti impossibili da sostenere per queste persone in stato di povertà assoluta; ad esempio, si potranno fare acquisti in tutti i supermercati, negozi alimentari, farmacie e parafarmacie convenzionati (con uno sconto del 5%, ma non sui farmaci e sul ticket) e abilitati ad usare lo strumento del POS [4] come mezzo di pagamento; ma anche pagare le bollette di luce e gas agli uffici postali. Non si tratta, però, solo di poter ‘pagare’ dei servizi, ma anche di essere in grado – ad esempio – di mandare a scuola i propri figli, di poter assicurare loro visite mediche, di continuare nella ricerca di lavoro (anche ricorrendo a corsi di qualificazione e ri-qualificazione professionali). L’intesa del Governo (rappresentato in tale ambito, in tema di integrazione sociale, dall’istituzione del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) è stata stretta anche con Fondazioni bancarie e con il settore del non profit, oltre che con Poste Italiane, centri per l’impiego e servizi sociali. La social card, però, sembrerebbe attiva solo in circa una dozzina di città con più di 250mila abitanti a livello nazionale. I dodici centri in questione sono: Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia e Verona. I beneficiari sono, invece, oltre 400mila famiglie per un totale di 1 milione e 800 mila individui (di cui 800mila sono minori). Rispetto a quanto stanziato nel 2017 (un miliardo e 180 milioni), il fondo messo a disposizione dal Governo è cresciuto per il 2018 (fino a un miliardo e 700 milioni), ma l’obiettivo è incrementare nel tempo anche il numero di fruitori, giungendo progressivamente prima a 500mila e poi a 700mila famiglie, con il coinvolgimento di due milioni e mezzo di persone.

note

[1] è la nuova misura contro la povertà, il disagio economico, abitativo, lavorativo e la dispersione scolastica a favore delle famiglie più povere. Detto sussidio universale contro la povertà, il bonus povertà è inserito all’interno della misura del reddito di inclusione.

[2] L’Isre, o indicatore della situazione reddituale equivalente, è uno dei quattro requisiti economici che bisogna verificare al momento della presentazione della domanda per stabilire se il nucleo familiare può accedere al REI. Tali requisiti devono essere mantenuti per tutta la durata dell’erogazione del beneficio; l’Isre non deve essere superiore a tremila euro.

L’Isee, invece, è l’indicatore della situazione economica equivalente e valuta la situazione economica delle famiglie. L’Inps mette a disposizione degli utenti delle istruzioni su come compilare l’apposita la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) per la richiesta dell’Isee sul sito dell’Inps. L’Isee non potrà mai superare i seimila euro.

[3] Il Governo Gentiloni ha deciso di attivare tale misura perché si è calcolato che gli italiani in gravi difficoltà economiche sono pari a circa 4 milioni. Rientra, pertanto, nel disegno di legge Povertà, recante norme per il contrasto alla povertà e per il riordino dei servizi sociali Il successivo decreto REI o reddito di inclusione attiva è il decreto legislativo del 15 settembre 2017, il n. 147.

[4] Il POS (dall’inglese Point of sale, lett. “punto di vendita”) è il dispositivo elettronico, ed il relativo servizio bancario, che consentono ad un creditore di accettare e incassare, direttamente sul proprio conto corrente o carta prepagata, i pagamenti elettronici mediante moneta elettronica, ovvero tramite carte di credito, di debito e prepagate, da parte dei clienti debitori.

Autore Immagine: Pixabay.com

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