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Il reato di istigazione

5 Ottobre 2018 | Autore:
Il reato di istigazione

Cos’è l’istigazione all’interno del concorso morale nel reato? Quando si commette istigazione a delinquere? Qual è la differenza?

Devi sapere che per commettere un reato non occorre per forza sparare un colpo di pistola, sferrare un pugno, rubare o truffare: a volte, anche le semplici parole possono costituire una condotta penalmente perseguibile. Accusare falsamente un’altra persona di aver commesso un reato è una calunnia, punita con la reclusione da due a sei anni; testimoniare il falso è reato, così come lo è fornire false informazioni agli inquirenti per sviare le indagini. Ma esistono altri casi in cui è sufficiente parlare con qualcuno per commettere un reato: mi riferisco all’istigazione. Istigare una persona significa convincerla a fare qualcosa, persuaderla ad agire in un determinato modo. Ebbene, se l’istigazione è a commettere un fatto criminoso, allora anche colui che si sarà dato da fare per convincere altri alla realizzazione di un delitto potrebbe commettere reato. L’ordinamento giuridico distingue due tipi di istigazione: quella che fa concorrere nel medesimo reato realizzato dall’istigato e quella che, invece, costituisce autonoma fattispecie delittuosa. Non sono stato abbastanza chiaro? Vuoi saperne di più sull’argomento? Allora prosegui nella lettura: scoprirai cos’è il reato di istigazione.

Istigazione: cos’è?

Prima di affrontare il reato di istigazione, facciamo un po’ di chiarezza terminologica. Istigare significa indurre qualcuno a fare qualcosa, persuaderlo circa una condotta da seguire. Chi istiga un’altra persona non si limita ad effettuare un’opera di convincimento, ma a potenziare un proposito già esistente nei progetti dell’istigato.

Istigazione: cosa dice la legge?

La legge penale considera l’istigazione sotto due punti di vista: come possibile condotta rilevante ai fini del concorso morale nel reato; come delitto a sé stante. Sotto il primo punto di vista, devi sapere che per rispondere di un reato non occorre che tu vi prenda parte attiva: in altre parole, se più persone si mettono d’accordo per commettere un crimine risponderà dello stesso anche colui che l’ha semplicemente ideato oppure che ha organizzato l’evento. Spieghiamo meglio questo concetto.

Istigazione come concorso morale nel reato

Facciamo un esempio per capire cosa significhi quanto appena detto: Tizio, Caio e Sempronio organizzano un colpo in banca; Tizio si occupa di preparare il piano nei minimi dettagli (ingresso nell’istituto, rapina, fuga col malloppo, ecc.) mentre Caio e Sempronio provvedono ad attuarlo. Ebbene, risponderà del delitto di rapina anche Tizio, sebbene non abbia concretamente effettuato la rapina (cioè, non si sia recato in banca). Egli risponderà a titolo di concorso morale (non materiale) nel reato insieme ai suoi compari, reo di aver comunque partecipato alla rapina, sebbene in maniera “intellettuale”.

Nel concorso morale rientra appunto l’istigazione, intesa come attività volta a rafforzare in altri un proposito criminoso: Caio e Sempronio non sanno come fare il colpo, ma Tizio li rassicura dicendo che provvederà lui ad organizzare tutto. Tizio risponderà a titolo di concorso morale nel reato, in qualità di istigatore. Un esempio più semplice può essere quello di chi inciti un’altra persona a commettere un reato: ad esempio, Tizio convince Caio che è giusto farla pagare alla moglie fedifraga.

In tutti i casi in cui l’istigazione rileva come concorso morale nel reato, la pena che verrà applicata all’istigatore sarà uguale a quella inflitta a tutti gli altri autori: dice la legge, infatti, che quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita [1].

Istigazione a delinquere: cos’è?

L’istigazione, come anticipato, rileva anche sotto un diverso aspetto, e cioè come reato autonomo, diverso da quello commesso da altri a seguito dell’istigazione stessa. Secondo il codice penale, chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati è punito, per il solo fatto dell’istigazione:

  • con la reclusione da uno a cinque anni, se trattasi di istigazione a commettere delitti (con pena aumentata della metà se i delitti sono quelli di terrorismo o si tratta di crimini contro l’umanità);
  • con la reclusione fino a un anno, ovvero con la multa fino a 206 euro, se trattasi di istigazione a commettere contravvenzioni [2].
  • con la reclusione da un anno e sei mesi a cinque anni, se l’istigazione concerne pratiche di pedofilia e di pedopornografia [3];
  • con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a seimila euro, se l’istigazione riguarda atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
  • con la reclusione da sei mesi a quattro anni, quando l’istigazione concerne atti di violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi [4].

A differenza dell’istigazione come condotta rilevante all’interno del concorso di persone nello stesso reato, nell’ipotesi appena menzionata l’istigazione, quando è pubblica, rileva autonomamente, a prescindere dal fatto che il reato oggetto di istigazione sia o meno commesso. In pratica, se in pubblica piazza cominci a sobillare le persone, dicendo loro di fare del male, di rapinare, di rubare o di commettere qualsiasi altro delitto, compi un reato anche tu, anche se nessuno dovesse darti retta. Lo stesso accade nel caso in cui ti metta a difendere o a esaltare la commissione di determinati crimini, in quanto l’apologia è equiparata all’istigazione.

Poiché oggi è molto più facile comunicare con la gente attraverso internet che mediante i vecchi metodi (discorsi per strada, nei comizi, nei locali, ecc.), la legge prevede un aumento di pena se l’istigazione è commessa attraverso strumenti informatici o telematici. In pratica, se sulla tua pagina facebook inciti a commettere un delitto, risponderai del reato di istigazione a delinquere aggravata.

note

[1] Art. 110 cod. pen.

[2] Art. 414 cod. pen.

[3] Art. 414-bis cod. pen.

[4] Art. 604-bis cod. pen.

Autore immagine: Pixabay.com

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1 Commento

  1. Buongiorno,
    siamo ancora in fase pandemica.
    Si può configurare istigazione a commettere reato il comportamento del datore di lavoro che non concedendo un giornata di ferie o permesso al dipendente che sta aspettando l’esito di un tampone (visto che la figlia è risultata positiva), lo costringe a tornare al lavoro e in questo caso a commettere un possibile reato di epidemia colposa ni confronti dei colleghi?

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