"Un oud dietro le sbarre", il concerto dei Kabila diventa un libro

Il racconto dell'esperienza vissuta nel carcere di Beirut e musica con l'ultimo album "Life" oggi venerdì 14 dicembre alla libreria Feltrinelli

Kabila

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Arezzo 14 dicembre 2018 - Hanno suonato nel carcere di massima sicurezza di Rhoumieh a Beirut. Là dove sono rinchiusi ragazzi, donne e uomini, malati mentali e Jihadisti. Là i Kabila, la band italo-libanese-aretina, hanno portato la loro musica, canzoni che parlano di speranza, pace, di abbattimento delle diversità e di muri contaminando generi musicali e culture diverse, diverse come le tradizioni e le culture dei componenti della band. I Kabila cantano in arabo, italiano e inglese, usano strumenti antichi ed elettronici, propongono rock, progressive, pop e world music.

Una esperienza che verrà raccontata oggi alle 18 alla libreria Feltrinelli di Arezzo in un pomeriggio di parole e musica di Cristiano Rossi, che nei Kabila suona la chitarra e l’oud (un liuto arabo), presenterà il suo libro “Un oud dietro le sbarre” scritto dopo l’esperienza in Libano del 2012. Seguirà un mini concerto in cui i Kabila presenteranno l’ultimo album “Life” un messaggio di pace e di ricostruzione di paesi e vite dilaniate dalle guerre. Nel carcere di Rhoumieh i Kabila ci sono andati per un progetto di cooperazione italiana e quella esperienza “umana potente, unica, irripetibile” Cristiano Rossi l’ha voluta fissare sulla carta e condividerla.

Il racconto del potere della musica: “Quando abbiamo cominciato a suonare erano tutti seduti in terra, nel piazzale. Questi erano gli ordini. Poi qualcuno ha cominciato ad alzarsi per ballare e poi a loro si sono uniti anche i responsabili del carcere. Incontrando questi ragazzi siriani e libanese e le loro storie abbiamo conosciuto la sofferenza ma anche la speranza. E uno di loro, Ahmed, qualche mese dopo ha suonato il suo oud all’inaugurazione di una struttura ricreativa realizzata con i soldi del progetto di cooperazione a cui avevamo collaborato con il nostro concerto”.