"Ecco il mio Vescovo": folla in Cattedrale per don Salvi e il ritorno di Bassetti

Invasione da Anghiari. I dubbi della mamma ("una mossa che devo ancora capire"). Gualtiero: "Per me sarà un aiuto fondamentale". Fontana: "Evento agrodolce"

Bassetti e don Marco Salvi

Bassetti e don Marco Salvi

Arezzo, 1 aprile 2019 - «Questa mossa del Signore  devo capire»: mamma Tina ha 92 anni, due bastoni robusti con i quali si sostiene e gli occhi che si divorano il figlio. Il figlio da ieri Vescovo davvero. Don Marco Salvi è stato ordinato in una cattedrale che per una sera parlava più umbro e tiberino che non aretino. La sua Anghiari è calata in massa: pullman, auto private, associazioni, famiglie. Parola d’ordine: «Siamo contenti: ma perché ci portano via il parroco?».

Che poi, spogliata dei risvolti familiari, è più o meno la stessa domanda di mamma Tina. «Mi mancherà, non lo avrò più a pranzo e a cena: ma è giusto così», abbozza passando sopra lo strappo. Lui, dal microfono la ringrazia per prima. «A 92 anni ancora vorrebbe decidere per me»: e non fatichi a crederci, la tempra è di quelle d’acciaio. Poi dopo la mamma ringrazia Riccardo Fontana, i preti decisivi della sua vita, tutti i sacerdoti, da buon ciellino anche don Giussani. E si getta tra le braccia del suo nuovo (e vecchio...) Vescovo, Gualtiero Bassetti.

«Per me è una gioia – dice il presidentissimo della Cei – avere un sostegno aretino, così come tornare a celebrare in questa cattedrale». Una festa che il suo successore definisce agrodolce. «Dolce perché siamo felici per don Marco, agra perché lo perdiamo». Tutti d’accordo, dalla mamma ai paesani al Vescovo. Lui intanto già racconta le sue giornate umbre. «La mattina dovrò conoscere gli uffici, di pomeriggio i preti anziani, le famiglie, le associazioni».

Un piano di lavoro che gli ha fatto non mamma Tina ma Bassetti, che intanto viaggia stremato verso il consiglio permanente della Cei, inizia proprio oggi. Al centro di nuovo la famiglia. Dopo Verona? «La chiesa la sua idea di famiglia ce l’ha e la coltiva da sempre: ben vengano i consigli di tutti ma la nostra strada è marcata e la porteremo fino in fondo». Diplomatico, non torna sulle distanze prese nei giorni scorsi dall’evento veneto. Anche perché per un giorno al centro c’è una sola famiglia, quella di don Marco e di mamma Tina.

E delle sorelle e dei nipoti del nuovo vescovo, che affollano le prime panche. Una Cattedrale contingentata, Anghiari monopolizza anche le gloriose sedute di legno. Allo scambio della pace don Salvi abbraccia don Paolo Giulietti, l’ausiliare perugino di cui prenderà il posto. «Per l’ingresso devo aspettare che lui vada a Lucca, questa è la regola». Intorno vescovi di tutti i tipi, 24 compresi tre cardinali, in testa il metropolita Betori (che poi è di Foligno) e gli aretinissimi Agostinelli e Cetoloni.

A don Salvi la missione più difficile: avvicinare aretini e perugini. Andrà allo stadio del Grifone? «Non lo so, lo sport è importante e il calcio mi piace ma ormai ho l’età per vederlo in poltrona» risponde facendo finta di non aver capito. Uno slalom perfetto, la prova del fuoco: sì, rischia davvero di diventare un buon Vescovo.