Madonna del Conforto tra folla, nomine e annunci. L'appello del Vescovo

"Non mancano i preti, mancano i cristiani" scandisce Fontana. prima scossa dal Sinodo ai laici. Quasi cinquantamila in Duomo: quella coda di oltre 100 metri

Folla in Cattedrale

Folla in Cattedrale

Arzezo, 16 febbraio 2019 - «Tu che sei nella quinta fila: fatti avanti». Per un attimo un signore che in quinta fila c’è davvero trema all’idea di essere chiamato e interrogato come a scuola. Ma è solo un’immagine: un’immagine alla quale il vescovo Riccardo Fontana dà come al solito immediatezza quasi teatrale. E pesca, pesca in una folla che anche ieri ha dato l’assalto alla Cattedrale.

Non come l’anno scorso, non come gli anni migliori: ma comunque pur sempre quasi cinquantamila persone, che dalle 6 alla mezzanotte sono andate a incrociare il loro percorso con quello dellaMadonna del Conforto. A tratti in modo quasi plastico: intorno alle 15 la coda per la benedizione inizia dal portone del fonte battesimale, si allunga fino all’altro, disegna una curva, sfiora l’«uscio» laterale e quindi punta la cappella.

Una coda tortuosa, di oltre cento metri: chi è lì dentro taglia il traguardo non prima di 35 minuti, anche se c’è sempre chi si incunea, chissà come, bruciando le tappe perfino della fede. E così o quasi tutto il giorno. In una giornata che spezza la tradizione nel nome dell’happening. Di sera l’ordinazione diaconale di Massimo Cipriani ma soprattutto di mattina l’annuncio direttamente dal Papa del sesto vescovo aretino: don Marco Salvi, triplo salto mortale dalla propositura di Anghiari Perugia.

Sarà uno degli ausiliari di Gualtiero Bassetti, in sostituzione di Paolo Giulietti, fresco pastore di Lucca: Lucca dalla quale è appena rientrato Italo Castellani. E’ lì, insieme ai colleghi, per una volta ha potuto mettere la sveglia ad un’ora decente, arrivando dalla sua Valdichiana. L’annuncio di don Marco cresce dalle 10 a mezzogiorno, i boatos montano e smontano scenari bislacchi: alla fine le parole del Papa, la nomina a Vescovo. E don Marco che dall’ultima fila dei sacerdoti, proprio sotto la Maddalena, conquista l’altare, chiamato da Fontana.

Fontana che riserva alla sua omelia il primo bilancio dopo il sinodo: la chiesa da protagonisti, basta spettatori, laici al centro. E cristiani che non abbiano paura di essere accoglienti, di «aprire i porti» dice, anche se per una volta sembra riferirsi non tanto e non solo a Lampedusa ma alle vie del centro e della periferia aretina.

Al suo fianco per tutta la mattina il cardinal Angelo Maria Becciu: uno degli uomini forti della chiesa italiana e non solo. «E’ una festa straordinaria di fede: sono lieto di esser qui». Anzi, per l’esattezza dice «lietto», in un accento sardo gradevole, specie in bocca a chi parla correntemente quattro lingue. Anche per lui, forse l’uomo nella città leonina più attento alla politica italiana, la pagina della Madonna del Conforto diventa l’occasione di paralleli acrobatici. «Per il terremoto non c’è bisogno di tornare al 1796; è quello che scuote la nostra società, la nostra chiesa».

Punta il dito sulle divisioni, sul disagio sociale, sulla crisi dei valori. «I giovani vittime di droga e alcol chiedono che i cristiani stiano al loro fianco». Indirettamente anche lui chiama a raccolta il cristiano della quinta fila e forse anche quelli della sesta e della quarta. Intanto si gode un’Arezzo straordinaria: la folla che sale a piedi, più da via Pietri che da via Cesalpino, anche godendo per un giorno la buona salute di tutte le scale mobili.

La macchina dell’emergenza mobilitata. Gli anziani che si inerpicano fino alla cittadella della fede. Le code ai confessionali, come se fossimo tornati a chissà quando. I volontari che trasformano il «rendering» della fede in una foto in carne ed ossa. Intorno i banchini dei brigidini, che ormai si allargano anche al parcheggio a nord.

E decine e decine di mani tese per chiedere una moneta o una sigaretta. Perfino a lui, il fedele della quinta fila, che comincia quasi a sentirsi perseguitato.