Alberto Pierini
Cronaca

Sì al sindaco e non al parroco: i matrimoni civili staccano quelli religiosi

Nel 2018 in chiesa solo il 45% delle coppie: in sette anni un crollo del 30% davanti all'altare. Ma a calare è il numero complessivo di tutte le nozze

Un matrimonio civile

Un matrimonio civile

Arezzo, 15 aprile 2019 - Don Camillo si arrende: ormai Peppone è in fuga solitaria. Anche se alla prova dei numeri perdono tutti e due. I matrimoni civili staccano ormai definitivamente quelli religiosi. L’inversione di tendenza era partita un paio di anni fa, perfino a sorpresa su una tradizione che affonda nella notte dei tempi. Ma non era un fenomeno isolato. Il 2018 ha visto allargarsi la forbice tra i due riti. Sono state 144 le coppie che hanno bussato alla porta del sindaco e solo 120 quelle che hanno svegliato il parroco. In pratica il 55% degli aretini ormai va a dirsi sì in Comune e solo il 45% avanza in chiesa con la marcia nuziale.

Un trend che si è andato approfondendo nel corso degli anni. Il 2012 rimane l’ultima stagione felice per gli altari: 173 matrimoni contro 133, un abisso. Ma da allora è cominciata la ritirata. Tanto che il dato complessivo degli ultimi sette anni, compreso quindi il 2012 tutto incenso, vede un pur lieve vantaggio dei matrimoni civili. Vantaggio che non solo nel 2018 ma anche nei numeri totali delle ultime cinque stagioni è molto più marcato.

E’ chiaro che sulla bilancia pesano voci che una volta erano irrilevanti: ad esempio le seconde nozze. Chi ha detto sì davanti al parroco non può ridirlo, a meno di annullamenti ecclesiali, una seconda volta: e a quel punto se vuole ufficializzare la sua seconda unione non ha altra scelta che presentarsi a Palazzo Cavallo. Ma se poi scavi, emergono cerotti un po’ per tutti. Perché è vero che gli aretini il giorno più bello ormai se lo vivono quasi in massa in Comune. Ma a quel giorno stanno praticamente rinunciando. I fiori d’arancio erano rarefatti nel 2017, quando erano scivolati a quota 273.

Un caso isolato? No, perché il 2018 è andato ancora peggio, o forse meglio a vederla con Modugno che cantava la bellezza dell’amore senza contratti. Perché il totale è arrivato a 264. Poco più di una ventina di matrimoni all’anno, roba da mandare in tilt non solo i «cuoricini» ma anche l’indotto economico dietro al settore e al quale vengono in soccorso quanti decidano di sposarsi qui dall’estero o da altre parti dì’Italia.

L’unico anno altrettanto critico era stato il 2013, poi c’era stata una risalita. Ora il tonfo. Lo specchio della crisi che minaccia soprattutto le giovani coppie? Il cambiamento di mentalità che frena a prendere impegni più o meno definitivi? Il dibattito è aperto. Di sicuro non sembrano particolarmente più solide le unioni civili, che da qualche anno si sono unite alla festa. Non tanto perché restano poche, tre quelle celebrate nel 2018, ma anche perché finiscono per rompersi anche loro: nello stesso anno due scioglimenti, dato che almeno «in scala» suona eclatante.

E quasi un matrimonio su quattro vede almeno la presenza determinante, che sia lo sposo o sia la sposa, di uno straniero, spesso di tutte e due. Morale? Nelle nozze come nelle nascite, delle quali parliamo a fianco, se non ci fossero gli «aretini venuti da lontano» parroco e sindaco potrebbero attaccare rosario e fascia tricolore al chiodo. E ritrovarsi nella piazza che divide il Comune dalla chiesa per tentare di capire cosa stia succedendo.