Il cardinale Betori: "Ma qui c'è ancora posto per Cristo?"

E' risorto, ma gira ferito per la città. Domande e temi che hanno accompagnato il cammino della Chiesa fiorentina durante la Settimana Santa e nella Pasqua. Domenica 8 aprile due ordinazioni. Festeggiate le "ricorrenze giubilari"

Il cardinale Betori (New Press Photo)

Il cardinale Betori (New Press Photo)

Firenze, 3 aprile 2018 - La croce è più di un simbolo. E' la strada dell'amore che gratuitamente cambia la storia e le storie. E' la strada per il rinnovamento del Paese, è il parametro che aiuta a leggere la presenza di una comunità nella città e la verifica della comunità ecclesiale stessa. “C’è ancora posto per Cristo in questa città? E c’è attenzione tra noi per la famiglia, nella sua autentica identità e nel suo ruolo esclusivo, di luogo della vita, essenziale per la promozione della società?”: sono domande che il cardinale Giuseppe Betori ha posto durante la liturgia celebrata in cattedrale nella domenica di Pasqua. Ma è la linea di fondo che ha percorso la sua prediazione nel corso della Settimana Santa e anche nei giorni immediatamente precedenti, quando i giovani della diocesi, accompagnati dall'arcivescovo, hanno animato una processione seguendo la croce dal Duomo fino alla basilica di Santa Croce.

E' il tema su cui l'arcivescovo è tornato più volte tasto nelle omelie della Domenica delle Palme e del giovedì santo. Tutto è intrecciato. Se per i giovani l'invito è, seguendo la croce, quello di “essere testimoni di felicità, perché avete sperimentato di essere amati da Gesù”, per i preti di non essere “agenti sociali” o “funzionari del sacro” ma “testimoni di libertà e compagni di viaggio di ogni uomo”, per tutti, per ogni generazione, la chiamata è quella di prendersi il tempo e i pensieri per annunciare la Buona Notizia. Si è mal compresa la fede quando la si intende come legge e non come Vangelo. I cristiani sono una presenza storica, cioè chiamati non a guardare, ma oggi a operare “un risanamento, una guarigione di ciò che è stato ferito, lacerato”. In mezzo alla confusione, il Vangelo offre una direzione, che è anche quella di servire come Gesù che adotta il compito degli schiavi quando lava i piedi ai discepoli.

La croce torna anche qui: “Se la croce è la misura dell’amore con cui Gesù ci ha amati – ha sottolineato Betori nella liturgia delle Palme, presenti il cardinale Ernest Simoni e il presidente dell'Albania - sarà la generosità con cui saremo capaci di farci carico delle croci nostre e degli altri a dire quanto profondo è il nostro amore per Gesù e per i fratelli. Questo non è soltanto un programma di conversione personale, ma è anche un parametro di rinnovamento sociale. Di questo rinnovamento sentiamo particolare bisogno nella svolta che sta vivendo il nostro Paese”. L'orizzonte del riscatto è quello delle periferie dell'umanità, dove “Cristo continua a essere oltraggiato e ferito nei poveri e negli emarginati, in quanti vedono negata la dignità della loro vita, dai bambini a cui è negata l’esistenza, ai giovani a cui è ostacolato un futuro, ai profughi a cui è rifiutata l’accoglienza, agli anziani e ai malati lasciati soli nelle loro precarietà”.

Sono situazioni precise sulle quali una Chiesa “umile, disinteressata e beata” misura se è anche una “Chiesa libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa”. Nella domenica di Pasqua Betori ha sottolineato a riguardo che “come Chiesa fiorentina vogliamo verificarci” e “per tale motivo abbiamo aperto un Cammino sinodale, per il quale rinnovo l’invito al coinvolgimento di tutti”.

Il presbiterio intanto si arricchirà domenica 8 aprile di Luca Bolognesi e Francesco Alpi che saranno ordinati nella liturgia delle 17 in Santa Maria del Fiore: Luca Bolognesi, nato a Firenze nel 1984, e cresciuto nell’Opera francescana della Pietà fondata da Demarista Parretti, risiede nella parrocchia di Lucardo, ha fatto servizio a Soffiano, alla Ginestra e attualmente a Montelupo. Anche suo fratello, Francesco, è prete e parroco a Mercatale. Francesco Alpi è invece di Borgo San Lorenzo, dove è nato nel 1992. La sua parrocchia era quella di San Michele a Montalbano (Firenzuola). Dopo il liceo scientifico e il lavoro nell’attività di famiglia (un bar-alimentari del paese), è entrato in seminario nel 2013. Ha svolto attività pastorale nelle parrocchie di Santa Maria a Coverciano e della Resurrezione alla Nave a Rovezzano, quindi nella parrocchia del SS. Nome di Gesù ai Bassi. Michele Brancale