Malattie infettive, dove e come curarle

Problemi ma anche buone notizie da un seminario di studi a Firenze su come vengono affrontati i problemi di salute dei migranti

L'immagine della locandina sul convegno di studi su malattie infettive e migrazioni

L'immagine della locandina sul convegno di studi su malattie infettive e migrazioni

Firenze, 29 maggio 2018 - Esclusi ospedali e ambulatori, la guida 'Dove dormire mangiare lavarsi' della Comunità di Sant'Egidio, rivolta ai senza fissa dimora, registra nove luoghi in cui è possibile curarsi a Firenze, uno in più rispetto al 2016.

Tanti sono tra i “pellegrini” delle strade gli immigrati, circa il 60 per cento, in buona parte uomini provenienti da Somalia, Etiopia, Mali; da Marocco, Egitto e Tunisia, giovani di recente immigrazione e/o persone che stanno qui da molti anni e che a periodi alterni hanno bisogno di un aiuto; zingari romeni, soprattutto donne.

Come vengono affrontati i loro problemi di salute, anche in relazione alla ricaduta che le malattie possono avere nel vivere comune? Il tema delle malattie infettive in rapporto al fenomeno migratorio è stato approfondito nel quadro dell'incontro 'Malattie Infettive Emergenti e Riemergenti', nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, promosso dal Dr. Canio Martinelli e dal Prof. Alessandro Bartoloni della Stuttura organizzativa dipartimentale Malattie Infettive e Tropicali dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi (Aouc) e dal Dott. Alessio Nastruzzi , Segretario regionale Fimmg (Federazione italiana medici famiglia).

Il nostro paese da sempre ha assistito a flussi migratori sia in entrata che in uscita e in questo scenario di flussi migranti è necessario fornire agli operatori socio-sanitari degli strumenti di intervento capaci di assicurare una risposta efficace ai bisogni di salute della persona straniera e di tutela della collettività. La buona notizia è che non ha prevalso nel nostro Paese l'isteria sull'attribuzione di malattie infettive ai migranti, la cui incidenza risulta bassissima e controllata. L'assessore Stefania Saccardi ha spiegato come i recenti casi di meningite registrati sono originati da ceppi non riconducibili ai migranti. Semmai bisogna stare attenti agli aerei che, ben più delle caravelle di cinque secoli fa, possono trasportare rapidamente viaggiatori infettatisi con virus come Chikungunya, Dengue e Zika, con potenziale rischio di trasmissione autoctona attraverso zanzare come Aedes albopictus, meglio conosciuta come zanzara tigre. Sono dati suffragati da una relazione a tutto campo di Massimo Galli, Professore Ordinario di Malattie Infettive dell'Università degli Studi di Milano e Presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, ma anche dal Dott. Rocco Damone, Direttore dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi che piuttosto segnala l'aumento dei casi di infezione da Hiv con una caduta d'attenzione sul tema.

L'accesso alla salute per i migranti non in regola con il permesso di soggiorno prevede le forme del Stp (Stranieri temporaneamente presenti) ed Eni (Europeo non iscritto), due categorie di persone per le quali è garantita l'assistenza sanitaria per cure urgenti ed essenziali, negli ambulatori di viale Morgagni e lungarno Santa Rosa e nei Pronto Soccorsi. Per quanti sono regolari invece il servizio è lo stesso degli italiani, con la possibilità di scelta di un medico di medicina generale per il tempo di durata del permesso di soggiorno. Nel caso dei stranieri non in regola vi è da una parte un problema di lingua che non rende agevole in loro la comprensione di quello che hanno. In questo senso la scolarizzazione degli immigrati è decisiva ai fini della prevenzione. Non di rado si incontrano pazienti oncologici in fase avanzata o pazienti con patologie subacute, come calcoli alla colecisti, la cui situazione clinica non è sul momento urgente e per questo porta a rinviare il necessario intervento chirurgico. Il problema più serio riguarda i pazienti cronici (per asma, tumori, diabete, malattie cardiovascolari) che avrebbero necessità' di essere seguiti nel tempo e che invece non riescono ad accedere ai percorsi assistenziali per la barriera linguistica con il rischio di sviluppo di gravi complicanze. Spesso gli stranieri si portano dietro patologie tipiche del paese di provenienza (come (tbc, hiv, schistosomiasi, ecc), che spesso essi non sanno di avere e che in alcuni paesi sono endemiche. Costroro possono essere curarti presso gli Ambulatori di Medicina Tropicale presenti in alcune Aziende ospedaliere della nostra regione dove è presente del personale formato (medici ed infermieri) con vantaggio per tutti. L'infanzia e la maternità sono tutelate ed hanno inquadramenti simili agli italiani.

Un altro aspetto decisivo è l'informazione. Spesso tanti stranieri non sanno nemmeno che esiste l'Stp e si rivolgono direttamente ai Pronto soccorso dove non sempre può esserci personale amministrativo che rilascia il codice anche in presenza di cure garantire. In sintesi: gli stranieri non in regola rischiano di perdersi in una prolungata "prima assistenza" che crea più problemi che soluzioni.

Punti di criticità vengono segnalati da Nicola Armentano, medico e presidente della Commissione Sanità del Comune di Firenze che lamenta l'assenza di una cabina di regia nazionale che puntualizzi per tutti i rapporti tra sanità e migrazioni. Ci si muove invece localmente su questo aspetto, mentre si centralizza a livello nazionale solo la gestione del fenomeno migratorio. Accade allora che associazioni di volontariato e realtà come la Caritas diventano come supplenti nelle risposte che dovrebbe dare lo Stato. Il tema è scomodo anche perché parte della politica si è adagiata, anche rabbiosamente, in una deriva securitaria che sottovaluta gli effetti del vuoto demografico dell'Occidente - e l'Italia non fa eccezione – e anestetizza la domanda che viene dalle migrazioni originate da condizioni oggettive (per effetto della guerra, degli sconvolgimenti climatici, per una povertà insostenibile). Serena Perini, Presidente della Commissione Immigrazione del Comune di Firenze, ha descritto il delicato lavoro di prevenzione che compie con l'associazione Giovanni XXIII i cui volontari si portano sulle strade per aiutare le prostitute a uscire dal giro di sfruttamento e curare eventuali patologie. Michele Brancale