Firenze un po' "Irenopoli", città della pace / FOTO

Il corteo del primo gennaio nel centro storico, da San Lorenzo e Santa Maria dei Ricci

La Marcia della Pace (foto Umberto Visintini/New Press Photo)

La Marcia della Pace (foto Umberto Visintini/New Press Photo)

Firenze, 2 gennaio 2019 - Firenze un po' Irenopoli, città della pace. “La buona politica è al servizio della pace” è titolo e cuore del messaggio che Papa Francesco per il I gennaio 2019, giornata mondiale della Pace, celebrata a Firenze anche con il corteo 'Pace in tutte le terre' che su iniziativa di Sant'Egidio ha percorso il centro storico, da Piazza San Lorenzo (nella basilica si è svolto il pranzo di Natale con oltre mille persone) alla chiesa di Santa Maria dei Ricci, per l'ascolto dell'angelus. “La buona politica è al servizio della pace”: è certo un'indicazione chiara, per certi versi disarmante, per chi ha responsabilità pubbliche ma dimentica, con aggressività e in nome di convenienze di breve periodo, uno sguardo largo sulle città, sulle persone, sulla tenuta di una vita pacifica, dignitosa, in cui centro e periferia sono riconciliate.

Ma di questo sguardo hanno bisogno tutti: è lo sguardo che ha avuto Firenze quando decise che ogni bambino era “Innocente” e cittadino e chiunque fosse non doveva essere abbandonato. Oggi un bambino su sei, nel mondo, è colpito dai conflitti: non può essere lasciato solo. Ma lo sguardo largo e profondo tante volte si è perso e si perde proprio credendo che i conflitti servano a qualcosa. Non è così. Alla marcia del primo gennaio a Firenze hanno partecipato, in un certo senso, anche i 3672 fiorentini, gran parte giovani e giovanissimi, che morirono nella Prima guerra mondiale: non potevano non essere ricordati a cento anni dalla fine di quella guerra sulla cui memoria si può depositare polvere, un po' come sulle lapidi. Complice il sole e una piacevole aria fresca il corteo, con tanti bambini, ha raggiunto piazza della Repubblica, da lì il Mercato nuovo, quindi piazza Signoria, via dei Calzaiuoli e via del Corso, dov'è Santa Maria dei Ricci.

“C’è una tendenza a difendersi, chiudendosi dentro i propri confini, la propria città, dentro la propria casa – commenta Adriana - Questo accade, credo, perché abbiamo paura di chi è diverso da noi, per provenienza, per storia. Abbiamo paura che gli altri possano toglierci qualcosa, che cambino un equilibrio in cui ci troviamo. Guardo con preoccupazione agli avvenimenti che in questo momento stanno accadendo anche nel nostro Paese. Nonostante la mia età, mi ricordo molto bene gli anni della mia infanzia e dell’adolescenza. Non posso dimenticare il tempo del fascismo prima e della guerra dopo. Aver vissuto tutto questo mi fa sentire ancora più responsabile del valore della pace”. Adriana, da anziana, ha scoperto una strada praticabile alternativa alla solitudine: una strada “per essere artigiana di pace e per non rassegnarmi davanti alla realtà. Da oltre tre anni, con alcuni amici, siamo impegnati nell’insegnamento dell’italiano ad alcuni giovani e adulti”, sia italiani sia richiedenti asilo. Tutte le strade che aiutano a sciogliere l'isolamento nella città consentono di guadagnare spazi a una vita pacifica, "al servizio della pace"

Michele Brancale

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