ll ritorno di Matteo Renzi, "Vi racconto la mia strada per risalire"

Tutta la Firenze Dem al Palacongressi per Renzi. In prima fila Bonifazi, Boschi, Lotti

Matteo Renzi presenta il suo libro al palazzo dei congressi (FotoNewPressPhoto)

Matteo Renzi presenta il suo libro al palazzo dei congressi (FotoNewPressPhoto)

Firenze, 15 febbraio 2019 - Se doveva essere un nuovo battesimo fiorentino, il senatore semplice Matteo Renzi ha vinto la sfida a mani basse. La Sala Rossa del Palacongressi è più piena che mai. Stracolma, come nei momenti migliori del renzismo che cavalcava l’Italia. E in attesa che anche gli ultimi corridoi e gli scalini si riempiano di renziani della prima ora che non hanno mai rinnegato il loro leader, sullo schermo scorrono le immagini della fatica cultural-politica di Renzi, il docufilm su Firenze. Luci abbassate nella grande sala, ma i big si riconoscono lo stesso. E quando la sigla degli eventi renziani parte, le mani che battono il ritmo dei Coldplay sono proprio tutte.

Dal compagno di banco in Senato Francesco Bonifazi, agli onorevoli Maria Elena Boschi e Luca Lotti, all’europarlamentare Nicola Danti, al sindaco Dario Nardella che da un lato siede accanto alla moglie di Renzi, la professoressa Agnese Landini e dall’altro ha De Michelis l’editore della Marsilio. Sparsi in sala ci sono tutti i consiglieri comunali, gli assessori di ogni ordine e grado. Ci sono l’avvocato Alberto Bianchi, Erasmo D’Angelis, Leonardo Bassilichi. La segretaria regionale del Pd, l’europarlamentare Simona Bonafè, il segretario cittadino Massimiliano Piccioli. Seduto in prima fila su un gradino il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani. L’età media è alta. Come ormai quasi sempre a questo tipo di convention.

E la festa ricomincia con le immagini del febbraio 2009 quando da questa stessa Sala Rossa, Renzi, ancora pettinato con un improbabile ciuffo, annunciò la sua candidatura a sindaco di Firenze citando Baggio e il rigore di quel Fiorentina-Juventus che il divin codino non volle tirare contro la Viola. «Io - disse Renzi dieci anni fa - non rinuncerò mai a tirare un calcio di rigore». E si candidò a Palazzo Vecchio. L’ingresso di Renzi in sala è accompagnato da un’esplosione di applausi. Ma Matteo non indugia e parte immediatamente col comizio spettacolo sul suo ultimo libro. ‘Un’altra strada’ è la via che Renzi vuole tracciare verso il futuro. Il suo e quello dei suoi. Perché - come scrive e ripete spesso - ora è il momento di guardare avanti. Verso il futuro, appunto.

E l'applauso più caldo e appassionato non arriva sulle battute ironiche contro Salvini e le sue felpe («perché a casa non c’è più nessuno che gli stira le camicie»), non sull’invettiva contro il Parlamento «dovrebbero fare un esame antidoping a chi esce», ma quando invita alla «sovrana indifferenza» contro tutti coloro che «hanno lavorato contro di noi», sì anche contro quel «fuoco amico» dentro il partito. Il resto è un fuoco di fila di battute perché la politica divertita è quella in cui Renzi è davvero il più bravo sulla piazza. Protagonista il populismo di Di Maio, la recessione a cui stanno condannando il Paese. Quel reddito di cittadinanza che condanna all’assistenzialismo e distrugge la voglia di combattere. L’ultimo, pesante attacco è per Marco Travaglio. E ancora una volta la platea scoppia di applausi. La chiusura è affidata a un video «per spiegare perché Salvini vuole conquistare Firenze», una carrellata dei suoi quattro anni da sindaco. L’introduzione per far salire Dario Nardella sul palco. Per l’ennesimo passaggio di testimone.

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