Renaio, l'isola valdese per più di un secolo

Una festa nella località sopra Barga ha ricordato una storica presenza evangelica, guardando al futuro

Culto evangelico nei boschi di Renaio

Culto evangelico nei boschi di Renaio

Barga (Lucca), 17 luglio 2018 - Renaio, piccolo borgo della montagna barghigiana, avamposto agli Appennino e alle “terre lombarde” l’Emilia Romagna. Ma anche isola valdese e protestante. Per 140 anni.

La storia singolare della diaspora valdese di Renaio è stata ricostruita e raccontata sabato scorso grazie ad una interessante iniziativa portata avanti dalla Chiesa Valdese di Lucca ed in particolare con l’impegno di Silvano Mannori. Oggi poco o niente è rimasto dei Valdesi a Renaio, ma il ricordo delle persone, le immagini, le testimonianze quello sì e di storie da raccontare ce ne sono ancora tante.

Quella del 14 luglio scorso è stata una giornata intensa, aperta dal culto evangelico del pastore Stefano Giannatempo, cerimonia che dopo tanti decenni è tornata in paese. Come ai tempi in cui erano vivi alcuni dei protagonisti della storia valdese di Renaio, la famiglia Marchi in particolare e per ultimo uno dei suoi personaggi più significativi, Enrico Marchi, che univa la militanza comunista alla fede protestante; Enrico, al secolo il Mostrico o il Righetto, il titolare dell’appalto e bottega di Renaio ora passato alla nipote Franca che ne ricorda tanto la figura ed i modi, Il culto è stato celebrato dietro la vecchia scuola elementare, ora casa per ferie, in mezzo ai castagni e con scenario le vette delle Apuane e degli Appennini… e con sottofondo i campanacci delle capre nei boschi sottostanti.

Nella ex scuola dedicata a Giuseppe Marchi, partigiano caduto nel dicembre 1944 su questi monti ma anche tra i protagonisti della presenza valdese di Renaio, una mostra fotografica che ha ricostruito questa storia, resa possibile anche grazie alle foto fornite dalle sorelle Vilma e Ornella Guidi e all’aiuto di Veronica Marchi, discendente anche lei della famiglia.

Tra i numerosi presenti alla giornata anche l’onorevole Valdo Spini che di Renaio ricorda ancora gli anni in cui il padre Giorgio lo portava qui in villeggiatura. Spini ha ripercorso quegli anni, ricollegandosi in particolare all’impegno valdese anche al servizio della comunità; bene impersonato dalle battaglie condotte negli anni da Enrico Marchi; significativa la battaglia per l’ottenimento ad esempio della luce arrivata solo dopo una grande manifestazione che avvenne nel 1972.

Ha ricordato poi la storia di quelle che il padre definì ‘Le Valli Valdesi della Toscana’, come le ben più grandi valli piemontesi. Renaio, Tiglio e Piastroso (oggi nel comune di Coreglia ma allora parte di Barga) furono centri più importanti dove vivevano molte famiglie valdesi. La presenza documentata lungo queste valli risale al 1879. Tutta la montagna alle spalle di Barga contava decine e decine di famiglie appartenenti alla Chiesa Evangelica Valdese. Nei primi anni del ‘900 i suoi esponenti appartenevano ad un ristretto nucleo medio-borghese, fatto di piccoli commercianti ed intellettuali. Il massimo splendore della comunità valdese risale al periodo fra le due guerre mondiali, dove si arrivò a contare qualche centinaio di praticanti. Non fu mai aperta però una vera e propria chiesa dove i fedeli potessero andare a seguire il culto, e mai fu affidato alla comunità di Barga un pastore.

Con lo spopolamento della montagna della metà del secolo scorso la locale comunità valdese si assottigliò sempre più. Fu prima l’intera famiglia Marchi, per ultimo Enrico a mantenere viva e costante la presenza valdese nel paese; negli ultimi anni anche solo con la lettura del vangelo nella stanza centrale della sua bottega. Con la morte di Enrico e poi con gli ultimi funerali valdesi di Renaio, che furono quelli delle sorelle Bruna e Giulia, si è persa poi definitivamente la presenza costante.

Di Renaio, dei valdesi, della famiglia Marchi, si è parlato a lungo nel pomeriggio che è seguito, anche con Veronica Marchi e Vilma Guidi che hanno raccontato la storia della loro famiglia, l’impegno per la chiesa valdese, ma in generale per la vita e la crescita di Renaio. Davvero interessanti poi, le testimonianze ascoltate direttamente dalla voce dei protagonisti di quegli anni; con la proiezione del video di un servizio che la trasmissione Protestantesimo dedicò su Raidue alla comunità valdese di Renaio il 10 febbraio del 1991; è stata anche ascoltata una registrazione di un servizio televisivo risalente agli anni ’70. Il tutto ha permesso quasi di far rivivere in quei luoghi che le hanno viste protagoniste, quelle voci venute dal passato; e con loro di ricostruire meglio la storia, la convinzione e la scelta della fede valdese, ma anche le difficoltà di essere valdesi nei decenni scorsi, spesso causa anche di perdita di lavoro o di difficoltà a trovarlo e di pregiudizi ed anche di frizioni con la chiesa cattolica. Altri tempi.

Di Renaio, di Enrico e di tutti gli altri valdesi, si è parlato anche con lo scrittore Glauco Ballantini; con lui e la sua famiglia presenti a Renaio per le lunghe vacanze estive dagli anni ’60 fino al 1980. Glauco ha scritto anni fa il racconto “Undici Chilometri”, pubblicato a puntate sul Giornale di Barga, che ricorda quegli anni e ricorda i personaggi di Renaio, le persone conosciute da bambino e poi adolescente che hanno segnato la sua vita tanto da fargli scrivere più volte di essere “nato a Renaio”, pur legato alle terre di mare, livornese nel profondo delle sue radici e nel suo essere.

Per Ballantini a Renaio è come essere approdato in un'isola… una realtà completamente staccata in quegli anni dai progressi della civiltà che si poteva trovare solo a undici chilometri da lì, a Barga. Una isola nelle montagne; un luogo di altri tempi senza la luce e senza comodità, ma vero ed intenso, genuino ed unico; dalle genti in grado di segnarti con la loro intelligenza e con il loro acume e di entrarti nel cuore. “Cosa sono i valdesi, che cosa so di loro? Per me i valdesi sono i Marchi di Renaio – ha anche detto – sono Enrico, Giovanni, Giulia, Bruna, Eva.”

Nel ricordo di questa e di altre isole Glauco ha scritto e presentato anche a Renaio il suo recente libro dal titolo Alboràn: 110 racconti di 110 parole ciascuno. Alboràn è un racconto ma anche una piccola isola del mediterraneo dove si trova una comunità, un eliporto, un faro ed un cimitero: “E’ un posto essenziale, un po’ come Renaio, dove nel piccolo ci sono gli elementi di comunità: chiesa, scuola, locanda. Specie negli anni 70”. Nel libro 12 racconti sono dedicati proprio ai personaggi già descritti di Renaio: elaborazioni ed approfondimenti di quanto trattato nel racconto lungo “Undici chilometri.”