«Aiuto, nostro figlio beve birra»: genitori islamici chiamano la polizia

Gli agenti hanno cercato di ricomporre il dissidio in famiglia, ma hanno spiegato che il giovane non stava compiendo reati. Mamma e papà volevano impedire al figlio di assumere alcol secondo quanto dice il Corano

E' intervenuta la polizia

E' intervenuta la polizia

Massa, 5 maggio 2019 - «Venite presto, stiamo litigando con nostro figlio. Beve. Aiutateci». Quando la chiamata arriva in Questura, viene subito girata agli agenti della Volante che stanno pattugliando la zona. Gli agenti arrivano all’appartamento alla periferia di Massa e bussano alla porta.

A chiamare è stato il padre del giovane e i poliziotti si stanno mentalmente preparando ad affrontare una della tante situazioni che devono fronteggiare quasi quotidianamente: il diverbio tra un figlio ubriaco e forse tossicodipendente e i genitori che cercano di frenarlo, di aiutarlo. Immaginatevi la sorpresa quando scoprono che il ragazzo ha solo bevuto una birra, non vuole guidare auto o moto ed è sobrio.

Ma i genitori sono islamici e secondo il corano (il libro sacro di Maometto) un buon credente non deve bere alcolici. Inutile porsi il problema se il ragazzo è minorenne o maggiorenne. Ha quasi 18 anni ma nei paesi islamici le regole relative alla famiglia sono parte integrante del diritto religioso (shari‘a).

Ma è importante sottolineare che in questo caso i genitori hanno affrontato il figlio (a quanto sembra più vicino alla cultura occidentale che islamica) senza usare la violenza. Hanno chiamato la Polizia di Stato, non c’è stata violenza, come purtroppo raccontano tanti casi di cronaca nera soprattutto ai danni di ragazze islamiche che vogliono vivere come le loro coetanee italiane.

E così gli agenti hanno tentato, come dire, di “smussare gli angoli”. Hanno cercato di far capire al giovane che deve rispetto ai suoi genitori, qualunque cosa gli dicano. Ma allo stesso tempo hanno ricordato ai genitori che la legge italiana non è il diritto religioso vigente nei paesi arabi. E anche i figli hanno dei diritti e vanno tutelati.

Intendiamoci. Il musulmano si considera sottoposto alle disposizioni della propria legge religiosa (shari’a) ovunque si trovi. Poi ci sono diverse varianti a seconda del paese dal quale viene. Impossibilitati ad entrare in un vero e proprio “ginepraio”, gli agenti della Polizia di Stato hanno fatto largo uso delle loro nozioni di psicologia da applicare sul campo.

Dopo aver rasserenato gli animi, hanno chiarito che non ci sono gli estremi per denunce di alcun tipo. Ma hanno ricordato al ragazzo non solo i danni fisici e psichici che possono derivare dall’uso e dall’abuso degli alcolici ma anche l’importanza di avere un rapporto sereno con i genitori, in grado di guidarlo con la loro esperienza.

Ai genitori, invece, hanno ricordato che il ragazzo vive in Italia, dove anche i giovani hanno dei diritti. E che il figlio non ha commesso alcun reato bevendo una birra. Diverso, ovviamente, sarebbe stato in caso di abuso. Alla fine gli agenti, sperando di esser stati compresi, sono tornati in Questura.