LAURA NATOLI
Cronaca

Don Francesco si confessa, ma con il giudice. "Mi pento di ciò che ho fatto, sono malato"

Prato, il parroco arrestato risponde al gip per oltre due ore. I legali: "Prigioniero della dipendenza dalle droghe, aveva bisogno di soldi"

Don Francesco Spagnesi arriva in tribunale a Prato (foto Attalmi)

Don Francesco Spagnesi arriva in tribunale a Prato (foto Attalmi)

Prato, 21 settembre 2021 - "Soffrivo di uno sdoppiamento della personalità, la tossicodipendenza era talmente forte che avevo bisogno di soldi in continuazione". Ha reso una piena confessione don Francesco Spagnesi, l’ex parroco della Castellina a Prato, arrestato una settimana fa con le accuse di spaccio e traffico internazionale di droga (oltre che di appropriazione indebita) che poi cedeva ai partecipanti degli incontri a sfondo sessuale organizzati insieme al suo compagno, Alessio Regina (ai domiciliari con le stesse accuse dal 27 agosto).

"Prostrato" e "pentito", il sacerdote ieri pomeriggio ha risposto per circa due ore e mezzo all’interrogatorio di garanzia, assistito dai suoi legali, Costanza Malerba e Federico Febbo, di fronte al gip Francesca Scarlatti e al pm che segue le indagini, Lorenzo Gestri.

Ha fatto nomi e cognomi dei parrocchiani a cui ha preso soldi, ha indicato quanto denaro ha prelevato dal conto della chiesa, ha circostanziato gli episodi in cui ha ceduto la droga ai partecipanti dei festini (venti persone in tutto). Ha spiegato che negli ultimi anni, a partire dal 2019, è stato risucchiato nel turbine della droga perdendo ogni freno.

"C’era una forza interiore a cui negli ultimi due anni del rapporto con Regina non riusciva a resistere: è stato sommerso da questa grave dipendenza", ha spiegato l’avvocato Malerba alla fine dell’interrogatorio. "Con estrema lucidità ha ricostruito quanti soldi ha prelevato dal conto corrente della parrocchia fino ad aprile quando poi gli è stata tolta la firma dalla Diocesi e quanti ne ha chiesti e ottenuti dai suoi parrocchiani in questi mesi", ha precisato l’avvocato Febbo.

I fedeli ingannati

Sono trenta i fedeli della Castellina – così ha detto don Spagnesi al giudice facendo nomi e cognomi – che gli hanno consegnato i soldi da quando lui stesso non aveva più la disponibilità del conto parrocchiale.

Le cifre si aggirano da un minimo di 500 euro a un massimo di mille per un totale di circa diecimila euro che il parroco ha messo insieme tra i fedeli sostenendo di dover aiutare una famiglia in difficoltà in cui viveva una persona malata. Il denaro era invece usato per acquistare la cocaina da tre spacciatori a Prato e per far arrivare dall’Olanda la «Gbl», la «droga dello stupro» da usare durante i festini a luci rosse. I fedeli sono caduti nell’inganno e hanno consegnato il denaro al sacerdote, chi in una busta, chi sulla sua Poste pay ricaricabile.

La voragine nei conti

E poi c’è la voragine nei conti della parrocchia. In almeno due anni di tossicodipendenza don Spagnesi ha prelevato dal conto della chiesa dell’Annunciazione alla Castellina circa 150.000 euro. Soldi di cui il contabile della Diocesi chiedeva una giustificazione già a partire dall’aprile del 2020. "Spiegavo che li avevo usati come aiuti ai poveri", ha aggiunto don Spagnesi senza battere ciglio di fronte al giudice. Il fiume di droga serviva poi per organizzare le feste a casa di Regina. I frequentatori abituali degli incontri omosessuali (il prete ha confermato che si trattava di adulti consenzienti) sono stati una ventina a cui veniva ceduta la droga senza pagare nulla. Solo in qualche occasione veniva chiesto un "contributo". I festini venivano organizzati ogni 15-20 giorni. La ricostruzione su quanti incontri abbiano avuto Spagnesi e Regina con altre persone serve ai giudici per ricostruire quante cessioni di droga (anche a titolo gratuito) i due indagati abbiano fatto nel corso degli anni. Il tutto sarebbe avvenuto all’insaputa della Diocesi.

Solo nell’aprile scorso la curia ha deciso di muoversi togliendo il potere di firma del conto corrente della parrocchia a don Spagnesi. Lo stesso parroco confessò al vescovo Giovanni Nerbini di essere tossicodipendente e venne indirizzato a seguire un percorso con uno psicoterapeuta. Percorso che però non ha dato i frutti sperati. Il sacerdote è stato rimosso dalla guida della parrocchia solo a fine agosto quando oramai era stato sorpreso in auto dalla polizia dopo aver ritirato insieme a Regina un litro di «Gbl» arrivato dall’Olanda.