Il Sudafrica e l'uso di criptomonete per ridurre l'inflazione

Il Sudafrica e l'uso di criptomonete per ridurre l'inflazione

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Mision Verdad
 

Il termine maggiormente di tendenza nelle ricerche di Google in Sudafrica è ‘Bitcoin’, alcuni attori importanti si stanno schierando per offrire servizi di criptovaluta in tutto il paese. 

 

Negli ultimi anni, un numero crescente di africani ha utilizzato criptovalute a causa di problemi di inflazione e corruzione nel continente. Va notato che molte popolazioni sono sottobancarizzate, cioè hanno un accesso limitato ai servizi finanziari e le valute digitali aiutano a colmare il divario. Si dice che potrebbero diventare la seconda più grande economia del continente. 

 

Aumenta l’implementazione e la concorrenza tra le criptomonete emergenti

 

La crescente popolarità delle criptovalute ha contribuito all'apertura di almeno 15 nuove sedi di trading in Sudafrica durante lo scorso anno. E anche i mercati peer-to-peer hanno fatto registrare un incremento dei volumi di scambio, poiché i prezzi del Bitcoin hanno raggiunto livelli record alla fine dell'anno scorso.

 

Luno, una piattaforma per lo scambio di criptomonete, ha iniziato ad operare nel 2013 e conta su 1,5 milioni di utenti in 40 paesi, tra cui l'Indonesia, la Malesia, la Nigeria, il Regno Unito e il Sudafrica stesso. Su questa piattaforma i sudafricani possono acquistare Bitcoin ed Ethereum attraverso un processo governato dalla Financial Intelligence Center Act (FICA, secondo l’acronimo in inglese).

 

Tuttavia, nel prossimo futuro si troverà ad affrontare una concorrenza maggiore. Il direttore generale di Sygnia, Magda Wierzycka, ha affermato che la società di asset management lancerà una piattaforma per lo scambio di criptovaluta chiamata SygniaCoin nel terzo trimestre del 2018, che darà sudafricani la possibilità di acquistare criptomonete utilizzando rand, la moneta del Sudafrica.

 

Un’altra piattaforma di scambio di criptovalute focalizzata sull’Africa, Coindirect, sta cercando di abbinare domanda e offerta, i suoi gestori ritengono che gli africani possono trarre il massimo vantaggio dal potenziale delle criptomonete. Si dice che queste possano affrontare la volatilità sistemica, l'insicurezza e la mancanza di una governance che domina le monete fiduciarie africane.

 

La piattaforma fornisce servizi di valuta digitale che consentono agli utenti di acquistare, convertire, archiviare, inviare o vendere più di 40 criptovalute. Per questo combina un mercato peer-to-peer, portafogli e di scambio per consentire ai clienti di accedere alle criptomonete nella propria valuta locale.

 

Sudafrica, lo Stato che stabilisce un’architettura cripto

 

La Reserve Bank of South Africa (SARB) ha lanciato un programma che metterà alla prova il Blockchain Quorum di JP Morgan in compensazione e regolamento interbancario.

 

Una delle riviste finanziarie sudafricane ha recentemente riferito sulla disposizione della SARB di emettere una versione digitale della sua moneta fiduciaria. Si prevede che la nuova valuta denominata "valuta digitale nazionale" sarà basata sulla tecnologia Blockchain.

 

Per quanto riguarda il sistema fiscale del paese, il South African Revenue Service (SARS) ha pubblicato le linee guida relative a come gestirà le criptovalute. Le ha definite “attività immateriali” in contrapposizione alla “moneta”, ai fini dell'imposta sul reddito o dell'imposta sulle plusvalenze.

 

Ciò significa che tutte le entrate relative alle criptovalute nel paese devono essere dichiarate e la responsabilità ricade sul contribuente, dal momento che l'inadempienza probabilmente comporterà multe e interessi associati. Secondo il servizio delle entrate, le tasse sono applicabili sia alle operazioni di mining che alle operazioni di scambio di criptomonete; anche per l'acquisto di beni e servizi tramite denaro digitale.

 

Un processo che è regionalizzato e globalizzato allo stesso tempo

 

Se il Sudafrica avanza con la sua valuta digitale pianificata, si aggiungerà alla Tunisia e all'Unione Economica e Monetaria dell'Africa Occidentale. La Tunisia ha già installato l'e-dinar, attualmente in fase di migrazione verso Blockchain. Si prevede che le nazioni della suddetta istituzione regionale abbiano una versione digitale del franco dell'Africa Occidentale l'anno prossimo, creata dalla Banca Centrale del Senegal.

 

Inoltre, l'uso di Bitcoin in altre nazioni africane ha raggiunto il massimo storico. Secondo i rapporti, il volume di scambi settimanali di Bitcoin in Nigeria è vicino a 1,3 milioni di dollari in un campione di 45 giorni.

 

Anche se diverse istituzioni hanno avvertito il pubblico che la moneta digitale è una "bolla finanziaria", le agevolazioni che fornisce agli utenti nel poter trasferire denaro senza intermediari, proteggendo i risparmi dal caos politico che porta alla svalutazione della valuta locale, la sua popolarità è salita alle stelle.

 

Sebbene l'acquisto di beni e il pagamento di servizi con criptovalute sia ancora limitato in Africa, gli imprenditori hanno avviato società destinate a servire mercati più grandi. BitPesa Ltd., una startup con sede in Kenya, offre trasferimenti internazionali di denaro e di altri servizi in Bitcoin in Nigeria, Tanzania, Uganda e appunto Kenya. Unocoin fa lo stesso in India, così come Coins.PH nelle Filippine.

 

L'ambiente favorevole creato da governi e istituzioni finanziarie del continente potrà presto convertire le nazioni africane nelle principali utilizzatrici di tecnologia e criptovaluta Blockchain.

 

Impatti sull'inflazione

 

Nel 2016, uno studio su 10 nazioni africane con tassi di inflazione inusuali ha indicato che il Sud Sudan aveva un enorme tasso di inflazione del 295%. L'Egitto ha avuto il tasso più basso con il 12,30%. L'alta inflazione e le deboli valute africane consentono al Bitcoin e ad altre criptovalute di offrire ai consumatori africani una riserva di valore stabile e una copertura contro l'inflazione.

 

Gli analisti affermano che l'offerta di Bitcoin e Litecoins è strettamente limitata come i metalli preziosi, cosicché molti sudafricani li considerano come opzione per proteggersi dalle conseguenze di una possibile crisi economica a causa dell’eventuale esplosione di alcune bolle.

 

In Zimbabwe, dove l'inflazione svalutò completamente la valuta locale e rese quasi impossibile l'uso di denaro contante, le banche locali utilizzavano criptomonete per colmare i buchi di valuta estera e di liquidità, ma lo scorso maggio la Reserve Bank le proibì, decisione poi revocata dopo che le piattaforme di scambio del paese impugnarono la decisione.

 

La criptovaluta non è solo una soluzione alla difficile situazione dei cosiddetti “non bancabili”. Più che altro, è un metodo per consentire a coloro che dispongono degli investimenti necessari di controllare i propri soldi. Molti cittadini si sono impegnati a investire in criptomonete per combattere l'inflazione economica e mantenere i propri risparmi, per esempio, la valuta ufficiale della Nigeria, la naira ha perso il 90% del suo valore complessivo, rispetto all'euro e al dollaro, mentre il Bitcoin tre mesi fa è riuscito ad aumentare il suo valore del 1000%.

 

Posizionandosi come alternativa al denaro fiduciario, mantenendo la sua indipendenza dagli organi economici di ciascun paese, ogni criptovaluta costituisce sia un rischio che un'opportunità. Ciò dipenderà dall'uso che viene fatto. Anche se la capacità di investimento è inferiore, le criptomonete possono essere un'alternativa economica per le persone affinché non perdano i propri risparmi e offrire una sicurezza economica che non troveranno nella propria moneta nazionale e nel sistema bancario.

 

Il dollaro statunitense, danneggiato 

 

Nel corso del 2017 i membri del Comitato Finanziario dei BRICS, un blocco a cui appartiene il Sudafrica, hanno condotto discussioni su una criptovaluta interna che potrebbe essere utilizzata come meccanismo di pagamento e regolamento all'interno del blocco delle cinque nazioni. Questo meccanismo potrebbe sostituire valute come il dollaro USA negli accordi commerciali tra paesi membri, il che aiuterebbe fattori come la Russia ad alleviare le sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti e dai suoi "partner".

 

Uno dei problemi principali del passo decisivo è stata la mancanza di supporto da parte di una banca centrale, tuttavia, se i BRICS avessero progettato la propria moneta digitale di cui avrebbero il controllo totale, questo non sarebbe un problema. Naturalmente, a differenza del Bitcoin, che molte persone usano a causa dell'anonimato che offre, una valuta di commercio virtuale supportata dal governo non richiederebbe la stessa funzionalità.

 

Sembra possibile creare un modello ibrido basato sul sistema di valuta straniera speciale. Il blocco ha da tempo considerato la separazione dal dollaro degli Stati Uniti e attualmente lo yuan cinese è considerato la valuta "locale" utilizzata per gli insediamenti interni.

 

Da parte sua, il venezuelano Petro, come altre criptovalute, potrebbe consentire transazioni dirette ed eludere i canali finanziari controllati dagli Stati Uniti, dalle sue banche e dalla sua valuta.

 

Il Venezuela ha intrapreso la sfida di reindirizzare la rendita petrolifera al mining di criptovalute e gradualmente ci saranno transazioni con il Petro, che sarà un'unità di contabilità obbligatoria in riferimento alle operazioni della compagnia petrolifera statale PDVSA; in questo modo si libererà del petrodollaro come riferimento.

 

Il suo utilizzo sarà come mezzo di pagamento per il petrolio venezuelano attraverso lo scambio diretto di criptovaluta per lo sdoganamento di petrolio reale e come mezzo di pagamento legale nel territorio del Venezuela, che consente pagamenti di imposte, tariffe e liquidazione ufficiale da parte di privati ??e aziende.

 

Indipendentemente dal percorso che intraprendono, molti paesi, dentro e fuori dai Paesi BRICS, sembrano determinati ad allontanarsi dalle valute egemoniche. Usando una valuta commerciale locale o la propria criptovaluta, il risultato sarà dannoso per il dollaro statunitense.

 

(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

 

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