L'aggressione internazionale al Venezuela si sposta alle frontiere

L'aggressione internazionale al Venezuela si sposta alle frontiere

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di Fabrizio Verde

L’aggressione internazionale contro il Venezuela si sposta alle frontiere. Falsi postivi ai confini con Colombia e Brasile, due paesi in prima linea nell’attacco alla Rivoluzione Boliviariana in ossequio ai voleri del guerrafondaio che siede alla Casa Bianca, Donald Trump, deciso a portare avanti una crociata contro il socialismo in America Latina. Ad appropriarsi delle immense risorse naturali di cui dispone il Venezuela. A riportare l’intera area sotto il tallone di ferro del neoliberismo dove i popoli sono costretti a sopravvivere senza diritti nella più nera povertà. 

 

La frontiera marittima con Curacao è tranquilla. Almeno al momento. Visto che il governo dell’isola caraibica ha informato che «nessun invio di aiuti umanitari verso il Venezuela sarà effettuato in maniera forzata». L’eventuale spedizione avverrà solo quando le «autorità del Venezuela saranno d’accordo. Fino ad allora, gli aiuti resteranno in magazzino». 

 

Secondo i piani dei golpisti quello marittimo sarebbe stato il terzo fronte da aprire ai confini del Venezuela, oltre quelli di Colombia e Brasile dove si sono verificati i due falsi positivi. 

 

In questo video girato al confine con la Colombia è possibile osservare come le autorità colombiane in combutta con i deputati estremisti della destra venezuelana, José Manuel Olivares e Vilcar Fernández, abbiano agito in maniera da creare la provocazione. 

 

Dalla Bolivia, intanto, è tornato a far sentire la sua voce il presidente Evo Morales che invita ad assumere una posizione netta di rifiuto di fronte alle minacce di intervento militare degli Stati Uniti contro il Venezuela, in difesa della pace.

 

«L'aggressione che il Venezuela sta attraversando trascende le differenze politiche e ci costringe a prendere posizione: con il multilateralismo o l'unilateralismo; il diritto internazionale o la barbarie; la pace o la guerra», ha scritto il leader boliviano su Twitter.

 

La riflessione di Evo Morales è calzante e chiama in causa non solo i popoli e le classi dirigenti dell’America Latina, ma il mondo intero. In Venezuela si combatte una battaglia per la libertà. Per affermare che esiste la possibilità di sviluppare una politica sganciata dai dettami del neoliberismo imperante a livello planetario. 

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