Mattarella: l’ultimo atto della sinistra che fu

Mattarella: l’ultimo atto della sinistra che fu

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Di Michele Merlo
 

La scelta del PdR di impedire la formazione di un governo a quelle forze uscite vittoriose dalle elezioni, ha segnato la fine totale della sinistra di questo Paese.
Sotto lo spauracchio della Lega di Salvini dagli antagonisti fino al Pd tutti si sono levati in una sola voce a difesa del PdR, riformulando tutti i simboli della sinistra in chiave liberista, arrivando a giustificare l’ingiustificabile, coprendosi gli occhi di un’insopportabile patina di menzogna, mostrando disprezzo para intellettuale verso il popolo che a gran voce sostengono ancora di rappresentare.
Il popolo italiano che ha difeso la Costituzione al referendum, che ha scelto di cambiare, improvvisamente non piace più.
Nulla è più insopportabile della denigrazione dei poveri, degli ignoranti, di coloro che per mille ragioni nella vita non hanno potuto studiare diritto costituzionale, ma che da miglia di distanza hanno capito meglio degli avvocati, dei professori, dei semplici studenti di giurisprudenza, ciò che sta avvenendo in queste ore nel Paese.
 
Più che “sinistra 2.0” come amano definirsi, sono simili a quei liberali dei primi parlamenti post unitari, che si scandalizzavano all’arrivo dei socialisti, magari contadini e operai, che puzzavano e nulla sapevano del Re e della politica di quel parlamento fantoccio, che gioivano della repressione dei contadini del Sud o applaudivano all’esercito che sparava cannonate sui manifestanti a Milano.
 
Quello di Mattarella è un colpo di Stato bianco, non dissimile a ciò che è stato prima in Grecia, poi in Portogallo, poi in Brasile e in ogni altro angolo della terra dove la formazione o l’esercizio di un governo che enuncia la difesa degli interessi nazionali di fronte ad altrettanti interessi nazionali, ben più forti, viene stroncata sul nascere, con varie forme di destabilizzazione per annichilire le spinte di cambiamento in un determinato paese.
Eppure questi imbecilli che si credono intelligenti postano hashtag con il volto del Presidente, leggono articoli di “La repubblica” e ripetono a pappagallo, rammentano qualche nozione di diritto studiato all’università e si catapultano a dare giudizi, senza nemmeno capire cosa stanno dicendo o peggio senza percepire la gravità della situazione nel Paese.
 
Poco importa che al lettore piaccia il M5S o la Lega o, viceversa li avverta come un pericolo per la prosperità del Paese. Ciò che conta sono anzitutto le regole, poiché se la democrazia altera le proprie regole per impedire a una forza politica di governare, nonostante abbia vinto le elezioni, allora nulla è più simile ad una dittatura.
Eppure ai compagni nostrani, queste parole suonano sconosciute. Abituati a studiare il nazismo e il fascismo come fenomeni meramente storici, hanno perso la capacità di traslare l’essenza di quei regimi, adattandoli alle condizioni odierne.
Non fa paura la dittatura della finanza, delle organizzazioni transnazionali, ma addirittura si auspica un loro intervento per porre fine al governo della plebe, degli ignoranti che non hanno conseguito i master ad Haward o non hanno studiato alla Bocconi.
 
Loro, i compagni cresciuti garantiti, dietro a posti di lavoro pubblici o per stato familiare, liberi professionisti che vivono sui bandi pubblici e gli amici amministratori locali, non sopportano il semplice cittadino che parla di politica, che protesta perché il suo voto è stato stravolto, non comprendono la delusione degli esodati, dei precari, ma pretendono di rappresentarli.
Sono pronti ad abbattere il nemico partitico con ogni mezzo, anche quello più infimo, ad accettare qualsiasi azione che impedisca a un 5 stelle di andare al governo, per pregiudizio prima ancora che per convinzione.
Sputano veleno su fb dai propri profili, tuonando contro chi osi dire la sua contro una scelta sbagliata del PdR, ma così facendo danno linfa ai mercati, parlano a sproposito di Pertini e magari canteranno bella ciao il 2 giugno di fronte alla plebe che chiede giustizia per un governo mai nato.
 
Si è vero, Salvini avrà certamente giocato sporco, ma il punto è un altro. Come può il PdR impedire la formazione di un governo, precipitando il Paese nell’ingovernabilità?
Sembra non interessare ai compagni, tronfi di un successo immeritato, sconfitti alle urne e isolati dalla plebe che pretendono di rappresentare, ma allo stesso tempo insultano e denigrano.
Ignorano lo spread che sale a più di 300 punti e se la ridono sereni, ignari della tempesta scatenata si posizionano nelle loro spiagge culturali, mentre arriva l’onda anomala.
 
L’esempio più lampante è quel Toni Negri, in passato antagonista e oggi sostenitore dei poteri forti, purché il fascismo non prenda piede in Italia.
Non parla “l’intellettuale tra gli intellettuali” del fascismo di Minniti che in un sol colpo ha risolto il flusso migratorio lasciando i migranti in mano alle milizie islamiste libiche, razziste e violente da fare orrore al peggiore dei militanti leghisti.
Non parla nemmeno del fascismo di Renzi e prima ancora di Monti e di Letta che hanno cancellato i diritti dei lavoratori, dei pensionati, dei piccoli risparmiatori e di molte altre categorie.
La sinistra di oggi è quella dei diritti civili, che tanto piacciono ai mercati, basta che non si parli di diritti economici, di redistribuzione della ricchezza, di giustizia sociale e meno privilegi.
Così l’essenza della sinistra, l’antimperialismo e la lotta di classe è stata addomesticata con vacui concetti, la difesa della donna in quanto tale, del migrante in quanto tale, dell’omosessuale in quanto tale e via discorrendo, svuotando ogni processo di analisi in favore del mercato, che su queste categorie prolifera con tanti bei prodotti e servizi.
 
La sinistra italiana è cosi diventata la destra più liberista che dai salotti bene e dal web sputa sentenze, ignora ingiustizie e disprezza il popolo.
Questa sinistra è morta di nuovo appoggiando Mattarella, preferendo l’idea romantica del reddito universale a quella molto più concreta del reddito di cittadinanza, perdonando l’ingovernabilità del Paese pur di evitare che qualcuno che non gli piace governi al posto suo, accettando l’idea che i mercati possano decidere al posto del popolo, basta che non governino quelli lì.
 
Di questa sinistra non abbiamo che farcene ed è il momento di disfarsene.
Chi ancora oggi si definisce figlio del marxismo, non può che guardare al faro dei diritti economici, alla lotta contro i poteri sovranazionali che opprimono i popoli dall’Africa all’Europa, perché ciò che successe negli anni settanta e ottanta nei paesi decolonizzati, la morsa di FMI e BM accade oggi in Europa e in Italia.
Che fine hanno fatto i compagni che gridavano al golpe bianco il giorno dopo il referendum greco e le dimissioni di Varoufakis? Sono gli stessi che hanno appoggiato la formazione di uno stato etnico curdo consapevoli di aprire le porte della Siria agli USA, gli stessi che Maduro ha fallito, Lula è corrotto e via cantando. Sono funzionali al sistema, ne sono diventati l’essenza, sono gli obamiani della prima ora che non hanno alcun interesse verso il popolo, ma solo verso la loro annacquata ideologia tardo blairiana.
 
Bisogna guardare ai diritti economici e sostenerli, sotto qualsiasi bandiera essi si presentino, fossero 5 stelle o qualsiasi altra forza.
Non è più tempo di guardare ai simboli, perché il capitalismo li ha sussunti e piegati agli interessi di Mercato.
E’ tempo di andare oltre e stare con la plebe, con il popolo ignorante che non sa, ma sente, che non conosce, ma riconosce, che non accetta, ma rigetta.
 
 

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